Dodicesimo

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Dopo quasi due mesi dall'inizio della loro frequentazione – Louis si rifiutava di chiamarla relazione – le cose iniziarono a modellarsi in una routine ben precisa, nella quale il liscio si ritrovò ad adattarsi senza neanche rendersene conto, senza neanche accorgersi di aver cambiato le sue abitudini. Uscivano insieme quasi due volte alla settimana e poi andavano a casa di Harry per passare la notte – il liscio non si fidava a lasciarlo libero di girovagare per il suo appartamento la mattina – e certi giorni Harry passava dal suo ufficio con ciambelle calde in un sacchetto per fargli un piccolo ed innocente regalo, dandogli un bacio sulla guancia davanti ai suoi colleghi esterrefatti.

Louis, da buon osservatore qual era, si rese conto in più di un'occasione che era come se il resto del dipartimento avesse tirato un sospiro di sollievo, nel vederlo "impegnato" con qualcuno. Come se stessero pensando Allora è umano anche lui. Era una buona copertura, in effetti; non faceva altro che conferirgli un'aura di normalità, rendendolo ordinario e permettendogli di confondersi con la massa. Suo padre sarebbe stato fiero.

Louis si ripeteva questo, tutte le volte che Harry lo prendeva per mano senza preavviso, tutte le volte che lo salutava con un casto e timido bacio sulle labbra come un fidanzato adolescente alle prime armi; si ripeteva che era una cosa positiva per la sua vita, finchè l'avesse tenuta dalla parte buona della sua esistenza, quella che mostrava alla luce del sole. Finchè Harry fosse stato l'ancora che lo teneva legato alla vita di tutti i giorni, ad appuntamenti e sorrisi complici e pollici che strofinavano languidi su dorsi delle mani, tutto sarebbe andato bene.

Finchè la sua mente non decise che non era così che doveva andare.

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<<Louis? Lou, svegliati.>>

Il liscio aprì gli occhi di soprassalto, respirando affannosamente e stringendo le lenzuola tra le dita. Si guardò intorno con aria febbrile, notando di sfuggita che la sveglia elettronica di Harry segnava ancora le tre di notte, e poi riportò lo sguardo su di lui. Il ragazzo lo stava fissando con aria apprensiva, stringendogli il braccio in tensione con mano salda. Louis rilassò lentamente l'altro, per poi passarsi una mano sulla fronte e rimuovere il sudore che gli era sceso giù lungo la tempia.

<<Hai fatto un incubo?>> gli chiese Harry in un sussurro, stringendo leggermente la presa mentre appoggiava un gomito al cuscino per farsi leva. Era buio intorno a loro, e gli occhi del riccio splendevano nell'oscurità come quelli di un predatore della notte, nonostante la dolcezza color smeraldo che vi era dentro.

<<S-sì>> mentì Louis, cercando di controllare a poco a poco il respiro e rilassando i muscoli, lo sguardo ora rivolto verso il soffitto.

Non aveva fatto un incubo, aveva fatto un sogno. Harry insieme a lui, ma non semplicemente a guardarlo. Harry che gli sorrideva, faceva il giro del tavolo e si posizionava dietro di lui, il suo petto perfettamente aderente alla schiena di Louis e le mani subito ancorate ai suoi fianchi, le unghie conficcate nella sua pelle pallida al di sopra del camice che aveva addosso. Umidi e languidi baci dietro il collo e l'orecchio, un morso al lobo, un altro alla mascella, per poi alzare un braccio e prendergli il mento in modo da fargli girare il viso verso di lui e attrarlo in un incontro di labbra.

E poi, alla fine, Harry che seppelliva il viso nell'incavo della sua spalla, inspirava il suo profumo, e lentamente gli accarezzava le braccia con le sue in modo che diventassero una cosa sola, in modo da fargliele posizionare davanti a sè, tese, con il coltello tenuto a quattro mani sopra il corpo di un uomo ignoto che non aveva importanza per poi muoverlo verso il basso in un perfetto e sincronizzato affondo.

