Ventisettesimo

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Quando Nick si svegliò, fu come se il tempo avesse improvvisamente ripreso a scorrere, portando via con sé quella pausa di pace e tranquillità che Louis e Harry avevano condiviso in attesa di un suo movimento, seduti insieme in silenzio sopra uno dei banchi dell'aula. Il riccio scattò in piedi come una molla al suono della sua voce, ma non sembrava più spaventato come prima, forse anche grazie alla mano di Louis ancora saldamente stretta alla sua, entrambe coperte dai guanti.

Dopo aver mugugnato qualcosa di incoerente a causa del sedativo che a poco a poco lasciava il suo organismo per dare spazio alla veglia, Nick girò con un po' di sforzo la testa verso di loro, opponendosi alla pressione della striscia di plastica che gli teneva ferma la fronte. E rise.

<<Non ci posso credere>> disse in tono beffardo, e Louis si chiese se fosse solo una facciata per apparire noncurante fino all'ultimo o se fosse semplicemente troppo stupido per capire che non aveva più senso provare a fare il duro. <<Ti sei trovato un amichetto, Harriet? Mmm, e anche carino.>>

Prima che Louis potesse fare qualcosa oltre al provare un forte senso di nausea a quelle parole, Harry lasciò la sua mano e scattò in avanti, raggiungendo la cattedra e chinandosi su Nick per stringergli la mascella con forza, quasi conficcando le dita nelle sue guance.
<<Non parlare così di lui>> quasi grugnì, stringendo ancora. <<Non ti azzardare neanche a pensare di toccarlo.>>

Louis non aveva mai avuto bisogno di essere protetto, e non ne avrebbe avuto bisogno neanche contro una persona del genere. In fondo, era grazie a lui se Nick si trovava legato a quella cattedra. Eppure, il tono minaccioso e protettivo di Harry lo riempì di un profondo e denso calore che dalla pelle penetrò fin dentro le ossa, e capì come dovesse sentirsi il suo ragazzo ogni volta che lui gli diceva che lo avrebbe tenuto al sicuro da qualsiasi cosa. Era una sensazione meravigliosa.

Nick non disse niente, aspettando che Harry lasciasse andare il suo volto per riuscire a rilassare la mandibola, e quando lo fece si limitò semplicemente a fissarlo come se lo stesse studiando, quasi come uno zio che rivede un nipote dopo tanto tempo e non lo riconosce.
<<E' un peccato che tu non fossi così anche qualche anno fa>> disse infatti alla fine della sua riflessione. <<Sarebbe stato più divertente.>>

Il riccio decise saggiamente di ignorarlo, voltandosi e guardando Louis con eloquenza. Il castano annuì e si diresse verso l'altro banco, per poi tornare da lui con uno dei suoi coltelli. Era nuovo, non aveva ancora avuto il piacere di utilizzarlo. Decise che fosse quasi destino che lo facesse Harry. Lui prese il coltello e poi fissò Louis.
<<Non... non prendi il sangue dalla guancia?>> gli chiese, mentre fletteva le dita intorno al manico come per provarlo. Louis dovette costringersi ad alzare lo sguardo da quel movimento per concentrarsi su ciò che Harry aveva appena detto.
<<No, Harry>> disse con un piccolovsorriso consapevole, carico di calore. <<Lui è tuo.>>

Il riccio sbattè le palpebre con forza, come faceva sempre quando qualcosa lo colpiva dritto al cuore, e i suoi occhi si fecero un po' più scuri e affamati di qualcosa che Louis conosceva bene, così bene, che vederla lì danzante nelle sue pupille lo fece rabbrividire. Harry fece il giro della cattedra, posizionandosi tra Nick e la lavagna, mentre Louis rimase in piedi dal lato opposto, a guardarlo.

<<Finalmente hai tirato fuori le palle>> commentò Nick, e Louis sentì l'urgente bisogno di ficcargli un calzino in bocca o semplicemente tramortirlo di nuovo perché quello era il momento di Harry, e lui non vedeva l'ora, e faccia da cavallo non poteva rovinarlo con i suoi insulti e il suo disprezzo proprio come aveva rovinato qualsiasi cosa o persona avesse toccato nella sua esistenza. Come aveva tentato di rovinare Harry lasciandogli segni dentro e fuori che non se ne sarebbero mai andati, proprio come lui voleva.

Amore e OscuritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora