Capitolo 30

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Anna's Pov.

In questo momento credo di odiare mio padre. E, credetemi, non sto esagerando.

"Perché? Perché deve essere sempre così?" mi domando frustrata mentalmente.

Volete sapere qual è il problema? Ve lo spiego subito. Oggi è l'ultimo sabato sera di vacanza e io e Jace vogliamo starcene tranquilli a casa sua, che per lo più è libera, per fare tutte quelle cose che fanno due ragazzi innamorati.

Ovviamente, la scusa per i miei genitori è che vado a dormire da Beatrice, ma papà continua il suo interrogatorio iniziato già quindici minuti fa.

Capite il mio stato d'animo, adesso? 

"Farò tardi se non ti sbrighi, papà!" mi lamento per la milionesima volta.

"Non importa se farai tardi, la casa di Beatrice non si sposterà, no? Ti aspetta di sicuro." Simpatia portami via! Ci mancava solo il mancato senso dell'umorismo di mio padre.

"Giovanni, smettila con questa cantilena e lasciala andare." Mia madre interviene in mio aiuto, ma credo sia solo stufa quanto me di questa storia.

"Mi stavo solo raccomandando di comportarsi bene." Si difende alzando le mani. 

Cogliendo la palla al balzo, scocco un bacio sulla guancia di mio padre e uno su quella di mia madre e corro verso il portone.

"Ci vediamo domani." Urlo richiudendo la porta.

Era ora, finalmente! Adoro mio padre, ma a volte quanto è pesante! 

Per fortuna la casa di Jace non dista molto dalla mia. Venti minuti e dovrei essere lì.

Faccio appena in tempo a svoltare la prima traversa del mio quartiere che due braccia mi circondano in una gabbia umana.

In un secondo il mio corpo si pietrifica dallo spavento.

"Amore." La sua voce e il suo profumo mi tranquillizzano all'istante.

"Che colpo, Jace!" Per un attimo avevo pensato al peggio.

"Scusa." Mormora strofinando il naso sul mio collo.

"Cosa ci fai qui? Dovevamo vederci a casa tua, no?"

"Non avrei mai permesso che la mia ragazza camminasse da sola di sera." Vi ho mai detto di quanto Jace sia protettivo?

"Sono solo le sette, e la luce del giorno ci sarà ancora per un po'." Faccio la sostenuta, ma in realtà adoro che sia qui con me. Adoro tutto di lui.

Mi giro tra le sue braccia buttandogli le mie al collo.

"Ciao." Gli sussurro guardando il suo splendido viso.

"Ciao." Un bacio.

"Ciao." Un altro bacio.

Si stacca per primo, guardandomi con uno di quei sorrisi che sembrano essersi impossessati del suo volto da qualche giorno a questa parte; quando è con me, sorride sempre. Spero di cuore di essere io a fargli questo effetto.

"Ti sono mancato?" Considerando che sono solo ventiquattro ore che non ci vediamo, mi è mancato da morire. A volte, questo strano sentimento che nutro per lui mi spaventa. Non si tratta di volere lui, ma del bisogno di averlo.

"Mnn, non lo so." Fingo di pensarci, giusto per infastidirlo un po'.

"Io credo di sì." Afferma sicuro, non lasciandosi scalfire minimamente dalla mia piccola frecciatina.

È solo questione di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora