Ventiduesimo

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Ok, basta parlare.

<<Direi che è tutto>> disse Louis, dando per una volta ascolto all'Oscuro Passeggero. Perché davvero, basta parlare. Basta sentire persone più malate di lui rivolgersi a Harry come se ne avessero il diritto, come se non gli avessero fatto già abbastanza male. Basta vederlo arrabbiato, vederlo soffrire. Basta aspettare.

Fece un cenno al riccio e lui annuì, scostandosi leggermente dal tavolo. Louis prese il coltello con entrambe le mani e lo alzò, ma proprio in quel momento, concentrandosi sull'imprimere la forza giusta nell'affondo, la testa gli pulsò violentemente e oscillò in avanti, scuotendo la testa per ritrovare l'equilibrio.

Harry fu da lui in un istante, così veloce che quasi non se ne accorse: fece il giro del tavolo e si posizionò dietro di lui, cingendolo per i fianchi, e Louis potè sentire una scossa di energia pura lungo la spina dorsale perché tutto era proprio come nei suoi sogni, in quel momento. Tranne che per le fitte alla tempia, ma in fondo nei sogni non si provava dolore.

<<Ehi>> gli sussurrò Harry all'orecchio, tenendolo stretto a sé, e Louis trattenne il fiato. Potè sentire l'indecisione dell'altro sulla sua pelle, il modo in cui le sue mani accennavano a salire verso l'alto, delineando i suoi fianchi con l'intenzione di raggiungere le braccia, per poi tornare al punto di partenza. Fu una danza languida e cadenzata che si ripetè per almeno un minuto, e Louis fu grato del fatto che Richard fosse ormai troppo spaventato, o semplicemente rassegnato, per dire qualcosa e rovinare quel momento, il respiro di Harry che emanato dal suo petto quasi si fondeva con la sua schiena attraverso il tessuto dei loro indumenti, il fiato di Harry sul collo a pizzicargli i capelli.

Alla fine, il riccio prese la sua decisione. Le sue mani lentamente si spostarono verso l'alto, accarezzando Louis fino a raggiungere le scapole e poi le spalle, e infine scivolarono lungo le sue braccia per aderire a loro come pezzi perfetti di un puzzle. Un puzzle del quale il castano non aveva mai saputo di fare parte, ma che improvvisamente era completo.

<<Haz, non- non devi>> disse, la sua mente offuscata dall'eco del dolore e dal bruciante desiderio che invece Harry lo facesse, eppure, allo stesso tempo, si rese conto che quello non era un sogno, era la realtà, e nella realtà non poteva lasciare che i suoi desideri più perversi e inconfessabili trascinassero il riccio in un abisso dal quale non si poteva più risalire. Nella realtà, poteva tenerlo comunque vicino a sé, lasciarsi amare, ma senza condannarlo. Poteva impedirgli di diventare come lui.
<<Ci ho pensato in questi giorni>> sussurrò Harry dritto nel suo orecchio, le mani che ormai avevano raggiunto il manico del coltello e si stavano curvando intorno alla parte superiore, lasciata libera dalle sue. <<Voglio farlo.>>
<<Non si torna indietro>> gli disse Louis, e per un attimo pensò di sedare nuovamente Richard, fare in modo che lui e Harry si sedessero in un angolo e ne parlassero con calma, invece di affrontare quella conversazione senza guardarsi negli occhi.
<<Non posso lasciartelo fare da solo quando sono io che dovrei farlo, Lou. Non ho intenzione di usarti in questo modo senza sporcarmi le mani. E' sbagliato, e mi cambierà, lo so questo.>>

Smettila di insistere, non è quello che hai sempre voluto? Lasciati andare.

E allora Louis si lasciò andare. Fu Harry a dare inizio al movimento, ma fu Louis a guidarlo, e fu perfetto. Il castano tenne lo sguardo fisso verso il basso dopo aver sferrato il colpo per un tempo che sembrò interminabile, i loro respiri l'unica cosa a riempire il silenzio una volta che la morte ebbe il sopravvento, finchè non sentì le mani del riccio, immobili e rigide come rocce intorno al manico, farsi più rilassate e lentamente lasciare la presa. Quando Harry si staccò da lui, Louis lasciò andare a sua volta e si voltò.

<<Haz>> disse con voce strozzata, precipitandosi su di lui e afferrandogli il viso tra le mani quando si rese conto che stava piangendo, una singola lacrima che gli percorreva la guancia e che Louis scacciò via con il pollice. <<Harry, cosa c'è? Avrei dovuto insistere, mi dispiace, io- ci penserò io, lo farò io, non preoccuparti->>

Harry scosse la testa, altre lacrime che sgorgarono dai suoi occhi nel farlo, ma allo stesso tempo stava accennando un sorriso e Louis non capiva.

<<Cosa c'è?>> ripetè febbrilmente, costringendolo a fissarlo.
<<Scusami, è solo->> provò a dire Harry, soffocando un singhiozzo quasi isterico e cercando di calmare il ritmo del suo respiro. <<E' stato fantastico e io- io non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto.>>

Louis lo fissò sbattendo le palpebre, asciugando poi le nuove lacrime che stavano ancora percorrendo le guance del ragazzo.
<<E' normale, fa un certo effetto all'inizio>> disse sorridendo, per poi avvicinarsi e baciare Harry sulle labbra, percependo il gusto salato di qualche lacrima che non era riuscito a cogliere in tempo.

Insieme impacchettarono tutto, rimossero la plastica e lasciarono la cascina abbandonata per andare al porto e liberarsi ancora una volta di un segreto. Ma stavolta, era il segreto di entrambi.

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Il giorno dopo, Harry si prese dei giorni di malattia dal negozio di dischi e Louis approfittò delle ferie che aveva a disposizione e che non gli erano mai interessate, fingendo di voler passare con il riccio un weekend romantico lontano da tutti. Il che era parzialmente vero.

C'era una remota possibilità che Nick decidesse all'ultimo minuto di annullare o spostare l'appuntamento, e per questo avevano saggiamente tenuto il cellulare della loro ultima vittima - la loro prima vittima, considerando che era la prima uccisa anche da Harry. Era come un ciclo appena iniziato, come se tutti quelli precedenti non avessero più importanza, già relegati nell'angolo più nascosto della mente di Louis per lasciare tutto lo spazio possibile al futuro, a Harry, alle cose che avrebbero fatto insieme.

Il viaggio in macchina da Miami a Louisville era di più o meno un giorno, a velocità intensa; decisero di darsi il cambio quando uno dei due fosse diventato troppo stanco in modo da non doversi mai fermare lungo la strada, e di prenotare un motel fuori città per la notte.

<<Sei nervoso?>> chiese Louis, le mani strette al volante mentre imboccavano l'autostrada per lasciare Miami.
<<Per cosa?>>
<<All'idea di... vederlo>> rispose, accennando un'occhiata in direzione dell'altro per carpire la sua reazione. Harry ricambiò il suo sguardo con un po' di apprensione, mordendosi il labbro e sfiorandosi distrattamente un braccio con le dita.
<<Un po'>> ammise sospirando. Louis allungò una mano senza pensarci, lasciando il volante per appoggiarla sulla sua coscia e stringere dolcemente. Harry abbassò lo sguardo e sorrise.
<<Ci sarò io, non ti succederà niente>> gli disse il castano, prima di riportarla sul volante.
<<Lo so, è solo che tutto tornerà in superficie, sai>> rispose Harry in tono riflessivo, come se stesse formulando quel pensiero proprio mentre lo esprimeva a parole. <<Specialmente essendo dentro la scuola.>>
><Se vuoi posso andare solo io. Possiamo trovare un posto abbandonato e vederci direttamente lì, non devi- ehi, cosa c'è?>>

Harry stava sogghignando, le braccia incrociate al petto con aria saccente.

<<Quando la smetterai di volermi proteggere a tutti i costi?>> disse in tono divertito, scuotendo leggermente la testa.

Mai  pensò Louis, e anche l'oscurità fu d'accordo.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora