Allenamento

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La sveglia suona. Non mi è affatto mancato quest'essere odioso. Allungo il braccio verso il comodino per spegnerla e, a malincuore, mi alzo dal letto. Sono le sette del mattino. Tra un'ora ci sarà la colazione. Pensavo che la vita all'Inferno fosse più semplice, che potessi alzarmi anche alle due del pomeriggio senza dover dar conto a nessuno. Purtroppo Lucifero ci tiene alla puntualità. Vado in bagno per fare una doccia. Lascio che l'acqua si porti via la stanchezza e il malumore. Stamattina non sono in vena. Sarà perchè quel periodo del mese è in arrivo. Mi sento giù di morale e le parole udite ieri pomeriggio nel corridoio continuano a tormentarmi. Ho già paura di questo posto. Non promette nulla di buono. Torno nella camera e inizio a prepararmi. Tra poco dovrebbe arrivare Lucio. Inizio a truccarmi e in quel momento qualcuno bussa alla porta.
«Avanti!» urlo e sento la porta aprirsi per poi richiudersi. Non so chi sia entrato. Sono troppo impegnata a mettere il mascara. Potrebbe anche essere un serial killer pensandoci bene.
«Ti rendi conto che sei lì immobile senza neppure controllare il tuo ospite? Se fosse stato un demone con cattive intenzioni saresti spacciata al momento.» Mi richiama Lucio. Non ha tutti i torti.
«Potrebbe succedere?» Chiedo deglutendo e improvvisamente mi ritornano in mente le parole dei due demoni dei corridoi. Rabbrividisco al solo pensiero che uno dei due possa un giorno entrare in camera mia.
«Eccome se può succedere. Sei nell'Ala dei Nobili. Qui nessuno riesce a darsi un contegno all'odore del sangue reale. Soprattutto se la reale è indifesa e debole, come nel tuo caso.»  Continua lui e l'ansia inizia a farsi strada in me.
«Farò meglio a chiudere la serratura allora.»  Affermo e lui sorride divertito dalla mia paura.
«Sei pronta?» Chiede guardandomi dalla testa ai piedi.
«Quasi.» Affermo mentre sistemo il rossetto. Mi alzo dalla scrivania e indosso le scarpe. Mi do un ultima sistemata ai capelli e vado verso Lucio.
«Sono pronta!»  Affermo e lui annuisce. Ci dirigiamo verso la Sala da Pranzo a braccetto e facciamo il solito ingresso. Queste formalità non ci sono mai state nel Regni dei Vampiri. Ci sediamo ai rispettivi posti e cominciamo a mangiare.
«Ho riflettuto sui miei genitori.»  Affermo improvvisamente. Lucifero si volta verso di me e l'interesse gli si legge in volto.
«Cosa hai intenzione di fare mia cara?» Chiede Lilith.
«Parlargli.»  Affermo semplicemente sotto lo sguardo attonito di Lucifero.
«Insomma, rimangono pur sempre i miei genitori. Sbagliare è concesso, succede a tutti.»  Continuo guardando Lucio che fa un cenno di approvazione.
«E così sia. Li manderò a chiamare dal consigliere reale.»  Afferma Lilith.
«Ah, Lilith. Alle dieci inizieremo i tuoi allenamenti. Sei piuttosto debole e qui dovrai imparare a cavartela da sola.»  Afferma Lucifero e annuisco. Il resto della colazione prosegue in silenzio quasi imbarazzante.

«Cosa dovrei indossare per l'allenamento?» Chiedo a Lilith. Dopo la colazione mi ha seguita in camera mia per chiacchierare un po'.
«Direi che la divisa infernale andrà più che bene mia cara.»  Afferma cacciando un pantalone e un corpetto di pelle neri dall'armadio. Li guardo non molto sicura di quella scelta. Prima li indossavo sempre ma sono cambiate un po' di cose da quando sono stata catapultata in questo mondo di abiti e tacchi.
«Fidati, è meglio indossare questi che un vestito.»  Afferma e non posso non darle ragione. Indosso la divisa e mi passa degli anfibi altrettanto neri. Acconcio i capelli in una coda alta e tolgo tutto il trucco per evitare di diventare un panda.
«Perfetta.» Afferma la Regina guardando il risultato finale.
«Mi sento a disagio così.» Affermo.
«Non ne hai motivo dolcezza. Sei una demone, mostra le tue curve, mettiti in mostra. Qui è tutto concesso.» Mi fa l'occhiolino e, ancora una volta, non ha tutti i torti. Siamo all'Inferno, non ho nessun motivo di sentirmi a disagio.
«E quindi?» Chiede improvvisamente sedendosi sul mio letto.
«Cosa?» Chiedo confusa.
«Come vi siete conosciuti tu e Lucio? Non ha mai approfondito l'argomento, è sempre stato molto riservato quando si parlava di te»
Sento il cuore saltare un battito.
«Era il primo giorno al liceo. Non conoscevo nessuno oltre a Sam e Jack, i miei migliori amici di tutta una vita. Ero piuttosto timida all'epoca, faticavo ad affezionarmi e anche a fare amicizia. Forse la mia indifferenza era dovuta alla morte improvvisa dei miei genitori. Non mi aprivo con molti, i miei unici amici erano Sam e Jack. Poi quel giorno tutto cambiò. Stavo camminando lungo un corridoio per andare in classe quando andai a sbattere proprio contro Lucio, all'epoca conosciuto da tutti come Romy. Mi guardò dall'alto in basso e, senza nemmeno scusarsi, continuò a camminare. In un primo momento lo odiai, poi in un secondo momento venne a scusarsi con me e lì tutte le mie barriere vennero sgretolate. Aveva qualcosa che infondeva fiducia in chiunque parlasse o che semplicemente lo guardasse. Non capivo cosa fosse. Ero all'oscuro di questo mondo. Ogni giorno accumulavo sempre più interesse verso di lui. Era misterioso, sfuggente. Insomma, il classico ragazzo dalla quale tutte le mie coetanee preferivano tenersi a distanza anche se risultava a tutte molto difficile. Non si poteva restare lontani da lui e dalla scia di mistero che lasciava. Alle lezioni era sempre quello distratto ma che sapeva qualcosa in più rispetto a tutti gli altri, compresi i professori. Una caratteristica presa dal padre suppongo. Non ci siamo mai parlati molto. Dopo quelle scuse i nostri incontri erano frequenti e i dialoghi scarsi. Il terzo anno mi invitò al ballo con lui. Inutile raccontare della mia felicità. Gli occhi di tutta la scuola erano puntati su di noi. In effetti nessuno si sarebbe immaginato che uno come lui, bello, intrigante e misterioso, invitasse al ballo una come me, orfana, timida e impacciata. Eppure lo fece. Cambiai totalmente idea sul suo conto. C'era qualcosa. Qualcosa che continua ad esserci tutt'ora. Per due anni ci siamo persi di vista. L'ho rivisto una settimana fa, il giorno del mio diciassettesimo compleanno, prima che tutto ciò accadesse. Il giorno dopo lo ritrovai al Palazzo dei Vampiri, nella mia cabina armadio. Mi consigliò che abito indossare. Ci ritrovammo nuovamente soli la sera, dopo il Ballo e dopo lo shock del mio imprinting con Demon. Quella sera mi ritrovai di nuovo sola in camera con lui. Mi rimase accanto per tutto il tempo. Mi confortò quando ne avevo bisogno, non mi lasciò mai sola. Restò persino a dormire al mio fianco pur di restare con me.» Racconto mentre Lilith ha un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. La guardo con aria interrogativa. Non capisco cos'abbia da sorridere così tanto.
«Non avevo mai visto mio figlio così. Non ha mai fatto tutto ciò per nessuna, demone o umana che fosse. Evidentemente tu hai qualcosa in più rispetto alle altre demoni. Non ti nasconderò che in un primo momento fu Lucifero a mandarlo da te. Voleva che ti tenesse sott'occhio. Dopo un anno però gli disse che il suo incarico era giunti a termine e solo ora scopro che in realtà lui ha continuato a vederti e a starti accanto. Questo da mio figlio non me lo sarei mai aspettata.»
«Beh nemmeno io mi sarei mai aspettata di essere stata pedinata dal Principe dell'Inferno.» Rido.
«Devi sapere che Lucio non è come suo padre, fortunatamente. Il parto è avvenuto prima della mia trasformazione in demone ma probabilmente te ne avrà già parlato. Il suo carattere misericordioso e gentile proviene dal suo lato umano ereditato da me.» Spiega.
«Certo che storia da raccontare ai figli.» Afferma dopo pochi secondi.
«Figli?» Chiedo sorpresa.
«Suvvia Lilith, sappiamo entrambe che questa storia potrà finire in un solo modo.» Afferma maliziosa la demone e arrossisco.
«Adesso sarà meglio andare.» Affermo imbarazzata e Lilith inizia a ridere. Usciamo dalla stanza e la Regina mi accompagna ai giardini reali.
«Eccovi qui! Cominciavo a pensare che vi foste perse.» Afferma Lucifero al nostro arrivo.
«Tutti questi millenni e dubiti ancora del mio senso dell'orientamento?» Chiede divertita la demone avvicinandosi al marito.
«Ovviamente mia cara» Afferma il Padre dei Demoni cingendole la vita.
«Quando fanno così vorrei diventare uno struzzo e nascondere la testa sotto terra.» Sussurra Lucio al mio orecchio.
«Non posso darti torto.» Sussurro a mia volta e lui sorride.
«Allora? Iniziamo?» Chiede Lucifero tornando con i piedi sul pianeta Terra e annuisco.
«Bene, vediamo cosa sai fare» Afferma e mi passa una spada.
«Cosa dovrei saper fare? Questa è la prima volta che impugno una di queste cose!» Sbotto irritata e lui sorride.
«Lo so.» Afferma soddisfatto. Impertinente. Mi rigiro la spada tra le mani senza sapere da dove iniziare.
«Ti faccio vedere io.» Afferma Lucio avvicinandosi a me.
«Devi tenere le mani in questo modo, così il peso della spada verrà equilibrato e riuscirai ad utilizzarla senza problemi.» Mi spiega sistemandomi le mani sull'elsa della spada. Sento il suo respiro sul collo e il mio cuore accelera. Annuisco e lui lascia le mie mani allontanandosi. Cerco di prendere familiarità con l'arma a poco a poco. Nei film sembra tutto così semplice.
«Ce ne vuole ancora per molto?» Chiede Lucifero visibilmente annoiato.
«Mi avete messo in mano una spada, non un fiore!» Gli ricordo nervosa e lui sorride divertito. Odioso!
«E? Da dove dovrei iniziare?» Chiedo.
«Fatti guidare dall'istinto.» Afferma il demone prima di iniziare a colpire la mia spada con la sua mettendomi in difficoltà. Cerco di parare i colpi con qualche difficoltà. Non riesco a prevedere le sue mosse, mi prende alla sprovvista e per questo è molto più avvantaggiato.
«Guarda i suoi piedi. Molto spesso puoi intuire la mossa dell'avversario guardando solo i suoi piedi.» Afferma Lucio e seguo il suo consiglio. Abbasso lo sguardo sui piedi del demone ma sono completamente dritti. Come diamine fa?
«Pensavi che sarebbe stato semplice battere il Diavolo?» Chiede divertito e lo fulmino con lo sguardo. Devo concentrarmi. Non voglio concedergli la soddisfazione di prendermi in giro per chissà quanto tempo. Raccolgo nella mia mente tutte le scene di combattimento viste nei film e cerco di memorizzarle. Mi metto in posizione di attacco e aspetto che sia lui a fare la prima mossa. Evidentemente entrambi aspettiamo la stessa cosa perchè lui rimane immobile non si muove.
«Dobbiamo restare così per tutta la giornata?»Chiede Lucio annoiato e a quelle parole il padre scatta in avanti. Blocco il colpo giusto in tempo a pochi centimetri dal mio viso.
«Ma sei impazzito o cosa?» Sbotto e respingo il colpo. Mi avvento sul demone scagliando fendenti che lui riesce a parare con molta facilità. Il suo viso non è affatto sorpreso. Lui ha previsto ogni mia singola mossa sin dall'inizio. Sapeva che avrei trovato difficoltà e che poi mi sarei lasciata trasportare dalla lama. Odiosi demoni.

«Come primo allenamento non è andata male. Anche se ci sono ancora molte cose da migliorare, la basa è stata gettata. Insegnarti il resto sarà un gioco da ragazzi. Certo lo sarebbe ancora di più se la tua trasformazione avvenisse il prima possibile ma non fa nulla, ogni cosa a suo tempo.» Afferma Lucifero alla fine dell'allenamento e ritorna al castello seguito da sua moglie. Getto la spada e mi siedo sotto un melo. Solo adesso ho notato che ci sono molti meli qui e al centro del giardino vi è un lago con al centro un salice.
«Sai, vige una leggenda riguardo quel lago.» Afferma Lucio sedendosi accanto a me
«Davvero?» Chiedo e lui annuisce.
«Vuoi che te la racconti?»
