Capitolo 56

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La mano sinistra poggiava sulla base lombare, costringendo il braccio in una posa apparentemente senza sforzo: in realtà Dorian sapeva che, se non fosse stato abituato a quel tipo di sport, avrebbe sentito formicolare tutta l'articolazione. Se il braccio sinistro restava rigido nella sua posa, il braccio destro si muoveva di continuo, con uno sforzo molto maggiore: già reggere la lama per un prolungato lasso di tempo affaticava, lui doveva anche muoverla, colpendo e parando. Le gambe divaricate, poste in obliquo, di modo che al suo avversario risultasse più difficile colpirlo. Sentiva il sudore gocciolargli sulle tempie ed imperlargli la fronte, era stanchissimo, come sempre quando faceva pratica con Bat Saikhan, l'uomo più abile al duello con lama sottile. Erano le armi per eccellenza del Mondo Vero, ogni soldato sotto la guida del sovrano doveva saperla usare: il sovrano per primo. Bat Saikhan apparteneva alla legione di soldati dediti alla protezione del castello, ed era l'unico contro il quale Dorian desiderasse combattere, perché era l'unico che non riusciva a battere.

Benchè quella mattinata avesse promesso una buonissima giornata, era bastato entrare nella sala del trono, trovare i suoi soliti consiglieri al tavolo, perché il buon umore se ne andasse. Madani, così come Benedict ed Imani erano evidentemente contrariati dalla sua assenza alla cena della sera prima, e quando poi lui rivelò loro le sue intenzioni con Charlie Montroy..
Loro avevano battibecchato per circa due ore prima che lui decidesse che quella riunione poteva considerarsi finita: avrebbe almeno provato a chiedere a Montroy di prendere l'ultimo seggio. Non impazziva all'idea, ma il ragionamento di Annabel non faceva una piega, e se Charlie Montroy era il prezzo perché avesse la possibilità di riunire le Concordanze, allora l'avrebbe pagato. Senza contare che nell'ultimo periodo i suoi consiglieri non erano stati troppo efficienti, anzi: le loro continue lamentele lo irritavano, il loro belare senza un fine lo rendeva nervoso, e la maggior parte di quelle sedute gli faceva perdere tempo. Se Charlie Montroy aveva la metà delle competenze del padre, allora qualcosa di buono sarebbe potuto accadere.

Arretrò, Bat Saikhan lo colpì al fianco, lui strinse i denti trattenendo un gemito. La lama non era affilata, altrimenti avrebbe potuto reciderlo a metà, ma il ferro faceva male comunque, e le protezioni non bastavano di certo a rendere meno evidenti i lividi, il mattino successivo. Oberon e Victor si allenavano a pochi mentri da loro. Dorian non poteva fare pratica troppo spesso, a causa dei suoi impegni, ma quando Oberon Rivera e Victor Lorena erano a palazzo, quello era l'unico modo in cui poteva passare del tempo con loro senza avere gente attorno. I due erano suoi stretti amici, talmente stretti che, benché non facenti parte dell'assemblea dell'Alyon, partecipavano alle sue sedute ogni volta che erano nei paraggi. Aveva conosciuto entrambi dopo essere diventato Alyon: Oberon Rivera era finito a corte grazie al ricco padre, Victor Lorena doveva invece il favore ad un amico di un amico.. in pratica era lì per fortuna. La ragione per cui Dorian li riteneva suoi amici fidati era una sola: non avevano manie di grandezza, al contrario della maggior parte delle persone con cui lui entrava in contatto tutti i giorni.

Bat Saikhan lo fece arretrare un'ultima volta, prima di farlo cadere all'indetro. Oberon e Victor smisero di combattersi per mettersi a ridere: -Ed ecco le regali chiappe di Dorian Cortes essere sbattute al tappeto. Uno per Bat il combattente, zero per Cortes il bello.- sospirò Victor sistemandosi la pettorina di protezione.

-Vostra Altezza.- Bat lo aiutò ad alzarsi. -Dovete ancora allenarvi.-

-Credo lo abbia notato.- ridacchiò Victor mettendo da parte la sua lama per potersi togliere l'imbottitura di protezione.

Fu Taxomi a fermare Dorian dal rispondere all'amico per le righe: -Mio Alyon, Charlie Montroy desidera parlarvi, è qui fuori.- Dorian lo guardò per un attimo, incastrò quindi la lama sotto al braccio sinistro, per poter togliere il guanto dal destro: -Fallo pur entrare.- Taxomi annuì uscendo.

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