Settimo

221 23 2
                                    

Si alzò dallo sgabello e si diresse al tavolo del compleanno, curioso di sapere dove quella serata lo avrebbe condotto esattamente.

<<Eccomi qui>> esordì quando riuscì finalmente a raggiungere di nuovo Harry, che era rimasto quasi nella stessa identica posizione e stava sorseggiando distrattamente un altro drink colorato.
<<Ehi>>gli disse lui, sorridendo lievemente mentre lo guardava sistemarsi sullo sgabello. <<Ora posso offrirti qualcosa?>>
<<Lo stesso che hai preso tu>> disse Louis, non avendo voglia di stare troppo a pensare a che cosa bere esattamente. Harry abbassò lo sguardo sul suo drink con aria quasi mortificata, sfoggiando poi un sorrisetto di auto-derisione che fece alzare al liscio un sopracciglio.
<<Non credo, è analcolico>> disse infine Harry, grattandosi la nuca con la mano libera e poi ancor più distrattamente l'incavo del gomito, ancora una volta, e Louis notò nuovamente i segni rosati nonostante la penombra non aiutasse molto.
<<Come mai? Astemio?>> chiese in tono di conversazione, giusto per trovare qualcosa da dire. Il riccio si morse il labbro e guardò di nuovo il suo drink, girandoci dentro l'ombrellino con aria assente e lontana, così a lungo che Louis iniziò a pensare di dover ripetere la domanda, o meglio ancora di farne un'altra completamente diversa che stemperasse la tensione. Quando Harry alla fine rispose prima che potesse fare una di quelle due cose, fu quasi impercettibile al di sotto della musica vagamente ritmata che risuonava dentro il bar.
<<Bere mi rende vulnerabile>> disse, quasi come se parlasse a se stesso più che a Louis. <<Non mi piace ciò che mi rende vulnerabile.>>

Quando alzò lo sguardo e incontrò quello dell'altro, lo fissò con una certa insistenza, e lui non dovette dire altro per capire che, in qualche modo, l'alcol aveva avuto a che fare con quello che era successo, probabilmente agevolandolo, rendendo le cose più facili.
<<Neanche a me>> rispose, facendo un piccolo sorriso. <<Beh, credo non piaccia a nessuno in realtà.>>

Da lì in poi, iniziarono a parlare di varie cose, del più e del meno, ma non nel modo frivolo e insulso che Louis poteva riconoscere nelle conversazioni delle persone intorno a lui ogni qualvolta si trovasse in un luogo semi-pubblico. Ogni frase era azzeccata, astuta, sarcastica o semplicemente adeguata a quella detta subito prima; ogni sorriso e sguardo al suo posto dov'era giusto che fosse, niente di forzato né di imbarazzante, persino per lui, attore eccezionale di uno spettacolo lungo una vita. Louis omise tante cose, sì: l'omicidio di sua madre, chi era veramente, cosa si portava dentro. Ma in fondo, sapeva che anche Harry lo stava facendo. Sapeva che i suoi anni del liceo non erano stati solo gilet di lana imbarazzanti e canzoni composte al pianoforte quando nessuno guardava. E la cosa bella, era che andava bene così.

Non stavano mentendo, nessuno dei due lo stava facendo. Semplicemente, stavano raccontando ciò che potevano e ascoltando con interesse ciò che l'altro era disposto a raccontare, assorbendo tutto come spugne pronte ad imparare; Harry non era tenuto a dirgli cosa gli avevano fatto, anche lui aveva un segreto, e quel fatto in sé lo rese ai suoi occhi la persona più interessante del mondo.

E al di sotto delle risate, delle battute e dei sorrisi, Louis vide in lui la stessa oscurità che sapeva di possedere dentro il suo petto al posto del cuore. Vide in lui il buio dentro il quale si trovava così bene, come un animale notturno dagli occhi giallastri, dentro il quale sapeva sempre cosa fare e cosa dire perché semplicemente era quello il suo posto.

<<Ti va di ballare?>> disse all'improvviso Harry, destandolo dalle sue fantasie. Louis alzò un sopracciglio e si guardò intorno, rendendosi conto che la musica era stata aumentata di volume e che molti tavoli erano stati spostati o rimossi per permettere alle persone di muoversi su una pista da ballo improvvisata.

Non era certo il tipo per quel genere di cose, non andava mai a feste caotiche né tantomeno in discoteca, ma la musica era invitante e anche il ragazzo lo era. Con la sua mano rivolta verso l'alto e l'aria speranzosa, con quella strana luce negli occhi con cui poteva ingannare tutti ma non lui, con la sua mascella scolpita e il terzo bottone della camicia magicamente sparito e un collo fatto per essere morso. Decisamente invitante.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora