Capitolo 7.

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Venerdì 16 Settembre 2011, ore 14:10.

Sono le due e dieci e siamo da poco usciti da scuola. Stamattina, così come il primo giorno di scuola, ho fatto il tragitto verso scuola in compagnia di Piero e Gianluca. Ciò che cambia, però, è l'uscita dall'istituto. Ieri, infatti, ero con Aurora; oggi, invece, di lei all'uscita non c'è traccia. Alle otto di questa mattina, prima di entrare in classe, ci siamo dati appuntamento alla fine delle lezioni vicino al cancelletto dell'istituto. Sono qui da circa dieci minuti e non la vedo arrivare. Sto incominciando a preoccuparmi, anche se non voglio farlo notare ai miei amici.

"A chi stai aspettando?" mi chiede Gianluca vedendomi intento a guardarmi intorno come se aspetti qualcuno.

"Ad Aurora." dico e la mia risposta è diretta, immediata. Una risposta data senza troppi giri di parole e senza rivolgere lo sguardo, né a lui né a Piero.

Continuo a guardarmi intorno quando improvvisamente sentiamo delle risate provenire da dentro la scuola. Ho un brutto presentimento e per questo non esito un attimo a dirigermi nell'istituto. Ciò che mi trovo davanti conferma la mia brutta sensazione. Vedo un gruppetto di ragazzi che formano un cerchio intorno a qualcuno. Spero non sia quello che penso ma, appena un ragazzo si sposta leggermente, riesco ad intravedere la figura esile di Aurora a terra. Sta piangendo ed io sto male solo a vederla.

"Aurora." la chiamo entrando in quel cerchio e non curandomi dei ragazzi che, intorno a me, mi fissano confusi e muti, al punto tale che si crea un silenzio. Il confuso, però, sono io. Perché sembra strano che, in quella situazione, aiuti una mia amica vittima di stupidi ragazzini?

"Chi sei tu?" mi chiede qualcuno. Alzo lo sguardo che prima aveva su Aurora e vedo un ragazzo biondo fissarmi con uno sguardo minaccioso. Sono stato troppo impegnato a pensare alla ragazza a terra che non ho notato che in quel cerchio non ci siamo solo noi due, bensì anche il biondino.

"Sono Ignazio." mi limito a rispondere, anche se ho voglia di dirgli tutt'altro. È stato lui a rendere Aurora in quello stato e a provocare quelle risate e al sol pensiero mi viene voglia di dargli un bel pugno in faccia. Non ho mai sopportato i ragazzi prepotenti e pensare che in questo momento uno di questi se la sta prendendo con una mia amica mi fa irritare molto di più.

"Sei nuovo di qui, vero? Non ti ho mai visto." continua a chiedere quel tipo ed io mi limito ad annuire. Non ho voglia di parlare con lui, in questo momento voglio solo aiutare Aurora ad alzarsi da terra e ad andar via di qui. "Bene.. quindi dovresti imparare a non avere a che fare con i più deboli, a meno che tu non sia come loro." continua poi indicando con disprezzo Aurora che, ancora a terra, ci fissa senza dire una parola, ma continuando a piangere silenziosamente.

"Lei non è debole. E neanche io." contrabbatto io stringendo i pugni. Non sopporto che si tocchino, anche se solo con le parole, le persone a cui tengo. Non conosco bene Francesca, è vero, ma sento che diventeremo ottimi amici e per questo mi sento di doverla in qualche modo proteggerla.

"Chi aiuta i deboli, è debole." mi dice il biondo, come se la risposta sia ovvia. Ha un cervello piccolo questo ragazzo, penso. Insomma, come può solo pensare quello che ha detto?

"Oppure è più forte di uno stupido ragazzino che crede di poter dare lezioni di vita ad un suo coetaneo che invece ne sa più di lui." gli dico io a tono. Le parole mi sono uscite così, tutto un fiato. Parole che contengono rabbia, la mia rabbia. Non so come abbia fatto ad avere il coraggio di dire quelle parole, forse perché non sono riuscito più a sopportare quella situazione o il suo comportamento da arrogante e presuntuoso.

"Cosa hai detto?" sbotta il biondo prendendomi per la maglia. Subito mi allarmo e sto per controbattere, quando sento improvvisamente Piero urlare contro quel ragazzo di lasciarmi andare. "Piero, non hai sentito come mi ha insultato?!" dice poi rivolgendosi al mio amico.

"Si, ma è nuovo. L'hai detto anche tu, Alessio." cerca di giustificarmi Piero, ma io non capisco. Perché sta facendo di tutto pur di difendermi e di far ragionare il biondo? E poi.. perché deve dargli delle spiegazioni?

"Per questa volta la passi. Ora andatevene." mi dice quel ragazzo, dopo aver guardato Piero e Gianluca. Ma io invece di andarmene mi direggo verso Aurora che, in tutto questo tempo, ha osservato la scena con la schiena al muro. Mi dispiace per lei, non volevo assistesse.

"Aurora stai bene?" le chiedo preoccupato. Ha smesso di piangere, ma i suoi occhi sono ancora rossi a causa delle lacrime versate.

"Si, non preoccuparti." cerca di rassicurarmi lei con un sorriso, ma io so benissimo che non è così. Lei non sta bene, anzi, si vede dal suo sguardo che tutte quelle risate e tutte quelle parole l'hanno abbattuta. Nonostante ciò, però, non le dico niente. Mi limito solo ad aiutarla ad alzarsi. Le prendo la mano, davanti a tutti, per poi stringerla con la mia. A quel gesto la ragazza al mio fianco sorride imbarazzata. Da ciò capisco che non è abituata a tutte queste attenzioni da parte di un ragazzo ormai da un bel po' di tempo, in particolare in pubblico.

"Dai vieni." le dico poi trascinandola fuori scuola, mentre tutti i ragazzi hanno gli occhi puntati su di noi. Cosa hanno da guardare? Ammetto che stanno incominciando a darmi fastidio tutti i loro sguardi, ma in questo momento cerco di non pensarci.

Appena fuori lascia improvvisamente la mia mano ed io incomincio a guardarla confuso, non capendo il suo comportamento. "È meglio che.. che vada." mi dice poi camminando velocemente, quasi voglia scappare da me. Prima che sia troppo lontana la prendo per il braccio, fermando la sua fuga.

"Aspetta, ti accompagno." le dico, ma lei sembra non volere la mia compagnia. Mi guarda infatti come se volesse che le lasci il braccio per farla andare via, ma non voglio che scappi. "Non avere paura di me. Io.. voglio solo aiutarti." continuo cercando di convincerla.

La osservo e vedo che sta per dire qualcosa, ma poi decide di starsene zitta e di accettare la mia compagnia. Ci avviamo verso casa sua in assoluto silenzio, mentre io penso che mi sono totalmente dimenticato di avvisare Piero e Gianluca. Ora, però, il mio unico pensiero è la ragazza che ho al mio fianco e al suo stato d'animo.

"Ignà grazie per.." cerca di dire, ma viene interrotta da qualcuno alle nostre spalle.

"Aurora cosa è successo?" dice un uomo che, affianco al portone di una casa, ci osserva.

"Papà niente, non preoccuparti." gli dice, ma dallo sguardo dell'uomo capisco che non se l'è bevuta nemmeno per un momento. Nonostante ciò, però, non insiste.

"Piacere ragazzo. Io sono Andrea, il padre di questa ragazza al tuo fianco." si presenta l'uomo ed io ricambio quella presentazione in modo piuttosto timido. Giro poi lo sguardo verso Aurora e vedo che ha la testa bassa. Credo stia ancora pensando a ciò che è successo prima.

Mi dispiace vederla così ed è per questo che voglio trovare un modo per aiutarla. Ma qual.. sì! So cosa fare, devo solo trovare un modo per riuscirci e soprattutto devo trovare quel coraggio che purtroppo non ho e che mi manca.

Che ha in mente di fare Ignazio? Ci riuscirà o non avrà il coraggio? E Alessio? Cosa ne pensate di quel ragazzo?

Ricordami [Ignazio Boschetto]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora