Tredicesimo

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A Harry non sarebbe mai successo niente, mai più..

<<Posso farti una domanda?>> gli sentì sussurrare, prima che Harry ritraesse nuovamente il viso per guardarlo.

<<Certo.>>

<<Perché hai deciso di fare l'ematologo?>> gli domandò Harry, il tono semplicemente curioso senza il minimo accenno di accusa o morboso interessamento. Era solo una domanda, il suo modo per dirgli Voglio conoscerti, voglio capirti ma senza mai pretendere che Louis glielo lasciasse fare.

<<Mi piace il sangue>> rispose di getto Louis, prima di rendersi conto di quanto potesse sembrare equivoca quella frase. Harry alzò un sopracciglio ma non disse nulla, così il liscio ne approfittò per continuare: <<Lo so che è stupido, ma il sangue... non mente mai, sai. Non lo si può contraffare come gli alibi o le testimonianze, non lo si può cambiare. E' tutto lì, in bella mostra, non come con le persone. E'... semplice. Mi piace.>>

<<Ha senso>> rispose Harry, annuendo e facendo un piccolo sorriso.

<<Davvero?>> chiese Louis, perchè, beh, davvero?

<<Sì>> disse il riccio, appoggiando la testa al cuscino. <<Non credo di poterlo capire alla perfezione, ma ha senso.>>

Louis annuì e si accoccolò contro di lui, mandando al diavolo tutte le sue difese e ripromettendosi di metterle in pratica il giorno dopo, nella vita vera, non dentro un letto dove c'erano soltanto Louis, Harry e i loro segreti non detti ad aleggiare nell'aria e avvolgerli come una morbida coperta. Non lì, dove tutto era semplice. Non lì, dove il respiro dell'altro lo riportò lentamente in un sonno fatto di ricci color cioccolato riflessi su una lama affilata e rossastra.

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<<Colazione per te!>> esclamò Harry, facendo capolino dalla porta del suo angusto ufficio e sventolando davanti al suo naso la solita busta marroncina di ciambelle al cioccolato. Louis saltò sulla sedia di sorpresa, affrettandosi a ridurre a icona la pagina internet che aveva aperto sullo schermo del computer con i dati sulla sua prossima vittima, un tizio che uccideva prostitute.

Aveva ucciso altri due degli aggressori di Harry, nel frattempo, oltre alle sue vittime di routine ovviamente. Quelle ormai neanche contavano più. Uccidere iniziava a perdere il suo dolce sapore, e Louis sapeva benissimo perché. Aveva la risposta davanti agli occhi in quel momento.

<<Mi hai fatto prendere un colpo>> disse roteando gli occhi e incrociandosi le braccia al petto. Harry accennò una piccola risata e sventolò con più enfasi il sacchetto, come se stesse parlando con un cane a cui bastava il suo osso per essere tranquillizzato.
<<Posso entrare? Mi sento... osservato>> disse, spostando lo sguardo verso l'esterno al di là delle serrande che coprivano il vetro dell'ufficio. Nell'atrio, infatti, sembrava come se nessuno avesse di meglio da fare che guardarli in maniera vagamente palese.
<<Certo, chiudi la porta>> disse il liscio, scoccando un'occhiataccia a Calum che stava cercando in tutti i modi di fare gestacci nella sua direzione, alludendo a Harry. Louis roteò gli occhi e si alzò per tirare la cordicella che chiudeva la serranda, concedendosi un attimo di privacy con il suo... beh, con Harry. Che intanto aveva chiuso la porta e poggiato le ciambelle sulla scrivania.

<<Perché ogni volta mi guardano come se fossi un alieno?>> chiese con un sorrisetto divertito.
<<Beh, perché non sono abituati>> rispose Louis, appoggiandosi al bordo della scrivania con le mani e accavallando le gambe. Harry sembrò rimanere incantato da quel movimento per qualche secondo, leccandosi distrattamente le labbra, e il liscio non potè fare a meno di provare un brivido di eccitazione nel ricordare quanto Harry venerasse le sue gambe quando erano a letto. Quanto gli piacesse mordergli i polpacci per poi risalire fino all'incavo del ginocchio con la lingua, mentre le sue mani accarezzavano l'interno coscia con fare provocatorio. Scosse leggermente la testa, cercando di tornare alla realtà, e si rese conto che intanto il riccio si era mosso, posizionandosi di fronte a lui.

<<Vuoi dire che sono il primo?>> domandò, e Louis ritrasse la testa.

<<Che intendi dire?>>

<<Il primo a portarti la colazione a lavoro e baciarti davanti ai tuoi colleghi. Il primo a- a prenderti per mano>> rispose Harry in tono speranzoso, e a Louis mancò il respiro, era così bello quando faceva così. Quando si mostrava così fragile senza essere mai, mai patetico ai suoi occhi, anzi più forte ancora, perché non esisteva niente al mondo che richiedesse più coraggio di quello. Non esisteva nessuno al mondo che al suo posto avrebbe ancora avuto la forza di dare fiducia a qualcun altro.

<<Sì, Haz, sei il primo>> gli disse, e quasi prima ancora di poter finire sentì due mani stringergli i fianchi e due labbra premute sulle sue in un bacio lento e dolcissimo, di quelli che si davano troppo poco spesso e soltanto a letto, dopo il sesso, quando erano troppo esausti per fare altro. Ma c'era sempre e comunque qualcosa di disperato, nel modo in cui Harry lo baciava: come se si stesse aggrappando a lui per restare a galla lottando contro qualcosa che tentava di trascinarlo giù, e più di una volta Louis si ritrovò a pensare a quanto fosse stato sfortunato nel scegliere un'ancora di salvezza che al massimo lo avrebbe portato ancora più a fondo.

Harry intrecciò le mani ai suoi capelli mentre lo baciava, spostando la sua testa all'angolazione che voleva per intensificare il bacio, trasformandosi in un attimo nella persona che era davvero, quella che sapeva avere il controllo, e Louis mormorò di eccitazione e allargò d'istinto le gambe, permettendogli di aderire al suo corpo, per poi agganciarne una al suo fianco e attrarlo di più a sé.
Harry spinse leggermente i fianchi in avanti e fece scendere una mano lungo la sua schiena, per poi insinuarla sotto la sua maglietta e dentro i jeans, dentro i boxer, giù giù giù finchè Louis non inarcò la schiena e ansimò sulle sue labbra, stringendogli con forza la nuca mentre il riccio lo stuzzicava.
<<Harry, sono- sono al lavoro>> sussurrò, percependo il sorriso dell'altro all'angolo delle sue labbra mentre continuava ad accarezzarlo con un dito.
<<Lo so>> disse Harry con quella voce roca che sapeva di peccato e sesso e cose tremendamente sbagliate e meravigliose, spostando poi la bocca al suo orecchio. <<Tranquillo, farò presto.>>

Prima ancora di poter capire cosa intendesse, Louis lo vide ritrarsi leggermente e in un attimo abbassarsi, in ginocchio davanti a lui.

<<Harry>> piagnucolò il liscio, mentre l'altro gli sbottonava con maestria i pantaloni.
<<Shh>> disse, occhi completamente neri che lo fissavano dal basso verso l'alto, proprio come lo guardavano con orgoglio e desiderio nei suoi sogni più proibiti. Selvaggi, dissoluti e peccaminosi, e Louis si chiese se lo sarebbero stati anche nella realtà, in altre circostanze. Prima di ritrovarsi a stringere i ricci di Harry tra le dita e dimenticare il suo stesso nome, ovviamente.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora