Decimo

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<<Allora?!>>

<<Sì, sì, ok? Ma io- io sto a guardare, te lo giuro, solo quello!>>

<<Solo quello?>> gli fece eco Louis, spostando la lama all'altezza della sua gola e percependo il ragazzo deglutire contro di essa, cercando di ritrarsi e fondersi con la superficie alla quale era legato. <<E' questo che ti racconti la notte prima di andare a dormire?>>
<<Perchè, tu cosa ti racconti?>> replicò il ragazzo in un'inspiegabile esplosione di coraggio, così inaspettata che Louis rimase fermo a guardarlo per qualche secondo, gli occhi sgranati.
<<Non ci provare>> disse a denti stretti, facendo un po' più di pressione. <<E' grazie a me se ci sono sempre meno schifosi come te in questo mondo.>>
<<Oh, capisco>> replicò il ragazzo, fissandolo come se non avesse niente da perdere nell'insultarlo. Anche quella era una fase standard: la cattiveria usata come corazza per difendersi stupidamente dall'inevitabile. <<Vuoi essere il grande eroe del povero e dolce Harriet?>>
<<Attento a come parli>> sussurrò Louis con la mascella serrata, cercando di tenere a freno la fiamma di rabbia improvvisa che poteva sentire dentro, nei muscoli, nelle ossa, la tentazione di premere e farla finita una volta per tutte come quel giorno di tanti anni prima, come con quel cane che non la smetteva di mordere e strappare proprio come quel ragazzo non la smetteva di parlare.

Uccidilo, Louis, abbiamo aspettato abbastanza.

Ma Louis doveva prima assicurarsi di una cosa.

<<Siete venuti a Miami per lui?>> chiese, sperando di non dover insistere a lungo perchè ormai era troppo impaziente, mancava poco, ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sapere che sensazione sarebbe stata togliere quella vita in particolare.

<<No>> fu la risposta, diretta e sincera. <<Ogni anno semplicemente cambiamo città, è più sicuro.>>

<<E Nick? Dove posso trovarlo?>> incalzò Louis, riferendosi all'unica persona irrintracciabile. Iniziò a picchiettare il piede sul pavimento con insistenza: non era abituato a parlare così tanto, a perdersi in tutte quelle chiacchiere; era snervante. Poteva anche passare ore intere in silenzio a guardare una vittima prima di ucciderla, crogiolandosi nell'attesa, magari facendo in modo di non essere visto finchè non lo decideva lui; ma conversarci dopo un po' risultava terribilmente irritante.
<<Non lo so, lo giuro, cambia sempre hotel con un nome falso e ci da lui l'appuntamento>> disse il ragazzo, la paura che a poco a poco faceva capolino nel rendersi conto che non c'erano più domande a cui rispondere, non c'erano più deboli fili a cui aggrapparsi nell'oscurità.

Louis annuì debolmente e alzò il coltello dalla sua gola, per graffiargli la guancia abbastanza da generare una piccola goccia di sangue che si addensò lungo il taglio per poi scivolare verso il basso, prontamente catturata dal vetrino che intanto aveva uscito dalla tasca. Il ragazzo sibilò e lo guardò con occhi grandi e luminosi, pieni di qualcosa di simile al tradimento.

<<Ma- avevi, avevi detto->>

Louis non gli rispose, limitandosi a guardarlo con un sorriso compiaciuto mentre impugnava il coltello con entrambe le mani e lo alzava. Avrebbe dovuto imbavagliarlo come faceva di solito, ma il luogo era isolato ed era notte ormai, gli abitanti di Miami sparsi per le strade affollate del centro o chiusi al sicuro nelle loro case. Al sicuro dal buio, da tutto ciò che era sconosciuto e pericoloso, da lui.

<<No, no, ti prego, non lo farò mai più, non lo fare, no!>>

Ma Louis non sentiva niente del mondo reale, sentiva soltanto Fallofallofallo mentre contemporaneamente recitava nella sua testa Fa che sia diverso, diverso da qualunque altra volta, fa che sia migliore.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora