Cupcake, Caffè e Droga

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Per l'ennesima volta mi fermai a guardare il mio nuovo tatuaggio, non è che mi facesse impazzire; però aveva fatto letteralmente impazzire Harley e ne ero contenta. Non appena J glielo disse, lei diventò paonazza e gli sbraitò chiedendogli come si fosse permesso di fare una cosa del genere, e così battibeccarono per tutto il resto della sera.

Sorridendo, ripensando a quella scena, finii di cambiarmi e scesi in cucina per fare colazione. Trovai J seduto a tavola intento a bere il caffè e a leggere il giornale, in oltre notai che nel posto affianco al suo c'erano due cupcake al cioccolato e una tazza fumante di caffè.

- Buongiorno – sbadigliai

- Buongiorno Principessa – sorrise lui abbassando il giornale – vieni, ti ho preparato la colazione -.

Sentii una stretta al cuore, era quello che avevo sempre desiderato, fare colazione con mio padre; tuttavia questa situazione mi sembrava così insolita, così troppo normale. Nonostante la strana sensazione sorrisi e mi sedetti per fare colazione.

- Ah le quotazioni in borsa sono scese ancora – borbottò lui

- Io non ci ho mai capito niente in quelle cose – ammisi – c'è anche da dire che non ho mai studiato economia –

- Non ti preoccupare, in un momento morto ti spiegherò come funziona – sorrise voltando pagina

- Hai risolto con Harley? – chiesi dopo un po' iniziando a sorseggiare il caffè

- Sì non ti preoccupare, facciamo sempre così – rise lui

- Okay – sussurrai per poi continuare a bere. Dopo poco incominciai a sentirmi strana, la vista iniziò ad appannarsi e la testa a girare, guardai il caffè; aveva un colore strano.

- J... cosa c'è nel caffè? – domandai sbiascicando le parole, non riuscivo neanche a parlare

- Niente di che... un filtro che ti renderà immune dalle tossine, gentilmente fornito da Poison Ivy e altre cose – disse lui tranquillamente

- Mi hai drogato? – sbiascicai accasciandomi allo schienale della sedia

- Un pochino – rise lui. Da quel momento in poi tutto divenne buio.

Un rumore assordante mi rimbombò nella testa, frastornata come non mai cercai di alzarmi, ma l'unica cosa che riuscii a fare, fu mettermi seduta. Che diavolo gli era saltato in mente!? Perché cazzo mi ha voluto drogare?!

Ero appoggiato a una parete di metallo e si sentiva un tremendo odore di pesce marcio, dove cazzo sono!? Quando la vista incominciò a stabilizzarsi, capii che ero in un container. Una luce accecante mi fece socchiudere gli occhi, era il mio cellulare, lo presi e con grande nervoso vidi che J mi aveva mandato un messaggio.

"Quando sei fuori rispondimi".

Barcollante mi alzai e mi diressi verso l'uscita, come immaginavo, era uno dei suoi soliti giochetti. La porta era bloccata da un lucchetto e per terra c'erano: una pistola e un paio di forcine, "scegli tu e portami con te" recitava un bigliettino abbandonato affianco agli oggetti.

Ma perché deve fare così? E incazzata come non mai, presi la pistola e sparai al lucchetto, il quale si disintegrò. Ero già rintronata di mio e il boato peggiorò ancora di più la situazione; con cautela uscii e senza grandi sorprese mi ritrovai al molo, riposi la pistola nella tasta interna della giacca e gli risposi

"si può sapere che cavolo ti passa per la testa?!"

"calma Principessa non ti agitare, ora dovrai fare 4 cose... numero 1: esci da quel posto e va a rubare le caramelle a un bambino"

"serio?! -.-"

"Vai!"

Avevo un'amarezza a dosso che era indescrivibile, aveva avuto il coraggio di drogarmi e ora intende rifarmi un altro di quei suoi stupidi test! Sbuffando mi allontanai da quel luogo puzzolente per inoltrarmi nelle infime vie di Gotham. 

