Capitolo 28 (Parte seconda)

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Anna's Pov.

È veramente possibile avere il cuore spezzato?

Alla mia età sembra tutta una tragedia. Eppure non mi sembra di aver esagerato in questi giorni, perché sento veramente quel dolore al petto che, talvolta, non mi permette di respirare.

Il rifiuto di quella persona fa davvero più male di quanto io potessi immaginare.

Sono patetica; non riesco nemmeno a pronunciare il suo nome. È strano pensare a come lui, sia diventato così importante nella mia vita, in così poco tempo. Non ricordo neppure i giorni in cui eravamo niente più che i migliori amici di Toby.

Il mio non è stato amore a prima vista, il mio cuore non batteva per lui fin dall'inizio.

La nostra è semplicemente una storia diversa, ma non per questo il sentimento che provo per lui è meno intenso.
Lo sento ardere come non mai, e non permetterò a niente e a nessuno di spegnerlo, nonostante faccia terribilmente male.

Sarebbe così semplice se riuscissi a dimenticare tutto, e una parte  di me vorrebbe anche che succedesse, ma quella più grande, che lo ama così tanto, non potrebbe mai farlo.

Lottare.

Questo è l'unico pensiero che mi permette di andare avanti. Non voglio essere una di quelle persona che lascino che tutto gli scorra addosso.

Niente ci verrà mai regalato, ma è importante, invece, provare a prendere ciò che vogliamo.

Se quello a cui teniamo, vale la pena di soffrire, non dobbiamo tirarci indietro, ma combattere.

Bisogna sapere, però, quando è il momento di arrendersi. È sempre stato così; questa è vita.

Sono i primi giorni di settembre, ma la temperatura di sera è già frizzante. Nonostante questo, indosso solo un paio di pantaloni da yoga e una canottiera. La stessa canottiera, che un paio di mesi fa, Jace mi lanciò in faccia. La sua.

Quando la vidi per terra, la mattina in cui partimmo dal campus, lo feci istintivamente: la raccolsi e la portai al naso. Il suo profumo mi fece accelerare il ritmo del cuore. Forse, fu proprio in quel momento che capii di aver commesso uno dei miei più grandi errori.

Mi ci volle un secondo per infilarla in valigia e uscire dalla camera.

Da allora, è diventata la mia maglia preferita, seppur debba, ogni volta, fare due enormi nodi sulle spalle, per poter girare per casa senza che a mio padre venga un infarto.

È l'unica cosa di lui che possa toccare. Quello che mi resta.

Due colpi al portone di casa mi fanno letteralmente saltare dal divano sul quale sono seduta.

Guardo di scatto l'orologio in legno, sulla parete opposta.

Sono le 20.30. Di sera.

I miei genitori sono partiti per andare a trovare la nonna e resteranno fuori per tutto il fine settimana.

Sono l'unica a trovare la cosa un po' paurosa?

Stai calma Anna, magari sono i vicini.

"Sì, certo; avranno bisogno delle uova." Mi prende in giro la mia coscienza.

Poi, una voce, la sua voce, mi raggiunge ovattata da dietro la porta.

"Anna, sono io!" Jace! È veramente lui!

Senza avere il tempo di pensare, mi precipito verso il portone blindato che ci separa.

Allungo la mano tremante verso la maniglia, rimanendo in sospeso sopra di essa per alcuni secondi.

Con un sospiro, sblocco la sicura e apro la porta.

Jace è appoggiato con entrambe le mani ai due stipiti della porta, con il corpo leggermente sbilanciato in avanti e il capo chino.

Dopo alcuni secondi lo alza, portando il suo sguardo dritto nei miei occhi.

Senza accorgermene inizio ad indietreggiare. Lui sembra non aspettare altro, poiché si precipita all'interno dell'ingresso, richiudendo il portone dietro le sue spalle con un calcio.

Il mio cervello è completamente in panne; non mi aspettavo di rivederlo così presto.

Si avvicina sempre di più, rimanendo a solo un passo da me.

"C'è una sola regola da rispettare." Pronuncia quelle parole non interrompendo mai il contatto visivo.

Il mio cuore batte così veloce da sentirlo pompare nelle orecchie.

"Se mi fai soffrire di nuovo, è finita." Si interrompe. "Per sempre." Aggiunge con ostentata sicurezza.

Non sta affatto scherzando.

Mi ci vogliono qualche secondo per capire il significato delle sue parole.

Sta dicendo quello che penso?

Davvero?

Le lacrime iniziano ad accumularsi nei miei occhi.

Non riesco neppure ad esprimere i miei pensieri, che Jace taglia le distanze tra noi. Mi afferra il viso con entrambe le mani e mi bacia.

Non è un bacio dolce. Non è accompagnato da cuori e unicorni.

No, lui mi sta punendo.

Per averlo fatto soffrire, per averci fatto soffrire.

Interrompe per primo il bacio, costringendomi a guardarlo negli occhi, approfittando della presa sul mio viso.

"Rispondi." Quel che doveva essere una supplica, assume più la forma di una preghiera. Solo allora capisco la sua più grande paura: illudersi ancora.

"Te lo prometto." Non tentenno nemmeno per un istante.

"Ti amo." I suoi occhi verdi sembrano illuminarsi.

"Io ti amo di più." Le lacrime che tanto ho cercati di trattenere scendono prepotenti sulle mia guance.

Le braccia di Jace mi afferrano la vita e mi alzano. In un attimo gli circondo i fianchi con le gambe.

Finalmente è tutto come deve essere.

Io e Jace insieme.

#SpazioAutrice.

L'attesissima resa dei conti è arrivata!  C'è proprio amore nell'aria, vero? Ma forse è arrivato anche il momento di pronunciare tutte le parole non dette...  Non stiamo dimenticando nessuno? Mi raccomando, continuate a leggere!! Baci. Baci. 😘😘😘😘

È solo questione di cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora