Capitolo 5

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Giorno 2

Jace's Pov.


L'abitazione che ci hanno assegnato, che più che altro assomiglia ad una piccola baracca di legno messo insieme con lo spago, è almeno abbastanza grande e ben fornita.

C'è una piccola parte a mo' di salotto, due camere da letto, una per i maschi e una per le femmine e due bagni che seguono sempre lo stesso metodo di divisione.

Per lo meno potrò mettere un muro tra me e Anna.

Non è mai stata interessata a me e adesso poof! Vuole parlare e si permette di rivangare i bei tempi passati.

È lei che ha sbagliato non io.

L'ennesimo lato negativo di tutto ciò è che debba condividere la mia stanza con due ragazzi che non conosco e che hanno già dimostrato di essere due stronzi in una sola notte.

Ho già sentito troppi commenti volgari sul corpo di Anna. Sono rimasto per buona parte del tempo ad ascoltare le loro parole con le mani chiuse a pugno. 

Non so quanto tempo ancora possa fingere che la cosa non mi rechi nessun fastidio perché invece è così. Eccome se è così!

Per non parlare delle due ragazze che sono invece in camera con Anna.

Mi si sono appiccicate addosso non appena hanno messo piede in questa stupida casetta.

Maledizione a Toby e alla sua linguaccia. È tutta colpa sua se sono qui ora.

Mia madre non si è arresa finché non ho ceduto.

Non voleva che io fossi presente quando lui sarebbe arrivato e questa gita è capitata proprio nel momento giusto. 

O sbagliato dal mio punto di vista.

L'idea che Lizzy e Rosy lo vedranno mi fa montare di nuovo la rabbia.

Sono ancora piccole e le mie sorelline non sarebbero in grado di capire cosa sta succedendo.

Forse Toby ha fatto bene; sarei potuto arrivare alle mani con mio padre e l'idea che le mie piccoline avrebbero potuto assistere ad una scena del genere mi si attorciglia lo stomaco.

Questo è mio padre. 

Mi viene quasi da ridere a chiamarlo così; cosa ha fatto per meritare quel titolo?

Sento dei passi e automaticamente giro la testa nella direzione dalla quale provengono.

Anna fa capolino dalla sua camera e si avvicina al divano sul quale sono seduto.

Siamo soli. Le altre due coppie avevano il turno in mensa per la colazione prima di noi.

È incerta sul da farsi; glielo leggo in faccia. 

Ieri non abbiamo più parlato dopo quella strana domanda che mi ha fatto. 

Poi sono iniziati quei giochi di gruppo e sono rimasto il più lontano possibile da lei.

Oggi in programma abbiamo lingue straniere; una passeggiata per me.

Sono stato sincero ieri: non ho idea se quel bambino sorridente ci sia ancora.

Forse è scomparso davvero ed è anche merito suo, solo che lei non lo sa.

Il fatto che non si sia nemmeno resa conto di quello che mi ha fatto mi fa ancora più male.

Nonostante ciò, è bellissima. Come sempre.

Indossa un paio di pantaloncini di jeans, non troppo corti, e una maglietta nera con sopra scritta bianca che non riesco a leggere, legata con un nodo al livello dello stomaco lasciando una strisciolina di pancia scoperta.

È solo questione di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora