-Hai detto o no ad Avarna che io ti ritengo innocente?- chiese tentando di porre un freno alla propria veemenza.
-No.- sospirò Dorian Cortes, mentre, con perizia invidiabile, continuava a tamponare una ferita sullo stomaco. -Gli ho detto, e non modifico le mie parole, che sarei stato condannato, ma difficilmente per causa tua.-
-E visto che sono io a dover dare il giudizio finale, gli hai in pratica assicurato che non verrai giudicato colpevole!- strinse i pugni, obbligandosi a fare lunghi respiri nel tentativo di controllare il tono di voce.
-Come una volta Benedict Burke mi suggerì: il diavolo sta nei dettagli.- benché la sua testa fosse china ad osservare le ferite sul petto, Annabel non poté ignorare il ghigno sornione sul volto di quell'uomo.
Avrebbe voluto poter dire qualcosa, oppure andarsene; ma non riusciva a spiccicar parola, né tanto meno a lasciare la stanza. Continuò ad osservare Dorian, cercando di trovare una ragione per colpirlo. Sapeva che dalle ferite esterne sarebbe guarito ben presto, ma se avesse inferto colpi al suo animo allora la situazione sarebbe stata un'altra, e c'era una parte di lei, una parte davvero perfida, che odiava vederlo così rilassato. L'aveva ignorata, aveva mentito (ancora), e chissà quanto altro avrebbe fatto, restando in quella casa.
-Vostra Altezza crede di potermi riconsentire l'uso delle mie stanze o ha intenzione di restare lì impalata a fissarmi per il resto della sera?- dicendo le parole sollevò il capo, prese una benda e la posizionò sulla ferita.
-Ti comporti come un bambino, inventando stupidaggini ed ignorandomi..-
-E perché mai dovrei prestarti attenzione quando tu hai reso le tue intenzioni, pardon, non-intenzioni, verso di me così chiare?- il viso corrucciato e gli occhi grigi adesso volti a lei, a biasimarla senza riserve. -Non sono un lacchè e non farò finta che la dissimulazione dei tuoi sentimenti non mi pesi. Ed a questo punto, permettimi anche di dire, che la bambina sei tu.-
-Perdonami?- fece un passo verso di lui.. -Forse non ti è abbastanza chiaro il principio secondo il quale devi ringraziare solo ed unicamente me se continui a respirare, a questo punto. Avrei forse dovuto lasciarti nelle mani di Boleyn? O preferisci che lasci decidere ai giurati di condannarti a morte? Continua a mancarmi di rispetto, Cortes, e non avrò che l'imbarazzo della scelta sulla tua fine.- dopo questo sfogo, l'unica risposta che ricevette fu quella di un sorriso stanco da parte di Dorian.
Egli si lasciò andare contro lo schienale della sedia, buttando da parte le bende e passandosi una mano tra i capelli troppo cresciuti: -Cos'è che trovi così divertente?- gli domandò furiosa.
La guardò: -Non hai che da chiedere, Annabel.- quella risposta, apparentemente sconnessa da ogni questione, la fece arrossire e boccheggiare. A quella reazione il suo sorriso crebbe.-Sono una Rinie, e tu non sei l'unico uomo all'interno di questa casa. Potrei chiedere a chiunque.-
-Eppure sei nella mia stanza, a cercare argomenti per litigare.- doveva andarsene il prima possibile. -E potrei aggiungere..- s'alzò dalla poltrona avvicinandosi a lei -..che io conosco ogni centimetro di te.-
La sua mente le suggeriva di colpirlo, di andarsene e di ordinare a Caius che fosse nuovamente recluso nella cantina. Ed invece si limitò a guardarlo, nel pieno della sua altezza, chiedendosi cosa l'aveva portata ad approdare in quel porto. Non era sesso, non solo per lo meno, e quello che non ammetteva le faceva paura. Voleva restare, con ogni parte di sé, perfino la mente le suggeriva che una notte sola non le avrebbe nociuto.
-Hai ragione.- sussurrò infine: la consapevolezza che restando avrebbe aumentato le emozioni che faticava a reprimere prevalse. -Su tutto. E' giusto che vada.- il cuore le batteva come quando aveva visto la neve per la prima volta, da bambina. Di certo le sue guance erano rosse come allora. Gli diede le spalle, dirigendosi verso la porta. Uscì in fretta, bloccandosi in mezzo al corridoio, appoggiando una mano sul petto nel tentativo di calmarlo, gli occhi colmi di confusione per la valanga di emozioni che una sola persona era capace di causarle. Si voltò, osservando la porta che aveva appena chiuso, nella speranza, ambigua, di vederla spalancarsi. Ma restò chiusa e capì che toccava a lei abbassare le barriere, se voleva che smettessero di opprimerla.
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Adamas
FantasyI nostri Dei sono protettori e magnanimi. Stringono una penna d'oca in mano e quando tu commenti uno sbaglio aspettano ed aspettano in attesa che te ne penta. Se questo non accade, col cuore infranto, annotano il tuo peccato. Non chiudono mai il lib...