Ci penso io a te zuccherino

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Ormai ero in piedi, non aveva più senso rimettersi a letto, perciò decisi che sarei andata a fare colazione. Era presto, a momenti non erano neanche le 7, e sarei dovuta andare a teatro alle 9; decisi di prendermela con calma, feci una lunghissima doccia bollente poi mi preparai con altrettanta calma. Indossai i miei soliti jeans neri a vita alta strappati e un top bianco con sopra la giacca che mi aveva lasciato J ieri sera.

Per tutta la notte non ho fatto altro che pensare a lui, sono curiosa di scoprire chi è... anche se molto probabilmente non è molto difficile da indovinare, probabilmente sarà una specie di mafioso, glielo si legge in faccia. Quando mi ha detto che quello era il suo mondo e che lui in poche parole dettava legge, mi ha fatto accapponare la pelle, per un attimo ho pensato che avrebbe potuto uccidermi; tuttavia da quel che ho potuto vedere, gli sto simpatica. Qualsiasi persona sana di mente gli starebbe lontana, e di certo quella persona non sono io, in un certo senso lo trovo affasciante, perché ho la sensazione che in fondo ci assomigliamo, ed è la prima volta che sento una tale affinità con una persona.

Una volta che mi riscossi dai miei pensieri, presi la borsa e scesi a fare colazione. Tutti i miei amici erano ancora a letto, anche il mister non era ancora sceso. Mangiai due brioches, avevo una fame da lupi, poi bevvi il mio adorato caffè; è come una droga per me, non posso farne a meno, in molti mi dicono che non ne avrei bisogno vista la mia continua frenesia ed esuberanza, ogni volta che me lo dicono, rido, non so come mai ma il caffè mi calma i nervi in un certo senso.

Con calma mi diressi al teatro. Le strade di Gotham erano già affollate da persone ritardatarie e macchine sfreccianti. Anche di giorno la città restava un luogo molto lugubre, tutti i palazzi sembravano celare qualcosa di losco e malvagio; anche il teatro all'esterno sembrava molto tetro, tuttavia all'intero era totalmente l'opposto.

Una volta entrata andai diretta verso i camerini e mi cambiai, indossai i leggins neri con sopra una canotta dello stesso colore e una felpa. Raccolsi i capelli in uno chignon disordinato, la porta si aprì di colpo.

- Scusa, non credevo fossi già arrivata – disse Ben arrossendo, stava nascondendo qualcosa dietro la schiena

- Cosa ci fai qui? – chiesi facendomi beffe di lui

- Niente – balbettò – ero venuto a... - non sapeva cosa dire

- Non so, eri venuto a rubare, nasconderti, spiarmi... - supposi avvicinandomi a lui, eravamo distanti pochi centimetri, lui deglutì rumorosamente, stava per parlare quando gli presi la scatola che nascondeva dietro la schiena. La osservai per un attimo, era un contenitore trasparente pieno di biscotti al cioccolato, i miei preferiti. C'era un biglietto "Mad spero ti piacciano... B".

- Grazie – sussurrai arrossendo – è un gesto carino da parte tua, nessuno mi aveva mai regalato dei biscotti e per di più i miei preferiti –

- Davvero? Ehm cioè... Prego – disse passandosi una mano tra i capelli

- Ho un idea, c'è un posto carino dove potremmo mangiarli? – gli chiesi esuberante

- Un posto ci sarebbe... vieni – mi prese per mano e ci dirigemmo verso le quinte, lì entrammo in una specie di stanzino, dove vi erano delle scale, salimmo per diversi piani fino a quando non arrivammo a una specie di terrazzo. Non era molto grande, tuttavia c'erano un tavolino e delle sedie; ci sedemmo.

- Siamo in cima al teatro, da qua puoi vedere... -

- Niente, perché siamo circondati da palazzi che sono il triplo di noi – lo interruppi ridendo

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