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Posai la valigia appena arrivata in camera mia, mi toccò pure salire le scale mentre le mie braccia urlavano dal dolore.
Fortunatamente la ditta di trasporto è arrivata prima di noi, si era già occupata di camera mia, così potei buttarmi sul letto.
È stato un casino trasferirsi da Oslo a Tokyo.
Però sono felice di essere qui.
Attualmente è il cinque gennaio, i miei hanno deciso di trasferirsi in questo periodo perché è poco prima dell'inizio del nuovo anno scolastico giapponese, dato che loro finiscono a marzo e dopo sole due settimane di riposo iniziano nuovamente la scuola, quindi ad aprile.
Per tutti i mesi precedenti ho studiato il giapponese con un madre lingua assunto da mio padre, ora so' le basi e sono perfettamente intenzionata a leggere molti libri, almeno imparerò in fretta a scrivere in modo più adeguato. Ma non sono preoccupata per gli esami d'ammissione, ho già individuato molti licei validi qui nei dintorni, però quello che mi piacerebbe frequentare è un liceo molto particolare,molto noto per le numerose stanze di musica, però fa solo corsi notturni. Ci vogliono molti soldi per frequentarlo e per quanto la mia famiglia sia ben messa economica, non lo è abbastanza per affrontare le spese di questa scuola, quindi mi sono messa in testa di prendere la borsa di studio. Ho studiato davvero molto e se a Oslo ero una delle migliori allora posso essere una delle migliori anche qui.
Iniziai a sistemare tutti i miei effetti personali. I miei libri furono i primi ad avere il grande onore di essere sistemati. Poi passai ai miei spartiti e al mio oboe , oltre a questo so' suonare la chitarra e il pianoforte, anche se non magistralmente come il primo. Tutti rimangono abbastanza stupefatti quanto dico di suonare l'oboe, subito dopo sono ammirati perché è ritenuto da tutti uno strumento molto complicato per via delle numerose chiavi, ma dopo che lo suoni da dieci anni è facile come respirare.
"Kornelia! Tesoro! Puoi venire un attimo?!" Sentii mia madre urlare dal piano di sotto e senza farla attendere andai da lei.
Io adoro i miei genitori e sono grata a loro, non ce la farei mai ad odiarli. Sin da quando ero bambina si sono sempre spaccati la schiena per potermi dare un tenore di vita medio-alto, cercando però di non trascurarmi. Ovviamente fanno lavori abbastanza importanti, ma nonostante questo non si sono mai montati la testa e quindi hanno insegnato lo stesso anche a me.
"Dimmi tesoro, è tutto in ordine in camera tua?"
"Sì mamma"
"E ti piace il nuovo posto?" Chiese una voce maschile dalla cucina.
"Sì è molto bello papà. Comunque ho già cercato per la nuova scuola"
Mia madre mi sorrise e mi accarezzò leggermente la testa.
"Non dovevi occupartene tu, potevamo farlo assieme"
"Tranquilla, dopotutto a scuola ci vado io"
Visto? Come si posso odiare dei genitori simili?
Tornai in camera mia e finii di sistemare il tutto. Adoravo l'ordine, quando non avevo proprio niente da fare iniziavo a pulire ovunque, trovo rilassante pulire, specialmente dopo che hai finito è molto gratificante, nel proprio piccolo si ci sente realizzati.
Osservai camera mia dalla soglia della porta.
La luce entrava dalla finestra facendo risplendere le pareti perfettamente bianche, prive di quadri e poster,  non sento il bisogno di decorare camera mia, non sono solo dei poster a far capire di che pasta è fatta una persona, anche i colori e le posizioni del mobilio basta per far intuire la personalità della persona.
La scrivania perfettamente posizionata davanti alla finestra. Toccai il legno liscio della scrivania , ne osservai le sfumature e cercai di intravederci dei disegni .
Tornai sul letto. Anche se erano solo le sei e tre quarti sentivo il bisogno di dormire, già sapevo che avrei dormito fino a domani e per questo non avrei cenato, ma non importava.
Il sonno prevalse sulla fame.

Mi sveglia la mattina seguente, ma appena provai ad aprire gli occhi li richiusi immediatamente. Avevo un raggio di sole proprio sulla mia faccia. Fui costretta a girarmi e poi aprire gli occhi.
Pensai subito a che fare quel giorno, decisi di prendere il mio telefono è cercare la strada da qui alla scuola dei miei desideri, almeno avrei già studiato la strada per andare a piedi.
Mi alzai e tolsi i vestiti che avevo su da ieri, e con i quali mi ero addormentato. Presi il cambio sia di vestiti che di intimo e andai al bagno del piano superiore.
Poggia il cambio su un mobiletto e mi osservai nello specchio.
La tipica norvegese: alta, bionda e occhi azzurri.
Ora era strano , a Oslo era normale vedere gente come me, qui a Tokyo invece le ragazze sono piccole e minute con i capelli e occhi neri. Io sono una rarità, so che appena metterò piede a scuola attirerò l'attenzione di tutti.
Avvicinai il volto allo specchio , osservai le miei piccole lentiggini spiccare sulla pelle chiara, la mia pelle sarebbe sembrata di porcellana se non fosse stato per loro, ma questo non mi infastidiva.
Mi spoglia completamente ed entrai nella doccia, non c'era modo migliore di svegliarsi se non con dell'acqua sulla faccia.
Mi vestii con dei semplici jeans e una maglietta nera a mezze maniche, non amavo le cose troppo complicate , l'importante è stare comodi mi ripeto sempre. Ovviamente misi anche una felpa e una giacca, fuori si moriva di freddo.
Uscii dopo essermi asciugata i capelli e dopo aver fatto colazione con una tazza di latte e cereali.
Per strada incrocia qualche bambino o ragazzino che si dirigeva a scuola, tutti perfettamente vestiti in divisa, coperta dalla giacca.
In parte l'idea che pure io avrei dovuto indossare un'uniforme mi rattrista , già i giapponesi ,senza offesa per loro, sembrano usciti da una stampante, se poi li fai mettere in uniforme.
Per strada la gente non faceva altro che fissarmi , dopotutto è più che normale, quindi non mi dava fastidio.
Camminai penso per più di mezz'ora e poi arrivai di fronte alla scuola.
È un edificio a 'U' , con un cortile all'entrata dove potevano passare anche macchine, chi sa' in quanti venivano a scuola in limousine. Da quel che sembra a me ci sono quattro piano e pure il tetto è percorribile , anche se non tutto. Naturalmente non c'è nemmeno uno studente.
Già mi vedevo ad entrare qui a testa alta,fregandomene dei figli di papà e dei restanti possibili problemi, come non trovare amici, ma ero abituata per via dei numerosi traslochi, anche se questa è la prima volta che mi trasferisco all'estero.
Devo dire che un po' mi spiace di non aver mai avuto un'amica a cui poter raccontare i miei problemi, le mie ansie e tutto il resto.
Guardai ancora un po' la scuola, poi tornai a camminare, erano solo le otto e cinquantasei, c'era tempo di vedere altro.

Questo non è amore ||Laito SakamakiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora