Vuoi davvero farmi un tatuaggio?

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Diciamo che tutto sommato le prime prove non erano andate malissimo, poi, purtroppo le cose avevano iniziato a farsi via via più complicate. Dovevo passare troppe giornate con Wayne, e la cosa ormai incominciava a darmi sui nervi, lui era sempre così perfettino e composto che quasi mi veniva voglia di spingerlo giù dal palco, ovviamente tutto sarebbe successo "accidentalmente". Diciamo che il mio livello di tolleranza nei suoi confronti è un sei scarso, a livello professionale non posso lamentarmi, è bravo a recitare, ma proprio non ci sa fare con le altre persone.

L'altro giorno, mi stavo riposando dietro le quinte, dopo tre ore di prove intensive; stavo guardando la foto di mia mamma, lui è arrivato e ha fatto un'uscita del tipo: "che ci fai con una bionda come sfondo del telefono?" chiese con un tono da finto tonto, io mi sono girata il più tranquillamente possibile e gli ho risposto con un tono glaciale, "è mia madre"; lui mi ha guardato per un attimo come se fossi pazza e poi ha ribattuto, "perché mai la tieni come sfondo, se ti manca chiamala" disse con il tono più ovvio del mondo... in quel momento non ci ho più visto, mi sono alzata e con la voce segnata dal magone gli ho sibilato, "se avessi un telefono per il paradiso lo farei" e così dicendo l'ho spinto talmente tanto forte da farlo cadere.

Da quando è successa quella cosa, ogni giorno non fa altro che cercare di scusarsi, io però lo ignoro totalmente, doveva pensarci prima. Stranamente oggi non ha ancora provato a parlarmene, probabilmente cercherà di attaccare bottone durante la pausa caffè. Una volta passate le prime tre ore, andammo al bar del teatro, non feci in tempo ad ordinare la mia adorata cioccolata calda, che quel viscido mi stava già parlando:

- Mad, ascolta per l'altro giorno ti volevo chiedere scusa – disse con aria da cane bastonato, feci un respiro profondo e cercando di calmarmi mi girai per rispondergli, ma Ian si intromise nella conversazione

- Smamma Wayne Junior... e lascia stare Mad... sai fare solo casini quando parli – ringhiò lui cingendomi le spalle con il suo braccio scolpito dagli allenamenti... così dicendo, mi trascinò via da lui

- Grazie – gli sussurrai tirando un sospiro di sollievo

- Figurati – sorrise lui passandomi la tazza di cioccolata – allora che mi racconti, come è andata in questi giorni? –

- Tutto benissimo, a parte LUI ovviamente – risposi scocciata – però abbiamo iniziato a vedere la città, devo ammettere che è un po' inquietante, ma in fondo è carina, forse abbiamo solo sbagliato a visitare i posti – continuai tranquillamente

- Hey, se vuoi, solo se vuoi – disse lui alzando le mani in segno di resa – stasera potresti uscire con me... potremmo andare a fare un giro...-

- Certo – risposi arrossendo – con molto piacere-.

La prima cosa che pensai non appena tornai in camera fu: "non ho niente da mettermi". Stavo andando nel panico, ma per fortuna Jenny venne in mio soccorso. Mentre stavamo frugando tra i vestiti le chiesi:

- Sinceramente, che ne pensi di Ian? –

- Beh a parte il fatto che è carino e simpatico, direi che è sembrato una persona affidabile e molto protettiva – aggiunse una nota molto melensa sull'ultima parola

- È vero - ammisi arrossendo – è stato molto gentile a liberarmi da quel rompi palle di Wayne... dio mama che deficiente, dico io, ma ti pare che va a dire certe cose a una persona che neanche conosce... a quanto pare essere cresciuto nel lusso gli ha bruciato gli unici neuroni che aveva –

- Ah – obbiettò lei – l'unico neurone, i ragazzi ne hanno soltanto uno – scherzò, scoppiammo a ridere entrambe.

Alla fine indossai dei jeans strappati, una canotta con le borchie, la giacca in pelle e le Adidas. Tempo che finii di prepararmi e il cellulare aveva già iniziato a squillare.

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