Epilogo

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-Prendete un respiro..- eseguì l'ordine -Ed ora un altro.- i polmoni quasi le esplosero per la gelida aria che aveva avidamente risucchiato. -Bene, ora uccidetelo.- sussurrò una voce estranea, alle sue spalle.

Nella sua vita da Apparente, Annabel Howard, credeva di aver ricevuto molte ragioni per essere triste, molte per rimanere senza parole, e spesso aveva creduto di essere prossima alla fine. Ma mai, mai come in quel momento, col sangue altrui che le scivolava sotto l'armatura, fra i seni, sul ventre.. i capelli intrisi ed il volto umido, aveva provato la sensazione di sopraffazione che può derivare solo dal battesimo di sangue.

Non aveva ucciso: si era 'limitata' a reggersi in grotta ad Erato, mentre la magnifica Danaide squartava uomini e macchine con semplici colpi di zampa e zanne. Gli schizzi di sangue e morte erano giunti fino a lei, l'odore ferreo del caldo e rosso liquido, il fetore delle viscere dei morenti, il pesante odore di gas che circolava fra gli alberi incendiati, l'odore umido e cristallino della pioggia leggera che tentava di ripulire quell'orribile scenario, l'acre lezzo del fango e della resina degli alberi. Ma peggio di tutti quegli odori, era il silenzio tombale che si era posato sulla bocca di vivi e morti.

Ovunque poggiasse gli occhi altro non vedeva se non morti e moribondi. I secondi erano terribili a vedersi. Molti di loro erano senza braccia e senza gambe, per via delle bombe che erano state lanciate, altri erano letteralmente carbonizzati, altri ancora avevano le labbra spalancate in urli silenziosi al dolore delle proprie membra divorate dalle fiamme. Ciò che l'aveva spaventata di più, prima di raggiungere il campo di battaglia, era stato il timore che i suoi morissero per via di proiettili voltanti. Le venivano le lacrime agli occhi a pensare che chi era morto a quel modo era stato baciato dalla fortuna. In seimila si erano scontrati su quel campo, considerando anche i nemici: ne erano rimasti meno di mille.

L'acqua dei ruscelli che affluivano nelle lontani, mastodontiche, Cascate di Venere, erano tinti di macabro rosso e marrone. L'aria era pesante delle polveri sollevate da uno scontro senza precedenti. Le urla lontane parevano voci di morti che l'avrebbero inseguita in tutte le notti a venire. Parte del Palazzo di Diamante era crollata, ed altre parti continuavano a cadere con un rumore di pietra su pietra, vetri che esplodono, e persone che cercavano di scappare da quella trappola mortale. Il fuoco, grazie al vento, si propagava ad una velocità preoccupante, e chi non era morto combattendo rischiava di morire nel tentativo di porre fine alla bocca ardente dell'incendio.

I suoi occhi erano piantati sul giovane soldato sdraiato a terra, con la gola semi recisa, che respirava con gorgoglii di sangue. Gli occhi chiusi, e le mani a serrare una ferita sullo stomaco. Annabel non capiva come potesse essere ancora vivo. Indossava la divisa nera dei nemici, ma non riuscì ad odiarlo. E non riusciva ad ucciderlo, così come le stava suggerendo qualcuno alle spalle.

Dorian arrivò troppo in fretta, ed agì con tanta perizia da metterle i brividi. Alcuni pezzi della sua armatura mancavano ed Annabel non riusciva a capire se tutto il sangue che aveva adosso era suo o di coloro che aveva ucciso. Egli s'inchinò di fronte al giovane morente e gli conficcò un pugnale nel cuore. I lamenti cessarono all'istante. S'alzò, in tutta la sua imponenza, e ripose l'arma nell'apposito fodero. Quando si voltò verso Annabel ed il gruppo di soldati che avrebbero dovuto proteggerla, ella vide negli occhi di chi la circondava del rispetto.. verso Dorian. Capì che non le avevano chiesto di uccidere quel ragazzo perché facente parte del nemico, ma per metter fine alle sue sofferenze.

-Dobbiamo raggiungere il castello.- disse guardandola con occhi severi. Il suo intero volto era coperto di sangue rappreso e perfino i capelli ne erano intrisi.

-Non sarebbe saggio portarvi la Rinie. Il palazzo sta crollando. E poi.. Burke potrebbe essere scappato.- suggerì qualcuno.

-No, non è scappato.- sussurrò Dorian, e con quelle parole afferrò Annabel per mano e la trascinò con se. -Devo trovarlo, potrebbe aver fatto del male ad Imani.-

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