16: Solitudine

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Edmund uscì dal suo nascondiglio. Aveva sentito ogni cosa. E così... aveva giudicato suo fratello troppo presto. D'altronde, non era la prima volta. Il ragazzino sospirò, ma non riuscì a sentirsi sollevato. Si avvicinò allo specchio, facendo per andarsene, ma qualcosa lo spinse a bloccarsi sul posto, come paralizzato. Lo stava vedendo davvero?! Con il cuore che cercava di fargli esplodere il petto, Ed fece un altro passo avanti. Non si era sbagliato. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, di fronte all'ultimo volto che avrebbe mai pensato di rivedere in quel luogo.
- Pa... Papà!!! - esclamò e picchiò il palmo della mano sullo specchio. Ma il padre rimase dall'altra parte, a sorridergli come se nulla fosse.



Le giornate proseguirono radiose, per i Pevensie. Peter e Lucy tornarono ad essere più inseparabili di prima, seppur continuassero a contendersi in ogni modo la tanto agognata Coppa delle Case. Ormai, si trattava solo di sana rivalità sportiva, che portò entrambi a dare il meglio di sé in ogni occasione. Susan, dal canto suo, era diventata un fenomeno per tutte e quattro le Case. Non era molto brava con la scopa, né con gli Incantesimi, ma le Pozioni non avevano segreti, per lei e la sua memoria era impeccabile. Quando non era impegnata a studiare, faceva compagnia al fratello Edmund, che, da un po' di tempo a quella parte, era diventato sempre più triste e solitario. Non accettava la compagnia di nessuno fuorché quella dei suoi fratelli. La ragazza lo capiva, o almeno ci provava, ma non poteva stargli accanto ogni minuto. Avrebbe voluto aiutarlo, ma non se ne sentiva che si trattava di qualcosa che lui doveva affrontare da solo.



Il Natale si avvicinava, ma l'umore del ragazzino era ancora nero come il carbone. E peggiorò ancora quando Susan lo andò a trovare per la solita passeggiata insieme, ma gli disse: - Oggi... Non posso, mi dispiace.
- Perché? - chiese Ed. Lei era nervosa. Saltellava continuamente da un piede all'altro e scrutava il pavimento come se contenesse il senso dell'esistenza. Edmund cominciò a temere che avesse assistito a un altro attacco della... "cosa". Nessuno sembrava sapere di che si trattasse, ma tutti la temevano. Già tre studenti erano caduti vittima di quell'essere, se di essere si trattava. Fatto sta che, tutti e tre, erano diventati delle statue di pietra! Il terrore della guerra che stava tormentando il mondo intero si era esteso anche ad Hogwarts. Molti altri, come Edmund, erano preoccupatissimi. Altri avevano fiducia negli insegnanti e pensavano che l'ansia fosse solo controproducente. D'altronde, l'ultimo attacco era avvenuto molto tempo prima e gli studenti erano tutti guariti.
- Che c'è, Susan? L'hai visto?!
- No, no! Ringraziando il cielo, no! Ma... Ecco... Ricordi Edward, il prefetto dei Corvonero?
Edmund sobbalzò: - È stato attaccato?
Susan sbarrò gli occhi al solo pensiero: - NO!! Scusa, volevo dire... No. Il fatto è che... Mi ha chiesto di accompagnarlo al suo giro d'ispezione. Intanto, mi racconterà tutto quello che sa sui draghi​! Non è meraviglioso?! E poi... studieremo insieme! Se vuoi, ti passerò gli appunti, così anche tu potrai approfittare della sua geniali... cultura.
Edmund era confuso. Non l'aveva mai vista balbettare in quel modo.
- Stai bene?
- Sì, certo... Mai stata meglio... Cioè... Accidenti, sono in ritardo!! Ciao, Eddy! Giuro che mi dispiace, ciaooo!!!
Edmund era immobile, al centro della stanza, con aria sconvolta.
- "Eddy"?!!



E così, "Eddy" passò l'intera giornata da solo. I suoi compagni Tassorosso cercavano in tutti i modi di tirargli su il morale, ma lui rispondeva tirando a loro i cuscini e finiva lì. Avevano perfino cercato di approfittarsene, ingaggiando una lotta dei cuscini, ma lui era scappato dalla Sala Comune. Da quando aveva rivisto suo padre, il suo si era spezzato in mille pezzi. Era tornato indietro nel tempo e aveva rivissuto lo stesso identico dolore, la stessa identica solitudine. E... si era sentito di nuovo quello di prima. Prima di Aslan, prima della Strega Bianca e prima di Narnia. Tentava di combatterlo, ma prima o poi sarebbe scoppiato, ne era certo. Era cambiato davvero? Se lo chiedeva tutti i giorni. Forse... quello non era il suo vero io. Forse, lui era solo un ragazzino cattivo, dopotutto. Lo era sempre stato. Aveva tradito i suoi fratelli. Aveva...
"Quel che è stato è stato. Non serve a nulla parlare di ciò che è passato."
Già. Ma la Strega Bianca sarebbe stata il suo peggior incubo per l'eternità. A volte, la sognava ancora, la notte. Lo incitava a tradire di nuovo i suoi fratelli, a unirsi a lei, a farla tornare...
- Edmund! - esclamò qualcuno. Edmund fece un balzo felino per lo spavento. Per fortuna, era solo Mei, una ragazzina della sua casa. Era stata la prima ad essere smistata, quell'anno. Era una Tassorosso. Dal primo momento che l'aveva vista, Edmund aveva provato una grande simpatia, per lei. Era così carina: con quei piccoli occhi a mandorla e i capelli scuri somigliava moltissimo a un gatto. Ma, del gatto, non aveva assolutamente la spavalderia. Edmund aveva tentato più volte, di parlarle, ma lei era sempre stata schiva e riservata. Poi, con il passare del tempo, l'accoglienza di quelle persone così gentili e simpatiche l'avevano fatta sentire a casa. Così, i ruoli si erano invertiti. Ora era lui, a non voler mai parlare con nessuno...
- Ciao, Mei...
- Ciao...
La tensione era altissima. Edmund non trovava le parole per mandarla via senza offenderla e lei non sapeva cosa fare. Era la prima volta, che si parlavano! Quando pensò a questo, Ed si rese conto di non volere affatto, che se ne andasse. Quindi le disse: - Allora... Ce l'hai, una voce!
La ragazzina arrossì: - Io? Oh, sì... 
- E anche una bella voce! - aggiunse lui. Nel frattempo, pensava: "E questa come mi è uscita?!"
- Anche tu. - rispose lei, sfoggiando un sorriso che sciolse il cuore di Ed come un gelato in agosto.
- Ehm... Ti va... una partita a scacchi?
Lei annuì, così Ed andò a recuperare i pezzi da un grosso baule in fondo alla sala comune. Stava per tornare da Mei, quando si accorse di qualcosa di strano. Un oggetto luccicava, in fondo al baule. Edmund si sporse per raccoglierlo. Era un tubetto metallico, molto simile a un accendino. Ma che poteva farci, un accendino, nella Sala Comune dei Tassorosso?!
Mei chiese: - Edmund? Tutto ok?
Il ragazzo infilò il misterioso oggetto in tasca e rispose: - Sì, certo. Ora iniziamo la partita...





I Quattro Re a Hogwarts: Il ritorno di JadisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora