La prima di una lunga serie.

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L'indomani mattina, è il pianto di Noemi che mi sveglia. Non avevo sentito la sveglia, ma c'era sempre lei che mi ricordava che c'era un giorno nuovo. Un avviso, come per dire "Ehy mamma, ci sono io". La sveglia del telefono continuava a vibrare e squillare, lo spengo. Quella musichetta mi stava dando al cervello. Oggi è lunedì, si riprende a lavorare.
E il pomeriggio mi toccava la grande novità, la gita in barca con Dries.
Non ero ancora sicura di andare, ma Roberta continuava a dire che era una cosa giusta e corretta, un'esperienza da vivere.
Do il latte a mia figlia, che appoggio nel seggiolone mentre guarda i cartoni. Io faccio colazione. Il cellulare squilla: a chiamarmi, è proprio Mertens.
:- Buongiorno signorina.
:- Ciao Dries.
:- Stavi dormendo? Devi lavorare!
:- Grazie per avermelo ricordato. Ero sveglia, anche se ho sonno.
:- Dai, oggi una bella gita in barca e ti riprendi. Anzi, ho pensato un'altra cosa. A che ora stacchi?
:- Oggi forse finisco all'una.
:- Perfetto. Perché ti passo a prendere, e mangiamo sulla barca.
:- Cosa?!
:- Hai sentito bene. Vuoi che prendo io il costume a Noemi?
:- Aspetta un attimo. Come mangiamo sulla barca?
:- Guarda che so cucinare!
:- Devo portare anche il necessario per mia figlia.
:- Portalo, allora.
:- Dries, tu sei pazzo.
:- Me lo dicono in tanti. Dai, lo prendo io il costume?
:- Ma te che ne sai poi di taglie per bambini.
:- Eh.. Mi farò consigliare.
:- Io alle nove devo lavorare, vediamo di organizzarci per bene.
:- Che c'è da organizzare. Vai a lavoro, passo a prenderti, si va sullo yacht e si sta lì.
:- Sei serio?
:- Più serio di così.
:- Devo fidarmi?
:- Si.
:- Va bene ...
:- Noemi a chi la lasci?
:- La mia vicina.
:- Ok, quindi passo a prendere te, e poi lei.
:- Ma devo portare qualcosa? Mi metti sempre in crisi te!
:- Il costume, niente di più semplice.
:- Ci viene la bronchite, idiota.
:- Con questo caldo?
:- Ehm, si!
:- Si vede che le pazzie tu non le fai mai.
:- Non sono abituata.
:- Con me si cambia musica.
:- Idiota, ora vado a prepararmi. Ci aggiorniamo più tardi.
:- A dopo bella.
:- Ciao.
Io, in barca, con lui, e con mia figlia. Ho il cuore che batte all'impazzata. Mi sto agitando. Non so come considerare questa cosa. E soprattutto, perché Dries continua a provarci ancora con me.
Mi ostino a credere che ci sia qualcosa sotto, ma non riesco a non farmi un po' colpire da questa sua dolcezza. Sono una donna, un po' fragile. E se qualcuno dopo tanto mostra interesse per me, nonostante la presenza di mie figlia.. insomma, così tutto strano e nuovo. Però bello.

Pov Dries.
:- Clà, che Cazzo le cucino ora?
:- Intanto buongiorno, spiegami tutto caro.
:- Più tardi la porto a pranzare sullo yacht, con sua figlia.
:- Sulla barca? Dries, ma sei precoce.
:- Ma no, secondo te. Troppo presto, e non cederebbe. Però una gita in barca può essere già un primo passo per l'obiettivo.
:- Mi piace quando parli così, frá.
:- Dai, torniamo seri. Cosa le preparo ora?
:- Sai cucinare?
:- Qualcosa si.
:- Bene, fai quel qualcosa allora.
:- Non chissà cosa.
:- E allora trova uno chef che ti cucini.
:- Dove lo trovo?
:- Ci penso io, se serve.
:- Mi faresti un piacere.
:- Dai, ci penso io. A dopo.
:- Ok, grazie. Ci sentiamo più tardi.
Avevo del lavoro da fare. Mi aspettava un bel casino ora, ma quest'idea del convincerla, farla cedere, a me piaceva. Mi gasavo tantissimo.
Certo, non era una cosa di cui vantarsi, ma Vabbe.
L'accordo col mio amico andava rispettato, Claudio mi ha spesso aiutato in brutti periodi. E ora, questa sorta di scherzo per un mese poteva funzionare.
Inizio a pensare a cosa poteva servirmi. Asciugamani, occhiali. Roba del genere. E specialmente, il costume.
Ah, avrebbe dovuto vedermi in costume. E anche io.
Dubito se lo sarebbe messa, ma alla fine aveva un bel fisico, se avesse sconfitto la sua timidezza penso Non si faccia problemi a indossare un costume.
E avrei visto anche i tatuaggi. Le avrei chiesto l'origine di ognuno, ma non di tutti. Non penso me ne importerà molto.
Ma fingerò. Dries Mertens non può sbagliare.
..
Oggi non ne va una bene. Non riesco a calmare Noemi, la sottile linea di eyeliner è storta, e io sono un fascio di nervi.
Io in barca con Dries, non posso ancora crederci. In costume, poi! Che imbarazzo, che tensione.
Già mi vergognavo un po', figurati con un calciatore simile!
Spero solo vada tutto bene. Anche con Noemi, voglio farle passare una giornata diversa ma spero che l'aria di mare non le dia troppo fastidio. In fondo lei il mare ancora lo conosce propriamente, e questo sarà il primo costume che porterà.
Bruciamo già le tappe, noi Valle.
Ad ogni modo, Noemi si tranquillizza, e ne approfitto per portarla da Patrizia.
Io finisco di prepararmi, mi vesto. Anzi, indosso il costume, e sopra la mia divisa.
Il mio costume era nero, a tinta unita. Chissà se gli sarebbe piaciuto.. in fondo era un po' come indossare un completo intimo con lui.
Vedere lui poi in costume.
Stavo già dando di matto. Non so perché, ma l'agitazione sa giocarmi sempre brutti scherzi.
Cerco di non dare molto nell'occhio quando sono a lavoro, anche se ogni cosa che facevo, mi tremavano le mani.
Non riesco a concentrarmi. E il capo, se ne accorge.
:- Tutto bene questa mattina?
:- Si, si.
:- Non sembra, non hai una cera positiva oggi.
:- Lo so, mi dispiace.
:- Qualche problema con Noemi?
:- Eh... no, no.
:- E allora?
:- Niente, non so perché, oggi mi sento un po' tesa. Cerco di tornare quella di prima.
:- Va bene, però se non ti senti vai a casa. Non ero un bene che lavori in queste condizioni.
:- Cerco di ricompormi. Non si preoccupi.
Con aria un Po' compiaciuta, il capo va via. Io cerco di calmarmi, e torno a scrivere sui registri altri conti effettuati.
Poco dopo, circa trenta minuti, mi arriva un messaggio sul cellulare.
Federica mi guarda con l'occhio scettico. Cerco di non guardare chi fosse, ma ne approfitto non appena Fede accompagna dei clienti nel reparto al lato Nord del locale.
:- Ti sta bene la coda di cavallo.
:- Ma cosa.. Dries, dove sei?
:- Sono passato davanti al locale. Ho finto di guardare le vetrine, in realtà volevo vedere te.
:- Tu sei scemo.
:- Grazie del complimento.
:- Ora dove sei?
:- Vuoi che entro?
:- No, perché sicuramente dopo non lavoro e il capo si arrabbia!
:- Ti rifaccio la domanda. Vuoi che entro?
:- Dries, devo lavorare.
Non faccio in tempo ad inviare il messaggio, che fa ingresso nel locale il quattordici del Napoli. Solito boato e caos.
Provo a fulminarlo con lo sguardo, ma mi scappa da ridere. Dries è un ragazzo che non so definire. Stupido, furbo, astuto. Oppure sensibile e romantico. Ah, ci doveva lavorare parecchio sull'ultimo per convincermi. Anche se la gita in barca mi mancava come idea.
Dries si avvicina al bancone, con una faccia così stupida da prendere a ceffoni.
:- Nicole, mi accompagni tu al secondo piano?
Senza fare troppo trambusto, e farmi prendere dal panico, porto il giocatore al reparto uomo.
Salito l'ultimo gradino, mi prende per mano trascinandomi in un angolo un po' isolato.
:- Sei impazzito?
Si avvicina, per darmi un bacio sulla guancia sinistra.
:- Non volevo ci vedesse qualcuno, più che altro per te, se ti senti in disagio.
Rimango letteralmente scioccata. E un Po', arrossisco.
:- Non sapevo arrossivi.
:- Beh ..
Sento dei passi, torno immediatamente vicino a qualche scaffale, mentre Dries finge di cercare delle maglie. Erano altri clienti, che sorridono alla presenza del calciatore. Bene, tenetemi lontano quel pericolo pubblico.
Cerco per lui dei vestiti, che in realtà non c'erano. Perché non sapevo cosa cercare, fingevo di cercare una camicia inesistente per colore e taglia.
Ogni tanto alzo lo sguardo, notando il suo, che mi fissava spesso. Gli lancio un'occhiata, come per dire "Smettila".
Lui però sorride e mi fa l'occhiolino.
Che razza di idiota.
Quando, finalmente o non, ci troviamo soli, ribadisco il concetto.
:- Mai più una roba simile.
:- Cosa?
:- Che vieni qui, ci isoliamo, mi sorridi. Insomma, se passa il capo poi sono guai miei.
:- Questa è la tua vita privata.
:- Si, ma sono nel negozio dove lavoro.
:- Vorrà dire che i baci sulle guance me li rubo quando siamo soli sullo yacht.
:- Ehm.. Tu provaci.
:- Scherzo, scherzo. Non ci provo così spudoratamente con te, conoscendo pure il tipo acido che sei.
:- Mi hai dato dell'acida? Dico, ridendo.
:- Diversamente dolce. Conclude, con un sorriso.
Torniamo al piano di sotto, acquista una cintura presa a cavolo, giusto per far vedere che la gita al piano di sopra era servita.
Federica gli chiede un autografo. Nonostante Tutto, neanche lei sapeva resistere al fascino del calciatore.
Mi chiede una penna, e due fogliettini.
"A Federica, con affetto, Dries Mertens.
Poi su un altro, scrive qualcosa coprendolo con la mano. Approfitta dell'assenza della mia collega, me lo lancia velocemente e scappa dal negozio. Lo apro.
"Alla commessa più bella che ci sia. A dopo Nicole. Non vedo l'ora".
Metto il biglietto velocemente in tasca, fingendo non fosse niente di importante.
Ma dentro mi Sentivo come una bambina.. Non nel mondo nei balocchi, ma catapultata in un qualcosa che forse neanche lei riusciva più a spiegare.
Neanche lei sapeva capire Dries.

Resta ancora un po'. ||Dries Mertens||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora