Capitolo 47

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-Annabel!-Charlie la strinse in un abbraccio non appena la vide varcare la soglia. La sua stanza era anche più piccola di quella dove Annabel aveva trascorso il suo tempo. Definire letto la brandina che aveva a disposizione, era troppo, la finestra uno spiraglio, il comodino sostituito da una grossa cassa che una volta doveva aver contenuto verdure. Quella si che era una vera e propria prigione. In più, vedere Charlie in quello stato le strinse il cuore in una morsa micidiale.

-Mi dispiace di non essere passata prima.- al contrario di quello che aveva pensato, i suoi amici non erano stati liberati come lei. Eividian era rimasto sulla porta di Charlie per tutto il tempo, fino a quando lei non gli aveva comunicato che poteva andarsene. Sciolsero appena l'abbraccio, quanto bastava perché potessero guardarsi negli occhi. Quelli marroni di lui scrutarono il volto della ragazza, il suo naso si arricciò appena mentre una piega si formava fra le sopracciglia bionde di Charlie Mortroy.

-Hai uno strano profumo.- le disse mentre lentamente la lasciava andare. Annabel gli diede le spalle per chiudere la porta, non gli avrebbe di certo detto che quello, con molta probabilità, era l'odore di Dorian. Non era il caso. -Sono libero?- le chiese ridacchiando mentre si lasciava andare sulla brandina.

Annabel annuì: -Lo siete tutti e tre. E' tutta colpa mia se siete finiti in questo pasticcio e mi dispiace.- gli sedette accanto.

-Non dire stupidaggini. Io ed Alesander siamo nati nel Mondo Vero, siete tu e Nadine che dovreste scusare noi.- le fece un sorriso pallido, le labbra bluastre per il freddo. Non aveva calore in quel tugurio.

-Il patto è che voi tre potete andare senza che Cortes vi condanni alla Damnatio Memoriae.- gli disse tristemente.

-C'è un patto?- domandò Charlie. Per la seconda volta in breve tempo una ruga gli increspò la fronte. -Ti prego, dimmi solo che non hai accettato la sua proposta.-

-No, non sono così sciocca, e poi abbiamo fatto troppa strada per potergli concedere un vantaggio simile. Io però dovrò seguirlo a Palazzo, lui ha tempo fino al mio ventitreesimo compleanno per convincermi a sposarlo. Ovvero, poco più di un mese.- sussurrò passandosi una mano sulla fronte. -Al termine di questo tempo potrò decidere di andarmene da Annabel o di restare come Ringil.-

Charlie ridacchiò: -Se credi che sarà così semplice, allora sei più sciocca di quanto pensassi. Questo.. patto, gli garantirà solo un mese in cui ti avrà sotto controllo senza doversi accertare di chiudere la tua porta a chiave perché non scappi. D'altronde nessuno di noi è al sicuro dalle sue perfidie.-

-Ha detto che non vi farà del male, Charlie. E non lo farà.- gli sussurrò Annabel, caparbia.

Il volto del ragazzo diventò di pietra, nessuna emozione era leggibile su di esso: -Mia madre e mio padre sono stati fra i primi a conoscere la tortura della Damnatio Memoria, quando la giustizia del nuovo Alyon è calata su di loro. La sua promessa di proteggere il popolo, all'incoronazione, non glie lo ha di certo impedito.-

Questa notizia raggelò il buonumore con cui si era svegliata quella mattina. Rigirarsi nel letto di Dorian con Dorian accanto era stato più piacevole di quanto non le piacesse ammettere, nonostante il breve imbarazzo dovuto alla signora Cole che era letteralmente piombata in camera svegliando entrambi. Dorian aveva riso ma Annabel si sentiva ancora arrossire a ripensarci. Non che ci fosse nulla di male, ma lo sguardo della matrona era stato raggelante. Ed adesso, appena pochi minuti dopo, scopriva che lo stesso Dorian che l'aveva tenuta al caldo stretta al proprio petto, era la fonte della sofferenza di Charlie.

-Ma..- Annabel non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi -..Turgon ha fatto lo stesso coi suoi genitori e lui, beh, ha fatto ciò che ha fatto. E questo solo per ripetere le azioni del suo predecessore?-

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