Riuscirono ad uscire dal The Blue Lion. La confusione all'interno del locale era ancora molta ma gran parte degli Scongiuratori e Avveratori rimasti iniziarono a combattere tra loro. Infatti, mentre gli Avveratori cercavano di spezzare più destini possibili tra gli umani intrappolati nel locale, gli Scongiuratori difendevano le persone comuni, permettendo loro di scappare. Ciò, era valso ad Ethel, Ben e Gabriel la possibilità di scappare quasi indisturbati, mentre l'ingresso era stato liberato. Gli altri, aveva detto Ben, erano già fuori, a diversi isolati di lì.
Corsero lontano dal The Blue Lion, in silenzio. L'unico rumore che facevano erano i loro respiri affannosi e i passi veloci che battevano sull'asfalto. Ethel aveva il cuore in gola. Ben le aveva detto l'ultima cosa che avrebbe mai voluto sentire in tutta la sua vita. Sua madre era stata colpita. E, Ben non glie lo aveva detto, ma la sua espressione aveva suggerito alla ragazza che la donna era ferita gravemente. Praticamente, stava morendo.
Ethel non aveva mai pensato che la morte della madre sarebbe giunta presto. Anzi, non aveva mai pensato a Gaila come un essere mortale. Per la Rivelatrice, era inimmaginabile una vita senza di lei. Soprattutto prima di conoscere la sua vera natura e il mondo dei detentori dei destini, non avrebbe mai immaginato di riuscire a sopravvivere alle sue crisi senza sua madre. Se lei non ci fosse stata, non sarebbe sopravvissuta a lungo. Certo, le aveva nascosto ciò che era in realtà, ma come più volte Ben le aveva detto, il segreto l'aveva protetta dalla morte.
Ora, Ethel e i due fratelli correvano lungo la strada buia. C'erano diversi passanti, ma non ci fecero alcun caso. La loro priorità era raggiungere Gaila mentre Ethel pregò con tutta l'anima che sua madre fosse viva. Ti prego, Dio, ti prego. Fa che respiri ancora.
Raggiunsero un viale buio e stretto. Ethel non lo sapeva, ma era lì che Ben e Leroy, dopo la prima sera trascorsa al The Blue Lion, avevano nascosto l'Avveratore ucciso sotto i suoi occhi.
Si trovavano tutti lì. Rex, in piedi e leggermente in disparte, guardava Gaila, sdraiata, con il petto sporco di sangue e il capo poggiato sulle ginocchia di Tatiana. Leroy era seduto accanto, con un braccio poggiato sul ginocchio e una mano a coprirgli la fronte. Al fianco della madre, Kimball, con abiti, mano destra e volto sporchi di sangue sussurrava alla donna qualcosa, tra le lacrime.
Ethel non riuscì più a respirare. Era sicura che stesse per vomitare. Si portò una mano allo stomaco, l'altra davanti alla bocca, mentre l'aprì sconvolta. Sapeva che la situazione era grave, ma non aveva mai immaginato sua madre sporca del suo stesso sangue, la pelle pallida e le palpebre pesanti. Stava morendo. Ethel ne era sicura. E non voleva, non poteva accettare una cosa simile. Quella sera avrebbe accettato la sua morte, ma non quella di sua madre, accorsa lì solo per proteggere i suoi figli che le avevano chiesto aiuto.
«Mamma...» sussurrò Ethel. La voce non era neanche più la sua. Era incrinata, soffocata, come se non trovasse più la forza per uscire. In un attimo, corse al suo fianco. Suo fratello Kimball, dinanzi a lei, la guardò. Ethel s'irrigidì di fronte al suo volto ricoperto di sangue. In un primo momento, temette che anche lui fosse ferito. Poi capì che il sangue non era il suo.
Ethel prese sua madre per mano: «Mi dispiace così tanto. » riuscì a dire, la voce che si incrinava sempre di più. Dai suoi occhi cominciarono a sgorgare delle lacrime.
«È colpa mia.» singhiozzò Kimball, carezzando l'altra mano di Gaila: «Non avrei dovuto chiamarti.»
«Shh.» sospirò la loro madre, le palpebre quasi del tutto chiuse. Respirava a fatica: «La mia vita non potrebbe finire in modo migliore.» deglutì mentre il viso si torse dal dolore, come se anche quel piccolo movimento potesse essere a quel punto fatale: «Ho sempre voluto una vita lunga per voi. E sono contenta che mentre la mia finisca, la vostra continui.»
Ethel singhiozzò: «Avrei dovuto darti ascolto.» disse. Non poteva credere che stava facendo quel discorso con sua madre. Si stavano davvero dicendo le loro ultime parole: «Se non avessi insistito per entrare in questo mondo...»
