Innamorata del migliore amico di mio fratello ~rederica

Capitolo 12

Pov Fede

Spensi la telefonata, mi alzai da quel posto e l'unica cosa che feci era correre, correre il più veloce possibile per arrivare da lui.

Arrivai a quel dannato ospedale.
Il mio cuore non smetteva di battere,avevo troppa paura per lui.

Mi avvicinai a un'infermiera e gli chiesi di lui è mi disse tutte le indicazioni.

Una volta davanti a quella camera entrai di soprassalto e ci trovai la sua ragazza colma di lacrime ai occhi.

Lei si girò verso di me e mi guardò con puro odio.

S: Tu sgualdrina, per colpa tua lui sta così, per colpa tua lui è in coma, per colpa tua lui sta per MORIRE.

Non risposi, indietreggia e andai a sbattere contro il muro.

Calde lacrime colmarono il mio viso, scivolai sul muro con la schiena attaccato ad esso e una volta a terra mi accovaccia su me stessa scoppiando in pianto liberatorio.

Da quel giorno passò una settimana e lui peggiorava sempre.

Ma avevo imparato una cosa sui ospedali.

È impressionante come le persone in ospedale pensino prima agli altri che a loro stessi. 

Me ne sono resa conto in questi giorni: ogni battuta è buona per nascondere il minimo dolore, un sorriso per nascondere una qualsiasi smorfia.

Possono star male fino al limite, ma cercheranno sempre di non darlo a vedere, cercanno sempre di non trasmettere il dolore che provano alle persone vicine.

Diventi altruista a stare lí dentro.
È tre giorni che giro per quei corridoi deserti e l'unica cose che desidero è render sinceri quei sorrisi che stanno lí solo per non preoccupare i familiari.

L'ospedale, le malattie…
Ti cambiano compleatamente, ti rendi davvero conto di quello che avresti potuto perdere e di quello che davvero hai.
Ti fanno aprire gli occhi.
Ti fanno vivere e al tempo stesso morire.
Ti aggiungono due pezzi al puzzle, per poi sottrarne altrettanti.

E ti rendi conto che non lo potrai mai concludere davvero, ma soltanto trovare il modo di sostituire quel piccolo pezzo mancante.