Annuisco e mi fa poggiare la testa sul suo petto mentre mi tiene tra le sue braccia.
«Molti millenni fa, alla nascita del Paradiso, vi era un angelo splendente, Ismael. Si dice che quell'angelo fosse il preferito di Dio, colui che poteva perfino udirlo. Un giorno l'angelo si ribellò a suo padre: egli era contrario alla nascita di una nuova specie che avrebbe occupato la terra. L'angelo così guidò una rivolta contro il Paradiso ma non riuscì a portarla al termine. L'oscurità inghiottì lui e i suoi seguaci. Vennero trascinati in un vortice dove l'angelo caduto venne messo a governare su un regno fatto di paura, vendetta e dolore: l'Inferno. Sul vortice, per nasconderlo all'occhio umano, venne costruito un castello dove il ribelle iniziò ad abitare insieme a tutti coloro che vollero seguirlo nell'oscurità. Insieme all'Inferno e al castello venne creato anche questo giardino con quel laghetto. Si dice che, chiunque lo tocchi, sia beato del perdono di Lui ma, chiunque si immerga completamente o beva l'acqua del laghetto, dimenticherà ogni cosa per lui importante: l'amore ad esempio. Per questo tutti preferiscono restarne lontani. Dalla creazione dell'Inferno mai nessun demone ha fatto ritorno in Paradiso e come dargli torto. La vita qua giù è senza regole, solo puro divertimento.» Racconta il demone.
«Quindi se per sbaglio dovessi cadere lì dentro dimenticherei tutto?» Chiedo e lui annuisce.
«Nessuno sa cosa succeda realmente. Mai nessuno si è offerto volontario per sperimentarne la funzionalità e nessuno si offrirà mai vista la pericolosità del laghetto.» Continua e annuisco.
«Andiamo?» Chiede dopo qualche minuto di silenzio e annuisco. Mi aiuta ad alzarmi e ci dirigiamo in camera mia.
«Tra poco serviranno il pranzo. Vado a prepararmi, ti aspetterò qui fuori.» Afferma fuori la porta della mia stanza e si allontana. Entro in camera mia per prepararmi e la prima cosa che faccio e fiondarmi sotto il getto d'acqua per togliermi tutto il fango di dosso.
Ho appena finito di prepararmi. Lucio è fuori dalla mia stanza da quasi dieci minuti. Sistemo il rossetto e apro la porta. Il demone mi guarda con un misto di tristezza e speranza negli occhi.
«Lilith, c'è una persona che ti aspetta fuori dall'Inferno.» Afferma Lucio appena esco da camera mia.
«Chi è?»
«Non lo so. Me lo ha detto una guardia poco fa.» Continua.
«Andiamo?» Chiede e annuisco. Iniziamo a dirigerci verso i Neri Cancelli.
«Per di qua.» Afferma appena usciamo dall'Inferno. Continuiamo a camminare e ci troviamo di fronte a ciò che sembra un tempio.
«Questo è il Tempio di Rose.» Afferma il demone.
«Perchè proprio di rose?» Chiedo curiosa.
«Molti anni fa mio padre si rese conto che in questo pezzo di terra potevano crescere solo le rose. Ogni altro fiore trovava la morte. Però solo due tipi di rose trovavano vita: la rosa gialla e la rosa bianca. Si dice che la rosa gialla sia il fiore dell'inganno, del tradimento mentre quella bianca sia il fiore della purezza. Questo luogo divenne il perfetto incontro tra Inferno e Paradiso. Il Male e il Bene. I nostri genitori fecero piantare rose gialle e rose bianche a simbolo dell'unione di due Regni nei giorni di festività.» Spiega.
«A quanto pare oggi è il giorno delle storie.» Affermo divertita e faccio nascere un sorriso sulle sue labbra. Ci avviciniamo al tempio e una figura al suo interno cattura la mia attenzione.
«Chi è?» Sussurrò.
«Michael, il quartogenito di Michele.» Ringhia Lucio e sento i miei muscoli paralizzarsi. Sembra che non abbia una gran simpatia verso l'angelo.
«Figlio di Michele hai detto?» Sussurrò.
«Tuo fratello minore. Il legittimo erede al Trono del Paradiso.» Afferma dando vita alle mie paure.
«Cosa ci fa qui?» Chiedo prendendogli il braccio.
«Stiamo per scoprirlo Principessa.» Afferma mentre saliamo le scale che portano al Tempio.

Il profumo dell'InfernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora