Capitolo 13

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Charlie McLain ascoltò il suo racconto con severa attenzione e Nadine Dorlas, che era lì a fare da spalla ad Annabel, venne a conoscenza di tutti quei dettagli che Annabel non era sicura di voler rivelare. Continuò a celare il segreto delle pietre, non perché volesse tenerselo per se, ma perché temeva il pericolo in cui la sua parola li poteva gettare. Erano seduti tutti e tre sulle botti di vino ammassate nel magazzino del pub. Tutti e tre parlarono e ascoltarono.

-Comunque sia il tutto- si espresse Charlie -io dico che tu non puoi continuare a vivere lì dentro. Quelle non sono persone di cui fidarsi.- Annabel sentì qualcosa nella sua voce che non aveva mai sentito prima: una spudorata certezza. -E non guardarmi a quel modo, so cosa stai pensando. La tua geniale mente ti sta dicendo che devi continuare a vivere sotto il tetto di Burke per scoprire tutto quello che vuoi e bla bla bla, ma non accetto che tu imponga a te stessa una cosa simile.-

-Io posso imporre a me stessa ciò che voglio, tu no.- sottolineò severa Annabel. Sapeva che Charlie si preoccupava per lei e lei avrebbe ascoltato un consiglio, ma non avrebbe ubbidito ad un ordine, mai. Charlie scosse la testa contrariato dalla risposta.

-Non ha tutti i torti, Annabel..- si aggiunse Nadine -Ma il punto, Charlie, è che non può andare altrove a meno che non decida di trasferirsi a Witter City, e non credo che ne valga la pena. Ne io ne te possiamo offrirle un luogo dove stare.-

-Non ho bisogno di un luogo dove stare perché non ho nessuna intenzione di lasciare la Casa.- intervenne Annabel nuovamente. -Sentite, ho espresso la mia rabbia con voi e sarete gli unici che sapranno quello che davvero provo. Fino a prova contraria ne Cortes, ne i Burke e nemmeno Madame Madlene sanno del mio stato d'animo ne tanto meno delle idee che mi sono fatta sul loro conto. Credono di potermi manipolare, ed io farò credere loro che così è. Resterò nella casa, mi berrò le loro menzogne, anche se saranno dure da digerire. Qualcosa, prima o poi, dovranno rivelare.-

-Ma perché diavolo ti ostini tanto a voler sapere?- chiese Charlie esasperato. Il suo stato d'animo era mutato quando aveva saputo che Annabel aveva consegnato ad Ernest il passe-partout della Casa, 'è un ladro' le aveva detto 'un ladro ubriaco da quando aveva venticinque anni' non riusciva a capire come Annabel fosse arrivata a fidarsi di lui. Se la casa fosse stata svaligiata, allora Burke si sarebbe accorto eccome di cosa Annabel aveva combinato, e, come Charlie si ostinava a dire da ormai un'ora, nulla valeva il prezzo dell'ira di Benedict Burke.

-Perché io devo sapere.- rispose con calma. Era un presagio, una forza matrice che le suggeriva di non accecare se stessa per la vigliaccheria di altri, di trovare il capo e la coda di quel piano morboso e complesso che aveva avuto inizio con la comparsa di Dorian Cortes. Senza contare che il numero di volte in cui aveva sognato il mare e le due donne aveva superato quello della casualità. -So che ti preoccupi per me, ma io non voglio che tu lo faccia. Starò bene, Benedict non mi farebbe del male. Forse mi sono fatta troppi sogni su di lui come un fratello maggiore, lo ammetto, ma non mi nuocerebbe, non fisicamente.-

Seguì un lungo silenzio, esso venne interrotto solo da Nadine che alzandosi si ripulì dalla polvere che non l'aveva toccata e guardò Annabel: -Continuerò ad ascoltare per te. Nel caso altre voci giungessero alle mie orecchie. Gli uomini di Ox sanno molto più di quanto non vogliano ammettere.-

-E' Madame Madlene che ti paga, non Annabel, perché fai tutto questo?- chiese Charlie sospettoso.

-Non dovresti essere tu a preoccuparti della mia infedeltà.- rispose con un sorriso sornione degnandolo appena di uno sguardo.

-Charlie, ho bisogno di un bicchiere di qualcosa di forte.- Annabel si passò le mani sugli occhi. -Anche Nadine ha bisogno di bere qualcosa, ne sono certa.- aggiunse mentre si alzava ed usciva dal magazzino per ritornare al Pub.

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