«No, Ethel.» ribatté sua madre con voce tanto flebile che un soffio di vento avrebbe potuto spezzarla: «Hai trovato persone che possono davvero aiutarti, come io riuscivo fare a malapena.» sorrise e la cosa fece singhiozzare Ethel ancora di più. Sarebbe potuta morire soffocata da se stessa; «Sono così orgogliosa di te.»
Ethel le baciò la mano, sperando che il suo amore per lei potesse essere così forte da guarirla. Ma non era così.
Lo sguardo di Gaila si voltò verso il figlio: «Non avrei mai voluto mentirti, Kim.»
«Mamma, non potrei mai essere arrabbiato con te.» ribatté il figlio: «Ti voglio bene. Non lasciarci.» implorò, stringendo la mano della madre come se fosse la sua ultima risorsa di salvezza.
Gaila fece un grosso respiro. Ethel cominciò a tremare. Ecco, stava arrivando. La morte. Pochi altri secondi e sua mamma non avrebbe mai più respirato.
La donna si voltò ancora un'ultima volta verso la figlia. I suoi occhi, benché quasi vitrei, osservarono la creatura che aveva creato come per timore che, dopo la morte, non avrebbe più ricordato: «Ethel.»
«Mamma...» singhiozzò l'altra, mordendosi il labbro inferiore con una forza tale che quasi si crearono delle ferite.
«Ti ho nascosto anche un'altra cosa. E mi dispiace così tanto averlo fatto.» dagli occhi di sua madre uscirono due lacrime, mentre il respiro era sempre più irregolare.
Ethel avrebbe voluto risponderle che non le importava, che nulla era più importante di lei, in quel momento e che nulla avrebbe mai più potuto dispiacerle più della fine della sua vita.
Ma Gaila continuò. Prese il suo ultimo respiro: «...Jenkins... è tuo fratello.» e il suo capo si accasciò di lato.
Gaila Parker era morta.
Ethel non capì più nulla per i successivi secondi alla sua morte. Non vedeva più nulla, non sentiva più nulla, era come se per un breve tragitto accompagnasse sua madre lontano dal mondo dei vivi per poi lasciarla andare.
Sua madre era morta. La donna che più amava, per la quale avrebbe desiderato fare qualsiasi cosa pur di proteggerla, lei con suo fratello. Era la sua famiglia. Ed era morta. Il mondo tornò a farsi lentamente più nitido ed Ethel vide il corpo di sua madre, immobile, pallido. Dalla ferita mortale che le era costata la vita, uscirono scintille blu e celesti, come i suoi occhi e, non appena anche esse scomparvero, il mondo tornò ad essere buio.
Sentì suo fratello Kimball gettarsi sul suo corpo e liberarsi nelle lacrime più disperate. Sapeva come doveva sentirsi: era per lui, soprattutto, che Gaila aveva raggiunto il The Blue Lion. Ma come biasimarlo? Era solo un figlio che chiedeva aiuto alla propria mamma; ora, però, era un figlio che si sarebbe incolpato per tutta la vita della sua morte.
Ma non era compito suo farlo. Ethel era la causa della morte di sua madre. Era a causa sua che Gaila era lì, quella sera, perché se la ragazza avesse dato ascolto a sua madre, ora sarebbero a casa, al sicuro e le uniche preoccupazioni di Ethel erano quelle di non toccare nessuno e di non avere alcuna crisi.
E mentre la Rivelatrice pensava alle sue colpe, la sua mente la riportò alle ultime parole di sua madre. Jenkins... è tuo fratello. Ecco cosa aveva detto. Ethel, con gli occhi velati di lacrime, la gola secca, dalla quale non uscivano più singhiozzi e parole, si voltò lentamente di spalle, dove, a pochi centimetri da lei, sostavano in piedi Ben e Gabriel. Avevano il volto pallido, l'espressione scioccata.
Ethel puntò gli occhi verso Ben. Ben alzò lo sguardo verso di lei.
Jenkins... è tuo fratello.
Le forze l'avevano ormai abbandonata. Il contratto con Stella, il combattimento contro di lei, la fuga, la morte di sua madre, l'apprensione che Jenkins era suo fratello. Tutto ciò la condusse nel nulla, in una dimensione in cui era tutto nero, in cui la sua mente avrebbe voluto spegnere tutto, dimenticare e annullare le ultime ore.
Battendo un'ultima volta le palpebre, Ethel si accasciò in avanti e svenne.
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Bitter Fate - Destino Amaro
Paranormal***NOTA: Quest'opera è stato un tentativo di scrittura di un'idea che mi era venuto molto tempo fa. Trovo quella stessa idea ancora validissima, però l'opera che ho scritto, ha diverse cose che, lette e rilette (col senno di poi), non sono realizzat...