Quattordicesimo

170 20 12
                                    

<<Dovresti passare a portarmi la colazione più spesso>> disse Louis, mentre accompagnava Harry verso l'ascensore. Il riccio gli rivolse un sorriso lascivo, leccandosi le labbra con enfasi e facendolo letteralmente arrossire in pubblico.

<<Beh, a me è piaciuta>> disse, e Louis non potè fare a meno di dargli un lieve schiaffo sulla spalla in tono di ammonimento, nascondendo malamente un sorriso imbarazzato e divertito insieme. Quel giocoso scambio di battute, ovviamente, catturò l'attenzione.

<<Buongiorno>> disse Stan, spuntando praticamente dal nulla accanto a loro con in mano la solita cassetta colma di pratiche.
<<Ciao, Stan>> gli disse in tono freddo Louis, rivolgendogli poco più che un'occhiata e tornando poi a fissare l'ascensore in attesa che le porte si aprissero.
<<Non mi presenti?>> disse allora il ragazzo, ignorando il suo palese tentativo di fargli capire che non era desiderato. Louis si girò verso di lui alzando un sopracciglio, ma prima di poter dire qualcosa di scontroso si rese conto che agli occhi di Harry poteva apparire da maleducati, non presentargli un suo collega. Così, roteò gli occhi e stese al gioco.

<<Harry, lui è Stan>> disse, facendo un cenno verso il ragazzo. <<Stan, Harry.>>
<<E' un piacere>> disse Stan, mentre gli stringeva la mano. Louis ovviamente notò il modo in cui lo stava fissando, squadrandolo dalla testa ai piedi e soffermandosi su spalle, petto e inguine, esattamente come faceva con lui, e notò addirittura l'impercettibile lampo di dispiacere nei suoi occhi dovuto al fatto di non poter godere del lato B.
<<Piacere mio>> rispose il riccio con un sorriso genuino, cercando di ignorare il suo sguardo lussurioso o forse semplicemente non rendendosene conto.
<<Così tu stai con Louis>> disse Stan dopo avergli lasciato la mano. Harry indietreggiò, tornando alla sua posizione accanto al liscio, e gli rivolse un'occhiata interdetta, come se gli volesse silenziosamente chiedere Cosa dovrei dire?

E Louis non lo sapeva, perché non l'avevano mai stabilito e non voleva che lo facessero. Ma Stan si stava mangiando Harry con gli occhi, si stava già sfregando le mani di soddisfazione dentro il suo perverso inconscio, pronto ad approfittarsi di lui, perché era troppo curioso e troppo ficcanaso e troppo presente, sempre e ovunque come un'erba nefasta, per non sapere che Harry aveva a che fare con uno dei casi più importanti e complicati del dipartimento. Sicuramente pensava che fosse una preda facile, per un predatore come lui. E a Louis andò praticamente il sangue al cervello all'idea.

<<Sì>> disse allora, ignorando la strana eppure piena sensazione che provò nel dirlo. Harry aprì la bocca per parlare ma non disse niente, facendosi più vicino a lui e sfiorandogli la mano con la sua in un silenzioso gesto di ringraziamento. Poi le porte dell'ascensore si aprirono.

<<Io vado>> disse il riccio, le guance vagamente arrossate. <<E' stato un piacere conoscerti, Stan.>>
<<Anche per me>> disse lui, osservando quasi con aria di scherno il modo in cui Harry esitò prima di avvicinarsi e dare a Louis un casto bacio sulle labbra.

Quando le porte dell'ascensore si chiusero davanti alla figura del riccio, Louis riportò lo sguardo su Stan, fulminandolo.
<<Cosa c'è?!>> chiese lui, fingendo innocenza e sorpresa.
<<Quel sedere è off-limits, Stan>> gli disse Louis, alzando un sopracciglio. Odiava riferirsi a Harry come un oggetto, ma era l'unica lingua che quell'essere capiva.
<<Come il tuo, a quanto sembra>> ribattè prontamente lui, il solito sorrisetto compiaciuto e saccente sul viso. <<E' un peccato, in tre saremmo uno spettacolo.>>
<<Tieni per te le tue fantasie perverse>> sbottò il liscio, incrociandosi le braccia al petto. <<Harry è mio.>>
<<Siamo possessivi, mh? Immaginavo che fossi quel tipo di persona>> rispose Stan, prima di avvicinarsi a lui per potergli sussurrare all'orecchio con enfasi: <<Terribilmente eccitante.>>

Louis si ritrasse e gli rivolse l'ennesima occhiataccia, poi girò i tacchi e tornò nel suo ufficio. Aveva informazioni da cercare, ciambelle ancora intere da mangiare, e un caos in testa da risolvere.

'Harry è mio'? lo ammonì l'Oscuro Passeggero, quasi facendosi beffe di lui, ma Louis lo ignorò. Perché più se lo ripeteva nella mente, più era bello sentirlo.

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'Vuoi venire da me stasera?'

'Ho dei referti da riordinare, farò un po' tardi. Puoi venire tu se vuoi, se non ti annoia aspettare che finisca!'

'Va bene, mandami l'indirizzo :) '

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<<Buonasera>> disse Louis, aprendo la porta d'ingresso. Gli sembrò terribilmente strano che fino a quel momento Harry non avesse avuto neanche idea di dove abitasse, e per questo fu ancora più definitivo quando si fece da parte e gli permise di entrare nel suo appartamento. Fu come una sentenza, come quando decideva che la vita di una persona doveva finire lì, in quell'istante; aveva fatto entrare Harry e non si tornava più indietro. Ma non ebbe paura. Non rimpianse di averlo fatto, quando il riccio gli sorrise e si avvicinò per dargli un bacio.

<<Puoi guardare la tv se vuoi, mentre io finisco. Cercherò di fare in fretta>> disse Louis, indicando le scartoffie sparse sul tavolo della sua cucina. Essendo un loft, dall'ingresso si poteva anche vedere il salotto, le due stanze separate da una piccola libreria bianca.
<<Non preoccuparti, fai tutto per bene>> gli disse Harry, guardandosi intorno con curiosità ma cercando allo stesso tempo di non farsi notare. Louis deglutì, improvvisamente in ansia.
<<Mi piace il tuo appartamento>> disse allora, essendosene palesemente accorto. Senza aggiungere altro, oltrepassò il tavolo della cucina e si sistemò sul divano, guardandosi intorno per cercare il telecomando. Louis sorrise, indugiando con gli occhi su di lui, e tornò al lavoro che stava facendo. Per un po' rimasero persi ognuno nelle proprie attività, Harry che faceva distrattamente zapping alla tv con le gambe accavallate sul divano e un braccio disteso lungo lo schienale.

<<Domani ho la mattinata libera in negozio, pranziamo insieme?>> esordì ad un certo punto, girando il viso e sbirciando in direzione dell'altro attraverso le fessure della libreria.
<<Io ho pausa dall'una alle tre, ti va bene?>> rispose lui, alzando la voce per farsi sentire mentre continuava a tenere lo sguardo basso sui fogli.
<<Sì, certo>> disse Harry, per poi riportare l'attenzione alla televisione.

La mattina dopo, Louis non ebbe il coraggio di svegliarlo e dirgli di andarsene. Era così strano e allo stesso tempo così bello vederlo dormire nel suo letto, dove nessuno era mai rimasto a dormire, e anche quella consapevolezza risuonò definitiva, terrificante e sconvolgente dentro di lui, ma non abbastanza. Così, gli scrisse su un biglietto cosa avrebbe potuto trovare in frigo e che si sarebbero visti all'uscita del suo ufficio e lo adagiò sopra il cuscino sul quale aveva appoggiato la testa, poi si voltò e lasciò la stanza.

'Harry, mi serve una lente da microscopio che ho dimenticato a casa, immagino tu sia già uscito quindi sto andando a prenderla. Ci vediamo direttamente in caffetteria, scusami, faccio presto.'

Louis scrisse l'sms giusto in tempo, prima che scattasse il semaforo verde e una sinfonia di clacson si levasse da dietro di lui, incitandolo a premere l'acceleratore. Posò il cellulare sul sedile del passeggero e mise entrambe le mani sul volante, riportando la sua attenzione alla strada, mentre si dirigeva velocemente verso casa sua.

Quando arrivò, girò le chiavi nella serratura della porta ed entrò, richiudendosela alle spalle. Si mise le chiavi in tasca e si voltò, con l'intento di trovare la lente che aveva sicuramente lasciato sul tavolo della cucina sotto qualche referto, quando si trovò davanti qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

Harry era lì. Erano le dodici passate e Harry era ancora in casa sua, ma non era quella la cosa più strana. Poteva benissimo essersi alzato tardi, oppure essere semplicemente troppo pigro per tornare a casa sua prima di andare al loro appuntamento. No, non era quello il punto.

Il punto era che....







...Il punto era che.. Improvvisamente si arriva a fine capitolo...

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