Quarto

216 26 3
                                    

<<Credo di aver bisogno di te.>>

<<E' morto qualcuno?>> rispose Louis , alzando un sopracciglio. Solitamente, nel caso di un omicidio appena scoperto, tutto il distretto entrava in subbuglio e lui veniva convocato ufficialmente per analizzare la scena del crimine, senza tanti convenevoli e soprattutto non con quella calma.
<<No, veramente no>> disse infatti la ragazza.
<<C'è... un ragazzo, è molto scosso, non riesco a fargli dire una parola.>>

Louis alzò ancora di più le sopracciglia. Non era fatto per interrogare le persone, e di certo non era bravo a consolarle o a farle calmare da chissà quale trauma. Perché lo stava chiedendo a lui?

<<E cosa ti fa pensare che la dirà a me?>> chiese infatti, sinceramente curioso. Eleanor abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo rialzò su di lui mordendosi il labbro inferiore.
<<Credo sia a disagio perché sono una donna>> disse infine. <<Sto lavorando a quel caso di stupri e omicidi di ragazzi, sai che siamo già riusciti ad identificare il DNA di un colpevole, ma abbiamo il sospetto che sia una banda. Solitamente queste cose hanno radici in esperienze del liceo, confraternite sataniche, campeggi e stronzate varie, così ho scavato un po' tra le sue conoscenze del passato. Il ragazzo che ho convocato ha mollato capre e cavoli nel bel mezzo del suo ultimo anno, dopo ripetuti episodi di bullismo omofobo da parte del nostro caro ricercato. Volevo solo fargli qualche domanda, ma è così terrorizzato che inizio ad avere il sospetto che sia sfuggito a qualcosa di grosso. Forse dovresti parlarci tu.>>

Louis si ritrasse lievemente, poi voltò la testa per guardare ancora una volta il ragazzo attraverso le serrande. Sembrava ancor più nervoso di prima, batteva il piede a terra ritmicamente e si accarezzava le braccia come per sentirsi più al sicuro.
<<Io non... non sono bravo con questo genere di cose>> ammise, riportando lo sguardo sulla sua collega. Lei gli sorrise.
<<Beh, almeno sei un uomo e sei gay. Sarai sicuramente più utile di me!>>

Louis roteò gli occhi e si alzò riluttante dalla sua sedia, seguendola al di là della porta prima di chiuderla dietro di sé. Mentre camminava per raggiungere la scrivania, notò sempre più dettagli del ragazzo che li stava aspettando. Indossava una maglietta molto semplice, grigio scuro e a maniche corte, che lo fasciava nei punti giusti mettendo in risalto le braccia toniche e il petto; dei jeans chiari e stivaletti. Piuttosto ordinario, insomma.

Ma il ragazzo in sé non lo era. Affatto.
Mascella definita e squadrata, lineamenti perfetti, occhi di un colore quasi indefinibile, tra il verde smeraldo e il verde bosco. In realtà ogni volta che sbatteva le palpebre, a Louis sembrava di vederci dentro una sfumatura diversa. I capelli erano davvero ricci, e castani, color cioccolato precisamente, tagliati corti ma comunque in grado di avvolgergli il viso rendendolo se possibile ancora più bello.

Louis non era fatto per provare sentimenti, ma questo non significava che non avesse dei gusti o delle pulsioni. E quel ragazzo era uno dei più attraenti che avesse mai visto.

<<Harry, questo è Louis>> disse Eleanor una volta che lo ebbero raggiunto, indicando il castano mentre stava in piedi accanto a lei. Louis abbozzò un sorriso impacciato e fece un piccolo cenno con la mano.

Il ragazzo – Harry– alzò lo sguardo verso di lui e si morse il labbro, probabilmente spaventato dal fatto che la detective avesse chiamato un'altra persona. Strinse i pugni lungo i fianchi e non disse nulla, distogliendo lo sguardo.

Eleanor fece un cenno silenzioso a Louis, invitandolo a sedersi sulla sua sedia dall'altro lato della scrivania, e si allontanò lasciando loro un po' di privacy. Louis sospirò e si sedette, unendo le mani sotto il mento e appoggiando i gomiti alla scrivania.

<<Allora, Harry...>> iniziò, non sapendo bene come continuare.
<<Non- non so niente>> balbettò lui, continuando a tenere lo sguardo basso sulle sue ginocchia. Louis roteò gli occhi: quel ragazzo aveva la frase sto mentendo stampata sulla fronte. Ricordando quello che gli aveva detto Eleanor, decise di puntare sulla rassicurazione.
<<Sai perché la detective Calder ha chiamato proprio me?>> gli chiese.
Harry lo guardò per un secondo e scosse la testa. <<Perché non ti voglio giudicare. Perché sono... come te.>>

Il ragazzo ci mise qualche secondo a capire, poi sbattè le palpebre e lo fissò.
<<Oh>> disse semplicemente, ma il suo corpo sembrò rilassarsi all'improvviso. Si sistemò meglio sulla sedia e per un po' la sua gamba smise di picchiettare sul pavimento, anche se riprese non appena Louis parlò di nuovo.
<<Eleanor pensa che tu... sia sfuggito a qualcosa di molto brutto>> disse, mantenendo la voce bassa ma allo stesso tempo rassicurante. Non era semplice per lui. Non era abituato a dover mostrare compassione, affetto, comprensione, non era nella sua natura. Ovviamente gli faceva rabbia l'idea che qualcuno avesse potuto fare del male a quel ragazzo, così come a chiunque altro, ma finiva lì. Il senso di giustizia che suo padre era riuscito a trasmettergli prima di morire non lo aveva portato ad interessarsi anche di chi sopravviveva.

<<Eleanor  si sbaglia>> rispose Harry , portandosi istintivamente una mano sul braccio opposto come per coprire qualcosa di evidente. Louis notò il movimento con la coda dell'occhio.
<<Facciamo un gioco>> gli disse, nascondendo un sorrisetto. <<Facciamo finta che Eleanor abbia ragione, ma su un altro ragazzo che non sei tu. Facciamo finta che tu sia chissà dove, in giro per Miami, a vivere la tua vita. E un giorno, qualcosa di molto brutto succede te, e ti chiedi 'Qualcuno poteva evitarlo?' e la risposta è 'Sì, poteva, ma non lo ha fatto'.>>
<<Non mi piace questo gioco>> disse in tono freddo il ragazzo, guardandolo improvvisamente con qualcosa di simile alla rabbia negli occhi.
<<Perché non hai capito dove voglio andare a parare>> rispose Louis, rimanendo in attesa e inclinando leggermente la testa.
Harry lo guardò per qualche secondo, impassibile. Poi, qualcosa sembrò illuminarsi dentro i suoi occhi e ritrasse leggermente la testa.
<<Loro... loro hanno->>
<<Sì>> disse Louis, interrompendolo. <<Di recente.>>

Harry si portò una mano alla bocca e abbassò la testa fino ad affondarla tra le ginocchia, ma non scoppiò a piangere come Louis avrebbe pensato. Rimase in quel modo, a respirare sempre più affannosamente, come se stesse avendo un attacco di panico.

<<Harry, vuoi uscire a prendere un po' d'aria?>> gli chiese, guardandolo da sopra la scrivania con un'aria leggermente preoccupata. Vide il riccio annuire, ma senza accennare a muoversi. Così si alzò, fece il giro della scrivania e rimase in piedi accanto a lui, prima di allungare una mano con aria riluttante e poggiargliela sulla spalla.
<<Ti offro un caffè>> disse, prima di poter ricacciare dentro di sè quelle parole. Harry sembrò rilassarsi e lentamente si alzò dalla sedia, infilandosi le mani in tasca per seguirlo.
Harry lo guidò senza dire una parola verso l'ascensore, per raggiungere il piano terra dove c'era la caffetteria. Le porte scorrevoli si chiusero alle loro spalle, e Louis vide il ragazzo scoccargli un'occhiata titubante prima di abbassare frettolosamente lo sguardo.

Quando arrivarono nella caffetteria, Louis gli chiese che tipo di caffè prendesse e dopo aver ricevuto risposta si affrettò a comunicarla alla cassa, mentre Harry andava a sedersi al primo tavolo vuoto disponibile. Louis lo raggiunse poco dopo con le loro ordinazioni, le poggiò sul tavolo e si sedette di fronte a lui, incrociandosi le braccia al petto.....

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora