... Non può Morire.

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Rafael... Gli hanno sparato, è stata questione di un frammento.
Un minuto prima parlavamo e ci scambiavamo sguardi d'intesa, dopo che mi aveva detto come ottenere una confessione schiacciante da un pedofilo.
Un minuto dopo lui si volta verso qualcuno che lo chiama per il ruolo che lui ricopre, e bum, bum, bum... tre colpi sparati a secca ripetizione. Lo prendono in pieno colpendolo in sequenza, a spalla, addome e pancia.
«PRO... RAFAEL!» mi sono sentita stonata dalla mia stessa voce.
Con il fiato in gola sono corsa da lui, la sua espressione era incredula ma non sembrava cosi sorpreso. Mi ha guardata allargando un leggero sorriso beffardo e sofferente, "lo shock!" ho pensato immediatamente tamponandogli due delle ferite. Dopo qualche minuto nonostante le mie suppliche, e rassicurazioni ha perso i sensi.
«Carisi un ambulanza!» ho ordinato al mio detective che mi ha guardata annuendo.
«Già fatto è in arrivo... Resisti procuratore!» la prima parte del discorso era diretta a me la seconda.
Beh a lui all' uomo che dopo Eliot e Brian, ha fatto una decisiva differenza nella mia vita. Mi fido di lui ciecamente, so che combatte per i miei stessi ideali ed è un combattente nato. Credo di essermi innamorata di lui, quasi subito dopo il nostro incontro. Non gli ho mai detto nulla, perché? Beh semplice prima di tutto è il mio capo, poi non sono sicura che riuscirei a scindere lavoro e vita privata. O tanto più non sono certa che sarei capace di staccare la sera. Solo che ora le cose cambiano, dopo l'arrivo dell' ambulanza le sue due crisi nel tragitto e le rispettive riprese. Una volta arrivati in ospedale e durante la corsa in sala operatoria, lui cosa mi dice? Il mio cuore trema logicamente, e non appena lo vedo provare a togliersi la maschera per l'ossigeno. Provo ad impedirglielo a tutti i costi, ma il suo respiro di supplica mi impedisce di fermarlo "come sempre!" già come sempre. Se solo non fosse per
«Liv... Io ti A m o!» non ragiono più da quel istante.
Per me tutto si ferma, i miei piedi compresi. Non do molto peso all'infermiera che stacca le nostre mani, perché io non posso più passare, ma l'ultima cosa a cui riesco a pensare e a dare peso sono le sue parole. Mi appoggio al muro posando le mani sulle ginocchia.
«Perché?» Mi sento assalire dalla rabbia e dalla frustrazione.
Sento le lacrime agli occhi, e un nodo alla gola.
«... Perché Raf? ...» Non riesco a fare ameno di chiedermelo.
«... Perché ora? ...» Sento le lacrime bagnarmi il viso e scendo a sedere per terra prendendomi la testa tra le braccia.
«... Perché così? ...» Non sei tipo da scegliere la via più facile.
Sento i singhiozzi irrompermi in gola, e le lacrime cancellare tutto ciò che vedo.
«Sergente... Olivia stai bene?» Fin?
Fin è la sua voce, le sue mani sulle mie braccia. Cerco di metterlo a fuoco sbattendo gli occhi, e dopo due o tre tentativi ci riesco.
«Fin... Lui!» Vorrei... Voglio dirgli che ha detto di amarmi, voglio dirgli che ho una fottutissima paura che lui non esca di li. Voglio si è vero, ma le mie parole e la mia gola sembrano bloccati.
Mi guarda con un grugnito, e sorridendo costernato mi asciuga le lacrime.
«Starà bene Oliv... Credimi è un osso troppo duro per morire così!» Mi rassicura prima asciugando mi le guance, poi stringendo mi nel suo forte abbraccio mi accarezza la schiena.
In ambulanza durante le due crisi che ha avuto, ho pregato, supplicato e implorato dio che non lo chiamasse a sé. Lo so che non mi sono mostrata molto credente negli ultimi anni, però io non posso rinunciare anche a lui. "No!" non voglio rinunciare anche a lui, "lo amo Cazzo si lo amo!" sento le mani di Fin prendermi il viso, ma non sento le sue parole. Per un altro attimo sbatto gli occhi, e lo metto a fuoco.
«Oliva mi senti?» "No!" in effetti non ti ho sentito.
«Cosa? ... Cosa mi hai detto?» chiedo incespicando le parole con la mia stessa voce.
Fin mi guarda e sospira, credo che lui sospetti che la mia reazione sia dovuta a qualcosa di più, dell semplice fatto che hanno sparato a un mio collega, amico, e decisamente un bel po' di più! Insomma fa questo mestiere da molto più tempo di me.
«Bisogna avvertire qualcuno?» mi chiede all'apparenza disinvolto costringendo mi a guardarlo. Scuoto la testa istintivamente, anche se ci sarebbe sua madre che non so come avvertire.
«Ci sarebbe sua madre... Ma?» sussurro tirando su con il naso.
«Ma?» mi incalza.
«Ma non so come trovarla!» già d'altronde non mi sono mai trovata nell' evenienza di dover avvertire qualcuno per lui.
Vedo Fin zittirsi e passare in modalità riflessiva, poi si tocca il mento e guarda in su verso Sonny.
Carisi si avvicina e ci guarda.
«Come sta?» chiede guardando prima Fin poi me.
Scuoto la testa indicandogli le due porte a battenti che si sono chiuse?
«Da quanto siamo qui?» chiedo rivolta a Fin.
«Una decina di minuti!»
Guardo Dominic che annuisce e allunga un sorriso, non sorriso vero e proprio è un' espressione che fanno tutti quando apprendono l'ovvio. Si abbassa al mio fianco e mi guarda, poi si volta verso Fin che posa una mano sulla sua spalla.
«Tu hai contatti con l'ufficio del procuratore?» gli chiede calmo e pacato.
Vorrei rispondere io, ma Carisi lo fa per primo.
«Sì ma credo che se c'è qualcuno da avvertire lo hanno già fatto!»
Vedo Fin annuire e sul punto di aggiungere altro.
«Però se vuoi posso informarmi se è già stato avvertito chi di dovere!!»
Fin gli sorride con intesa e annuisce, poi torna a guardare me che ho assistito a tutto in silenzio.
«Sua madre è in una casa sicura Era stanco di metterla a rischio!» informo Fin con un filo di voce, e dico il tutto in un sussurro e quasi senza pensare.
Fin mi guarda e grugnisce, poi guarda verso Sonny, che parla a telefono con un po troppo trasporto.
«Qualunque cosa accada deve saperlo! Tu stai bene?»
Ecco che mi richiede se sto "bene!" beh Fin vorrei tanto rispondere: " no Fin no! non sto affatto bene cazzo... Meno di un'ora fa hanno sparato tre fottuti proiettili all'uomo che amo... Quindi col cazzo che sto bene!" e invece.
«Si sto bene... Lo hai detto tu è un osso duro... Ce la farà!» rispondo quasi senza tono e con una fasulla alzata di spalle.
Sto male cazzo lui non deve morire, ma è anche per questo che devo farmi forza. Devo credere in lui, nel mio amore per lui, in quello che suscita e che ha sempre suscitato in me.

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