<<Su... tua madre?>> sentì dire a Harry, ridestandosi così dal nitido ricordo del sogno che lo aveva lasciato boccheggiante e sudato e completamente sconvolto. Si girò lentamente, mettendosi su un fianco, e sbattè le palpebre.

<<Qualcosa del genere>> mormorò, e Harry alzò la mano dal suo braccio per spostargli una ciocca di capelli dalla fronte ancora lievemente appiccicosa, indugiando fin troppo con le dita fino a delineare in un impercettibile sfiorare i capelli che aveva dietro l'orecchio. Louis rimase a fissarlo, quasi rapito dal suo sguardo concentrato.

<<Vuoi... cioè, prendi qualcosa? Per l'ansia?>> domandò il riccio, in modo flebile e quasi mortificato, prima di rimuovere la mano e distenderla tra loro. Louis non potè fare a meno di seguirne il movimento con gli occhi, prima di riportarli sul suo viso.

<<No>> disse, sorpreso da quella domanda, ma in pochi secondi si rese conto che aveva perfettamente senso per lui chiederlo visto il trauma di cui gli aveva accennato. E non appena fece quel ragionamento, una domanda gli balenò nella mente. <<...e tu?>>

Harry si irrigidì per un secondo, serrando la mascella, ma fu una reazione passeggera e subito dopo si rilassò.

<<Sì>> disse in un sussurro, abbassando lo sguardo tra loro. Louis sentì quasi il bisogno di allungare una mano e alzargli il mento, attrarlo a sè per stringerlo tra le braccia e dirgli che andava tutto bene, ma non lo fece. Il suo silenzio spinse l'altro a continuare.

<<Prendo antidepressivi e vado dallo psicologo una volta alla settimana>> disse, il tono così indifeso e carico di vergogna da fargli ribollire il sangue all'idea di cosa avesse provocato tutto. Harry deglutì. <<E... ansiolitici. Quando- quando so di dover fare sesso.>>

Louis sgranò leggermente gli occhi, ritraendo la testa a quella frase...

<<Li prendi ancora? Con me?>> non potè fare a meno di chiedere, trattenendo il respiro. Non sapeva cosa esattamente sperasse di sentire, ma percepì il suo corpo riempirsi comunque di calore quando Harry gli rispose.
<<No>> disse lui, accennando un piccolo sorriso. Esitò. <<Tu mi fai stare bene, Lou.>>

Louis alzò una mano e gli accarezzò una guancia, le linee scolpite del viso di Harry che sembravano aderire perfettamente alle curve del suo palmo, invitandolo a non smettere mai di toccarlo in qualunque modo possibile.

<<Anche tu>> gli disse, perchè era vero, e Louis aveva a disposizione una quantità fin troppo limitata di cose vere da poter dire per permettersi di mentire anche in quel momento. Harry gli sorrise e scivolò verso il basso sul letto, in modo da poter appoggiare il viso al suo petto e stringergli le braccia intorno. Il liscio glielo lasciò fare, avvolgendolo a sua volta, e per un po' rimasero in silenzio.
<<Ho parlato anche di te, al mio psicologo>> esordì dopo un po' Harry, la voce ovattata dalla pelle dell'altro ma così vicina da riecheggiare attraverso il suo corpo in una flebile onda sonora.
<<E cosa gli hai detto?>> chiese mentre gli accarezzava la schiena con le punte delle dita, cauto e attento in modo da non soffermarsi troppo sulle lettere incise, in modo da non sentire l'istinto di stringere la mano a pugno e poter fare male a Harry inavvertitamente.
<<Che quando sono con te mi sento al sicuro. Lo so che non sei quel tipo di poliziotto, che non hai la pistola e tutto il resto, ma non c'entra quello. E' come se sapessi che non può succedermi niente.>>
<<E' così>> disse. A Harry non sarebbe mai successo niente, mai più...








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Ciao bellezze!♥️
Perdonate la lentezza degli aggiornamenti! Riuscirò un giorno o l'altro a farmi perdonare?

P.s. aggiungete Così Avvisi alla vostra Biblioteca, novità in corso! Lo scoprirete solo vivendo! 😜

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