Capitolo 72

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La luce dell'alba colpì con qualche minuto d'anticipo la cima di un vecchio vulcano addormentato. Pocradez, un villaggio ricoperto di neve a tal punto, che le strade presentavano ai lati veri e propri muri bianchi. Le persone che vi abitavano erano davvero pochissime, per cui, una volta giunto, Axel Sutter non vi trovò molti cambiamenti rispetto a come l'aveva trovata l'ultima volta. Era strano per lui essere immerso in una stratificazione di gelo immacolato come quello e non sentirne gli effetti: Fante, l'Egittide che lo trasportava, pareva emettere lo stesso piacevole calore che si ricaverebbe da un fuoco vivo. Più avanti correvano Polittore, il secondo Egittide, ed Isonoe, l'unica Danaide. Il passo affrettato degli animali si calmò non appena giunsero in vista del capanno dove Malbeth il Vecchio li stava sicuramente aspettando. Un pennacchio di fumo grigio si sollevava, dal piccolo comignolo, così sottile e simile al colore del cielo, che Axel fece fatica a distinguerlo.

Aveva viaggiato con il cuore stretto per la paura che quei leoni, distanti dall'unica Adamantis in vita, potessero ribellarsi e rifiutare di adempiere ai compiti imposti da qualcuno che non fosse Annabel. Aveva, invece, capito che, non solo l'influenza di lei su Egittidi e Danaidi era presente perfino a quella distanza, ma anche che Isonoe, Polittore e Fante non sarebbero tornati dalla Rinie senza quello che lei aveva chiesto loro.
Si fece quindi coraggio e tirò appena alcune ciocche dell'imponente criniera di Fante, il quale rallentò il passo fino a fermarsi del tutto, a pochi metri dalla porta del capanno. Polittore ed Isonoe ai suoi fianchi. Axel saltò dal dorso dell'animale, non aspettandosi che questo si chinasse come avrebbe fatto per Annabel. L'altezza non era indifferente e lui aveva fatto un uso delle gambe minimo, per cui rotolò a terra, investito dal gelo e dalle fitte ai piedi. Serrò denti e pugni, quindi arrancò su se stesso fino a ritrovarsi steso sulla neve vecchia, con quella nuova a sciogliersi sul suo viso. Isonoe emise un basso verso gutturale, come a ricordargli che non erano lì per oziare: -Arrivo, un attimo solo..- si sentiva pazzo a comunicare con quei leoni, eppure lo aveva fatto fin troppo spesso nei giorni di marcia: alla fine erano stata la sua unica compagnia.

Non felice di quella risposta, la leonessa nera come il cielo di notte, approssimò il suo enorme muso al torace dell'uomo, scoprendo le affilate e lunghe zanne. Quel tipo di incitamento funzionava sempre, per cui Axel balzò in piedi in un batter d'occhio, dimenticandosi le fitte ed il freddo, sicuro che non avrebbero avuto problemi ad impadronirsi del Blue Hope. Precedette, con sguardi circospetti, i tre animali verso la soglia della dimora di Malbeth. Non c'erano persone nei paraggi (non che si aspettasse di vederne), ma fu comunque felice del fatto di essere riuscito a nascondere i leoni agli occhi indiscreti. Aveva dovuto viaggiare per boschi e terre in cui gli uomini non si aggiravano, per evitare gli ultimi. Non era stato semplice per lui, ma ne era valsa sicuramente la pena.

Non ci fu bisogno che bussasse, la porta si spalancò rivelando il padrone di casa. Malbeth, l'Unico Sacerdote di Aegvar ed Eruthil, era avvolto in stoffe grigie e marroni, aveva i piedi scalzi, visione che Axel non trovò molto invitante vista l'età del vecchio ed i molti viaggi da pellegrino che aveva compiuto. I suoi lunghissimi deadlocks bianchi striati di grigio, strisciavano sul pavimento di legno alle sue spalle. Le mani vecchie e macchiate invitarono il ragazzo ad entrare, mentre gli occhi vacui scrutavano insistenti i tre leoni alle sue spalle.

Gli ultimi dovevano restare fuori, cosa di cui non parvero molto contenti a giudicare dalla quantità di volte in cui mostrarono le proprie armi di distruzione: Polittore tentò addirittura di danneggiare la casa con una zampata, ma Isonoe, con un basso ruggito, attirò su di se le furie dell'Egittide.

-Ah, le Dee mi avevano predetto la loro grandezza, ma io resto solo un uomo, dopotutto, e la mia mente umana, circoscritta nei suoi limiti, non mi aveva permesso di immaginare quanto grandi fossero i leoni degli Adamantis.- ridacchio precedendo Axel verso i cuscini ed il focolare al centro del capanno. L'aria all'interno era fin troppo accogliente, Axel comprese perché il vecchio non abbandonava mai quella tana. Con mani ferme e ritmo pimpante, Malbeth il Vecchio riscaldò una tazza di latte e la porse al suo ospite.

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