Richiesta da Kira751
Prompt
5- "Ed io che credevo sarebbe stato per sempre..."
。。。Akutagawa non era il tipo da smancerie di mezzanotte, era un dato di fatto chiaro come il sole; lei, invece, non era la tipa che si apriva a chiunque. Insomma, nessuno dei due aveva pianificato di trovarsi su quel tetto, lontani dal vociare delle persone e l'insistente brusio del mondo. Avevano scelto di isolarsi, ma ognuno per conto proprio: lei si era recata lì dopo una delle tante giornate storte e lui aveva deciso di staccare la spina per un po' e concedersi la vista della città addormentata su quel tetto. Lì i loro sguardi si erano incontrati per un secondo, incatenandosi l'uno in quello dell'altra più del dovuto. In un primo momento Akutagawa aveva pensato di fare dietrofront e andarsene fingendo di non averla vista, ma poi lei aveva sorriso... e lui si era dimenticato per un attimo di tutto il resto.
-Vieni qui spesso?- gli aveva domandato la sconosciuta quasi timidamente. Akutagawa aveva tossito distogliendo lo sguardo.
-No, non proprio.
-Che coincidenza, nemmeno io.
Il corvino le lanciò uno sguardo neutrale restando in piedi a qualche passo da lei. Perché non aveva ancora girato i tacchi non lo sapeva nemmeno lui, ma per quella sera si era ripromesso di mettere a tacere ogni parte di sé. Prima ancora che se ne potesse accorgere si seduto vicino a lei, che si era scostata di qualche centimetro in un gesto di cortesia, dato che di spazio per sedersi ve n'era abbastanza.
Erano rimasti in silenzio a osservare la città, poi, chissà come -Akutagawa non lo ricordava, quasi fosse un dettaglio irrilevante- avevano iniziato a conversare. Parole di circostanza, senza peso né importanza, ma che parevano costruire qualcosa di astratto, come un'intesa.
La notte era trascorsa piuttosto in fretta e davanti ai primi raggi dell'alba lei era andata via, rivelandogli che non aveva mai fatto così tardi nel parlare con qualcuno. Aveva dato uno sguardo al suo viso per imprimerselo meglio in testa, gli aveva chiesto il suo nome, forse per la seconda volta, poi aveva sorriso e si era congedata.
Il mafioso era rimasto lì ancora un po' con i piedi ciondoloni e il battito del cuore più veloce del solito.***
La seconda notte, lei stava piangendo. Quando si era trovato il corvino alle spalle era sussultata per poi scusarsi come se la colpa fosse stata la propria. Akutagawa non capiva perché, non coglieva il motivo di tanta gentilezza. Ogni parola che diceva, ogni sguardo che gli lanciava era impregnato di insicurezza, come se avesse una paura immotivata di sbagliare qualcosa.
-Perché piangi?
Lei si era asciugata le lacrime in fretta scuotendo la testa e mettendo su un sorriso.
-Nulla.
Non sapeva se era il caso di insistere; normalmente non lo avrebbe fatto. Non gli importava del dolore altrui, perché avrebbe dovuto scuoterlo? Nessuno aveva mai provato a insegnargli cosa significasse avere compassione o empatia e lui, semplicemente, non si era preoccupato di tali sentimenti umani di poco conto. Nel suo lavoro non c'era certo spazio per quelli.
-Non mi pare- ribatté prendendo il suo posto accanto a lei. Eppure non sopportava le menzogne.
La giovane abbassò lo sguardo verso il vuoto, le mani poggiate in grembo, le gambe incrociate.
-Davvero, non è niente...
-Se davvero fosse così non staresti piangendo.
Lo guardò sorpresa. Non sapeva se essere infastidita dalla sua insistenza, ma decise che quella notte, nascosta dal buio e in alto su quel tetto, lontana dalle preoccupazioni e i giudizi, avrebbe potuto lasciarsi andare e togliere il freno alla lingua.
E così fece.
Gli raccontò di ciò che non andava, che non era mai andato al posto giusto e soprattutto, gli raccontò di lui, quel maledetto amore per cui stava versando lacrime amare.
Si sentì scoperta e quasi violata. Non era mai arrivata a parlare dei suoi problemi: considerava stupido farlo, le parole sembravano rimpicciolirli e fargli perdere il loro peso. La faceva sentire stupida.
-Credevo che sarebbe stato per sempre... era un bravo ragazzo... ma a quanto pare non gli sono bastata.
Credette che Akutagawa l'avrebbe ritenuta una sciocca e, a racconto finito, si preparò per alzarsi e andare via. E invece, con suo sommo stupore, il moro sussurrò: -Evidentemente non ti meritava.
La ragazza avvertì una specie di stretta alla bocca dello stomaco quando lui si voltò verso di lei per guardarla. Senza aggiungere altro si alzò incamminandosi dal lato opposto.
-L'essere umano è spesso cieco. Non vale la pena stare male per un idiota che non riesce a vedere cos'ha davanti.
Non era ancora l'alba quando lui andò via.***
Notte dopo notte, parola dopo parola. Di questo erano fatti i loro incontri: sguardi, sorrisi timidi di lei, racconti celati dentro di loro, mani che si sfioravano e corpi che si avvicinavano sempre di più.
Akutagawa si sentiva strano in sua presenza, avvertiva un calore irradiante, uno strano, ma piacevole calore che lo avvolgeva ogni qual volta la pensava o era con lei. Aveva iniziato a disprezzare il giorno e attendere con ansia la notte solo per poter salire su quel tetto e rivederla.
E poi, finalmente, ammise prima a se stesso e poi a lei che tutto ciò che non aveva mai pensato di provare lo stava provando proprio per lei.
La ragazza aveva sorriso, quel timido sorriso che le incurvava le labbra, le guance le si erano colorate di rosso e aveva confessato che per lei era lo stesso.
Senza indugiare si era sporto fino a far combaciare perfettamente le loro labbra.
Avevano atteso l'alba insieme.***
Per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, lei non si era presentata sul tetto.
Akutagawa l'aveva aspettata tutta la notte sveglio ad osservare le luci di Yokohama, la mente in subbuglio. Per la prima volta era preoccupato per qualcuno. Perché non era lì? Dov'era? E se le fosse successo qualcosa?
Il mafioso l'aspettò tutta la notte.***
Aveva trovato una lettera nel punto esatto in cui lei era sempre seduta.
Un pezzo di carta ripiegato in cui erano contenute parole che il ragazzo non era certo di voler leggere. Alla fine la curiosità vinse e Akutagawa prese la lettera tra le mani. Non si sedette, la lesse in piedi tutto d'un fiato."Caro Ryu,
le notti passate assieme a te su questo tetto dove ora stai probabilmente leggendo queste quattro righe sono state le più belle, ma non posso continuare a vederti."Il resto che lesse non lo realizzò subito, ma era rimasto ben stampato nella sua testa con il classico suono rimbombante di parole senza tono. Non tentò di immaginare la voce di lei mentre leggeva, avrebbe fatto solo più male.
Lei aveva scoperto tutto. Il suo lavoro, cosa faceva... e aveva avuto paura.
Il mafioso non gliene aveva mai parlato per tenerla al sicuro -e, lo ammetteva, perché probabilmente sapeva che sarebbe andata a finire in quel modo- ma ora non la biasimava. Lesse le ultime parole distrattamente e lasciò cadere il braccio lungo il fianco, la lettera ancora stretta tra le dita affusolate.
-"Credevo che sarebbe stato per sempre", eh? Ora capisco cosa volevi dire...- sussurrò chiudendo gli occhi.
Quella notte parve non passare mai.Angolo autrice
Ero quasi tentata dal darvi una gioia, ma poi mi sono detta "nah" c:
So che ora mi odiate c:
Ma io vi voglio bene c:
Quindi, per la proprietà commutativa (?), dovete volermi bene anche voi c:
STAI LEGGENDO
𝐓𝐢𝐧𝐲 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 || 𝐵𝑢𝑛𝑔𝑜𝑢 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑦 𝐷𝑜𝑔𝑠
Random' ⃟ ཹ։❀፧ 𝗕𝘂𝗻𝗴𝗼𝘂 𝗦𝘁𝗿𝗮𝘆 𝗗𝗼𝗴𝘀 ✃ 𝐶𝒉𝑎𝑟𝑎𝑐𝑡𝑒𝑟𝑠 𝑥 𝑟𝑒𝑎𝑑𝑒𝑟 ⁺ #♡ " ꒰ ᵃˡˡ ᵗᵃᵍˢ ꒱ ༘⇠₊° ꕥྀ ❝L'ᴜɴɪᴠᴇʀsᴏ ɴᴏɴ è ғᴀᴛᴛᴏ ᴅɪ ᴀᴛᴏᴍɪ, è ғᴀᴛᴛᴏ ᴅɪ ᴘɪᴄᴄᴏʟᴇ sᴛᴏʀɪᴇ❞ -Muriel Rukeyser. ꕥྀ Piccole one-shot su Bungou Stray Dogs. ¡¡PERFAVORE, LE...