"Allora ragazzi." Ci richiama questa volta l'insegnate dell'altra classe.
"Dato che abbiamo creato le coppie per socializzare e non per altro vi chiederei di consegnare nella scatola che passerà i cellulari e apparecchiatura simile, grazie."
Non appena il prof sente il malcontento generale dell'intera corriera si affretta a spiegare.
"Non preoccupatevi una volta scesi ve li restituiremo intatti."
"Perfetto." Mormora Jace.
Che antipatico.
Afferro il mio cellulare e mando un messaggio a mio padre per dirgli che non sarò contattabile per le prossime due ore per non farlo preoccupare.
Dio solo sa quanto è apprensivo.
Una volta che la nostra prof arriva da noi con la scatola, già quasi pieni di telefonini, io lo butto insieme agli altri ma a quanto pare Jace non vuole prendere il mio esempio.
"Lima, c'è qualche problema?" Chiede la professoressa già scocciata.
"Si, più di uno." Risponde impertinente.
"Non c'era scritto la storia delle coppie né dei cellulari sugli avvisi che ci avete consegnato." Sembra veramente arrabbiato e io non posso che sentirmi umiliata.
È così terribile la prospettiva di stare con me?
Gli ho fatto qualcosa di male?
Cerco di ricordare se ci possano essere stati dei fraintendimenti o altro ma non mi viene in mente niente.
"Il cellulare Lima o devo chiamare suo padre." Lo avverte la prof che non intende cedere ai suoi capricci.
"Si accomodi pure ma è troppo impegnato con la suanuova amante in Argentina o non so dove per risponderle; in caso ci riesca melo passi tranquillamente. Avrei giusto qualcosa da dirgli."
E con questo butta il telefono dentro la scatola senza riguardo.
La prof è visibilmente impallidita, ma passa avanti.
Non posso crederci; non può averlo detto veramente.
Povera Abby. Non la vedo da tanto ma nei miei ricordi è sempre stata una madre buona e una moglie fantastica. Non se lo meritava.
Io pensavo che fossero felicemente sposati con tre figli. Cosa penseranno le sorelline di Jace?
E lui come ha potuto dire quelle cose senza pensare alle conseguenze per sua madre?
"Dovevi per forza dirlo? Non credi che così facendo hai messo tua madre in imbarazzo?" Non so da dove trovo il coraggio ma lo sguardo che mi rivolge è così furioso che ho solo voglia di scappare.
Tuttavia non lo faccio e rimango al mio posto.
"Oh per favore non far finta che ti importi qualcosa di mia madre." Mi guarda negli occhi e per la prima volta vedo qualcosa diverso dell'indifferenza: rabbia.
"A te non interessa." Lo dice con tanta convinzione che ci avrei creduto anch'io.
"Certo che mi importa di Abby." Cerco di fargli capire che è questa la verità ma non mi crede.
"Ah si?" Domanda beffeggiandosi di me.
"E da quando? Non la vedi da..." Fa finta di pensarci "Ah ecco, dodici anni."
Continua a tenere gli occhi fissi nei miei.
Ha ragione. Non posso replicare.
Ma è lui che è diventato freddo con me; non io.
"È colpa tua." Dico prima di fermarmi.
"Ah, mia?" Sembra veramente arrabbiato dalla mia insinuazione.
"E come?" Domanda ancora una volta con tono ironico.
Sembrerò una pazza se gli dico che all'età di sei anni giocavamo sulla casetta dell'albero di casa sua?
"Anzi, non mi interessa. Credi quello che vuoi." Si gira e poggia la fronte sul finestrino.
Dopo un'ora e mazza di silenzio non resisto più.
"Perché?" So che può sembrare una domanda senza senso ma so anche che lui capirà.
"Perché cosa?" Nessuno gli ha mai detto che rispondere ad una domanda con una domanda è da maleducati?
"Lo sai." I suoi occhi verdi tornano a fissarmi.
Mantengo lo sguardo.
"No, non lo so."
"Sul serio?"
Non risponde. Riappoggia la testa sul vetro.
So come fare a smuoverlo.
Mi ricordo che da bambino non poteva fare a meno di reagire ad una provocazione.
Gli dicevo sempre cose per provocarlo ed ottenere quello che volevo.
Speriamo che abbia conservato un po' di quello spirito.
"Se non hai il coraggio, fa niente" Gli dico con nolo chance.
Si gira di scatto e mi guarda come se mi fosse spuntata una seconda testa all'improvviso.
E poi fa l'ultima cosa che mi aspetto.
Sorride. Un piccolo sorriso ma sincero e non costruito come la maggior parte delle volte.
"Sembra quasi che tu non sia cambiata." mormora. Eh?
"Non sono mai cambiata." Gli dico convinta. Di cosa sta parlando adesso?
"No? Io credo di sì."
"No, invece."
"Come vuoi"
"Vigliacco" Ci riprovo di nuovo.
Un altro sorriso seguita da una piccola risata sono l'unica cosa che ottengo.
Jace Lima ha appena riso? A qualcosa che ho detto io? Wow.
"Non funziona."
"Io non sto facendo niente. Ogni essere umano ha il diritto di avere qualche paura."
"Non ho affatto paura."
Mi giro con il corpo interamente vero di lui.
"Dimostralo."
Lui sembra pensarci sul serio.
Poi assume la mia setta posizione e dopo tanto tempo sono di nuoco faccia a faccia con Jace Lima.
"E va bene." Sbuffa. "Cosa vuoi?"
"Voglio che rispondi alla mia domanda."
"Quale domanda?"
Che nervoso che mi fa venire.
Proprio quando sto per aprire bocca gli insegnati ci dicono di scendere.
Ero così concentrata su Jace che da non rendermi conto di essere arrivati.
Una volta scesa dalla corriera vedo Toby davanti a me.
E accidenti, non ho pensato a lui nemmeno una volta.
![](https://img.wattpad.com/cover/119666601-288-k773731.jpg)
STAI LEGGENDO
È solo questione di cuore
RomanceAnna Ferrari ha solo diciassette anni ma sa bene ciò che vuole: Tobia. Lui è il suo migliore amico da anni, ma non ha mai avuto il coraggio di confessargli i suoi veri sentimenti per paura di rovinare l'amicizia che condividono sin da bambini. Anna...