Capitolo 22

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Luke salì in camera verso le sei del pomeriggio e dopo aver fatto una doccia e prenotato un volo per il mattino dopo, si mise comodo a letto e chiamò Hanna. Stranamente trovò la segreteria e a casa non rispose nessuno. Riprovò un'ora dopo e dopo cena ancora. Non trovò ricevette nessuna risposta e si preoccupò. Le mandò un messaggio e nell'attesa che rispondesse si addormentò. Il mattino dopo si svegliò di soprassalto come se avesse appena fatto un incubo. Controllò il telefono ed erano le sei del mattino. Non c'era ancora nessun messaggio da parte di Hanna così nonostante l'orario la chiamò. Finalmente squillava e non c'era più la segreteria, dopo poco rispose:

<<Pronto?>>, mormorò Hanna.

<<Hanna provo a chiamarti da ieri, perché hai avuto il telefono staccato?>>, disse lui quasi arrabbiato. Sentì sospirare Hanna dall'altro lato del telefono, <<Sono a Londra>>. Appena udì quelle parole, quasi gli venne un colpo. <<C-cosa?>>, balbettò.

<<Sono a Londra Luke, James è con me>>.

<<Cosa ci fai a Londra? Perché te ne sei andata?>>, chiese lui ancora sotto shock.

<<Mi...>>, fece per parlare ma Luke la fermò all'istante.

<<Perché non mi hai detto nulla? E' per noi? Non farlo, giuro che chiariremo tutto. Ho vinto il caso e ce ne andiamo in vacanza, dimenticheremo ogni cosa!>>, disse lui parlando velocemente.

<<Luke fammi parlare. Sono qui perché mio padre ha avuto un infarto, è stato operato con la massima urgenza e adesso è in sala intensiva. Sono arrivata poche ore fa e poi... non pensavo volessi sentirmi>>

<<Sei una stupida. Avresti dovuto avvisarmi. Vengo subito a Londra. Aspettami>>

<<Sono qua>>

Sentire quel "sono qua", era come se lei gli stesse dicendo: sono qua e non me ne vado. Sono qua e ti sto aspettando. Sono qua e sono ancora tua. Aveva creduto di averla persa e gli era quasi venuto a lui l'infarto. Sentire la sua voce era come se avesse sentito qualcosa di bello per la prima volta. Aveva bisogno di lei, L'unica capace di comprenderlo, l'unica capace di aspettarlo, l'unica capace di amarlo come voleva lui.

Così anche lei aveva sentito quell' aspettami come se lui volesse dirle di non lasciarlo, ma di aspettarlo. Gli aveva dato tanto di quel tempo ma lui aveva continuato per la sua strada senza darle ascolto e cedere all'altra. Lo avrebbe aspettato davvero?

<<Mamma?>>, James la chiamò schiacciando i suoi pensieri

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<<Mamma?>>, James la chiamò schiacciando i suoi pensieri. <<Amore dimmi>>, si abbassò alla sua altezza e gli accarezzò i capelli morbidi. <<Dov'è papi? Voglio papi>>.

<<Papà è a lavoro. Ti manca tanto?>>. Il piccolo annuì e lei sorrise, <<Anche a me manca...in tutti i sensi>>, mormorò, ma James non le stava prestando più attenzione perché era tornato a giocare.

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