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CAPITOLO 30: UN PASSO INDIETRO 

"Ci sono momenti nella vita in cui l’unica alternativa possibile è perdere il controllo."

Aprii gli occhi lentamente.

Uno spiraglio di luce dalla finestra aveva disturbato il mio pacifico riposo. Ero così stanca senza un motivo valido, forse era più una cosa mentale che fisica ma non ne ero sicura.

Mi sentivo terribilmente stordita, come se la sera prima avessi bevuto un bel po' di bicchieri oltre al limite.

Pensai ma nulla.

Non c'era nessun immagine di bicchieri o alcolici. Pensai di nuovo, per cinque secondi.

Cercai di ricordare qualcosa più in generale, anche piccoli frammenti.

Vidi infatti immagini fin troppo confuse e discordanti nella mia testa: io e Klaus parlare civilmente, poi ad un certo punto sesso e ancora sesso. La prima scena mi stupì, le altre molto di più.
Che cosa diavolo avevo combinato?

C'erano solo le sue mani che mi toccavano ovunque.
Quel calore che mi dava i brividi.
Gli innumerevoli baci.
La sua voce profonda che sussurrava parole al mio orecchio.

Solo a ripensarci mi tornava quasi voglia di ritentare ad un approccio del genere ma dovevo resistere: l'avevo fatto per secoli, non potevo buttare tutto all'aria per una nottata.

Inutile dire che non riuscivo a capacitarmi della cosa, del fatto che avessi mollato la presa così velocemente.

Ero delusa, perplessa e mi sentivo una debole più che mai: ero così sicura di non provare più nessun tipo di sentimento o "impulso"  verso quel uomo, eppure qualcosa era andato storto.
E io non sono una che molla.

Per un momento mi sarei conficcata un coltello nel ventre dalla rabbia e dalle delusione.

Io, quella con l'ambizione di fregare Klaus, portarlo al baratro e far si che dovesse affidarsi a me ciecamente... così avrei potuto fregarlo. 
Un piano da perfetta stratega di sto cazzo.

Altri diecimila insulti mi venivano in mente per descrivere la mia posizione in quel momento ma non dovevo essere così negativa e buttarmi giù non avrebbe servito a nulla, soprattutto nella mia situazione.

Dovevo smetterla di piangerci su e andare avanti in qualche modo.

Senza scomodarmi troppo, cercai con la mano di vedere se Klaus fosse ancora accanto a me ma feci un'altra scoperta, forse migliore: ero completamente vestita. Avevo ancora tutti i miei abiti della sera prima e di solito, dopo il sesso, non avevo la minima intenzione di indossare nulla, al massimo una maglietta per il freddo ma non di certo i miei vestiti per intero.

Strano. Ma non rispondeva alle mie domande.
Volevo di più.

Così mi girai per contrastare la luce del sole, cercando qualcosa o qualcuno quando vidi Klaus seduto su di una sedia intento ad osservarmi: era praticamente attaccato al letto, come se volesse leggermi nella mente.

«Tutto bene, piccola? Sembri persa.»
Sorrise. Ma c'era qualcosa in quel sorriso di storto, non mi andava giù.

Scossi la testa.
Mi guardava attentamente e io feci lo stesso: anche lui era vestito ed era strana come cosa anche questa, perché solitamente lui girava sempre mezzo nudo.

«Hai fatto bei sogni stanotte?»
Iniziai a sorridere ma qualcosa mi bloccò.

La mia mente ebbe un lampo di genio.
Ma certo, che stupida. Ecco tutti quei sorrisi falsi, i miei vestiti e la confusione mentale: era entrato nei miei sogni.

Eccomi qui dopo tanto, troppo tempo!
Adesso avrò gli ultimi sforzi con gli esami di maturità, poi finalmente posso rilassarmi e tornare a scrivere qui le mie due storie.
Spero vi piaccia questo breve capitolo...
Alla prossima!

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