Ogni tanto sono anche fortunata, infatti, non molto lontano da dove ero, intravidi delle giostre e bancarelle varie. Quella prima sfida fu un gioco da ragazzi.

- Ehi piccolo guarda là! – dissi stupefatta indicando un punto indefinito alle sue spalle, lui si girò di scatto per guardare ed io gli sfilai sacchetto delle caramelle di mano. Prima che iniziasse a urlare, corsi via e mi rintanai dietro una giostra.

"fatto!" gli scrissi

"numero 3: vai da Pinguino alla 22 Avenue di Diamond District, è poco lontano da Jefferson Park, non ti puoi perdere "

"scherzi?! E come ci arrivo?!"

"numero 2: ruba una moto".

Feci dei respiri profondi, ormai non lo sopportavo più, non ce la facevo più; stavo seriamente prendendo in considerazione il fatto di chiamare Ley, cioè Harley; ma la parte orgogliosa di me prese il sopravvento e mi imposi di finire queste ultime stupide sfide.

Vagai senza meta per le strade di Gotham, non c'era neanche un motociclista. Capii che sulla via principale l'unica cosa che potevo trovare era una concessionaria, perciò incominciai a vagabondare per le stradine secondarie. Se devo essere sincera, appena arrivata a Gotham avevo una paura terribile di girare da sola, ora, invece, dopo questi ultimi giorni, non ci faccio neanche una piega.

Trovai un bar alquanto squallido, il quale tuttavia fu il mio "bingo". Tipici motociclisti barbuti facevano avanti e indietro dal locale; prima di entrare feci un giro verso il retro del locale, dove trovai molte moto parcheggiate. Sperai con tutta me stessa che qualcuno di loro fosse così stupido da lasciare le chiavi all'interno del casco, ma non fu così.

Alla fine decisi di entrare nel locale; l'aspetto esteriore rispecchiava quello interiore, era letteralmente misero. Un odore intenso  di alcool e fumo mi colpì appena entrai e non feci a meno di tapparmi per un attimo il naso; osservai attentamente la stanza, ma nessuno di loro era già abbastanza ubriaco da rubargli le chiavi da sotto il naso.

- Ehi, ti ho visto bazzicare lì di fuori... che stai cercando? – chiese una ragazza incappucciata seduta a un tavolo proprio al mio fianco

- Io... - incominciai

- Shh... siediti e per l'amor di dio tira sul il cappuccio... se vuoi rubare qualcosa, almeno fa sì che non ti riconoscano subito... sai già si vedono poche ragazze qua e soprattutto non hanno i capelli mezzi verdi come i tuoi – ubbidii senza farmelo ripetere due volte

- A regola sono brava – dissi ironicamente – mi hai già sgamato –

- Non ti preoccupare... si impara col tempo, io è già da un po' che lo faccio – sorrise lei – comunque tra ragazze bisogna sempre aiutarsi... io sono Lily – disse porgendomi la mano

- Mad – risposi stringendogliela

- Allora Mad, che fai da queste parti? –

- Cerco una moto... mio padre non la smette di farmi dei "test" per vedere se sono alla sua altezza – spiegai infastidita

- Capisco, anche mia madre fino a poco tempo fa mi faceva delle cose del genere... tuo padre fa parte della mafia? –

- Sì – risposi dopo un attimo di titubanza, forse non era il caso di dirle che ero la figlia del Joker

- Capito - sospirò lei - dai Mad, adesso ti insegno la famosa arte del rubare – 


Salve a tutti!

ecco a voi il nuovo capitolo, chi sarà mai questa Lily?  Mad riuscirà a mettere da parte l'orgoglio così da riallacciare i rapporti con la madre?  

fatemi sapere che ne pensate!

baci baci

Elly

Mad PrincessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora