Dusk's silence || Yosano Akiko x Ranpo Edogawa

1.5K 60 28
                                    

Richiesta da RavenRoth02
。。。

I just need you
and some sunsets
-Atticus

Chissà quanto tempo era passato, pensò la donna, da quando l'eccentrico investigatore dagli occhi verdi aveva puntato il naso all'insù, cercando di cogliere qualche dettaglio nel cielo purpureo del tramonto. Forse invidiava gli uccelli nel loro volo. Forse ammirava quelle nuvole che, come gocce d'inchiostro su una tela ben dipinta, donavano un tocco soffice di malinconia a quel cielo sanguinante, ben visibile in tutta la sua immensità da quel tetto.
Yosano si avvicinò piano a lui per non disturbare i suoi pensieri che correvano feroci nella sua mente ritenuta geniale da tanti. Magari stava pensando a quanta somiglianza ci fosse tra le nuvole e lo zucchero filato. A quel pensiero dovette trattenere una risata, il detective non se la sarebbe lasciata sfuggire e probabilmente avrebbe insistito per sapere a cosa stesse pensando la donna. Senza dire una parola, quindi, e senza scambiarsi uno sguardo, anche lei si lanciò nell'immensità del cielo con i suoi occhi grandi, che in quel momento trasmettevano stanchezza per la giornata appena trascorsa, forse un po' di rimpianto come ogni giorno che scivola via e che si sarebbe voluto vivere meglio.
-Non mi piace il tramonto- esordì Ranpo senza guardare la dottoressa.
Lei, dal canto suo, gli concesse uno sguardo veloce con la coda dell'occhio.
-Come mai?
Il ragazzo sospirò sonoramente spostando il peso da una parte all'altra.
-Non lo so. Non mi piacciono e basta.
Bugiardo, pensò lei.
Poteva essere immaturo, misterioso - oh, eccome se lo era- ma non pensasse di essere l'unico a poter leggere gli altri con uno sguardo. Yosano sapeva, lo sapeva davvero bene, che sotto quegli occhi color smeraldo acceso, spesso celati dal profondo taglio orientale, trovavano riparo molte paure, molti dubbi, storie non raccontate che la sua mente aveva tenuto per sé, complici la lingua e le labbra che mai le avevano pronunciate. Ranpo, grande detective, maestro nel risolvere anche i misteri più complessi, era indubbiamente un mistero in sé. Ma non per lei, non per la dottoressa Yosano. Non era così complicato come pensavano gli altri membri dell'Agenzia. Ranpo era un ragazzo solo che aveva imparato a fare affidamento sul suo intelletto oltremodo sviluppato. Faceva leva su quello per proteggersi dal mondo esterno che tanto sembrava averlo maltrattato. Lei era ben consapevole di quelle ferite, ne portava altrettante scolpite nelle sue gemme violette.
Ma le persone non li guardavano più gli occhi -sempre che l'avessero mai guardati. Forse era per quello, si domandò, che avvertiva il bisogno quasi dolorante di stargli accanto? Non per pietà, né compassione. Affetto avrebbe detto qualcuno, lei li avrebbe smentiti dicendo che si trattava d'altro. Qualcosa di più profondo, più aggressivo, ma allo stesso tempo delicato.
-A me piacciono invece- disse appoggiando i gomiti coperti dalla camicia bianca alla ringhiera del tetto.
-È come se ti dicessero "vedi? Anche la fine può essere meravigliosa".
Ranpo non riuscì a trattenersi e le lanciò un'occhiata perplessa, chiedendosi da dove avesse riciclato quella frase forse troppo romantica, forse troppo poetica per quel momento che, di poetico probabilmente, aveva anche troppo.
Yosano non gli chiese come mai Ranpo si trovasse lì ad osservare un fenomeno naturale che non gli piaceva, e Ranpo non le chiese come mai lei avesse deciso di fargli una muta compagnia. Entrambi non persero tempo in altre parole e rimasero in silenzio a godersi quel momento di pacificità, scambiandosi sguardi e sentimenti mentre le nuvole si mescolavano, si dividevano, si rincorrevano nel loro gioco di colori e forme.
-Andiamo- irruppe nuovamente il detective lasciando il suo posto per incamminarsi verso la porta che conduceva giù dal tetto.
Yosano sbatté le palpebre un paio di volte come riportata alla realtà dalla voce del collega.
-E dove?- domandò.
Ranpo mise le mani dietro la testa senza voltarsi. Sapeva che lo avrebbe seguito. Era una muta promessa la loro, una certezza che poteva essere scorta attraverso i piccoli gesti quotidiani e le parole, che non c'era bisogno di pronunciare per far sì che si avverassero.
-Le nuvole mi hanno messo fame. Ho voglia di zucchero filato.
Avrebbe continuato a nascondersi dietro quell'arroganza e immaturità tutte sue. Avrebbe continuato a sorridere come se niente fosse, a risolvere casi e mangiare caramelle. Sarebbe rimasto un eterno bambino e sapeva che -non se lo meritava probabilmente, ma poco importava- lei non lo avrebbe lasciato solo. Nemmeno all'Inferno, se mai lui vi fosse destinato. Glielo aveva promesso tenendogli la mano e sorridendo con quelle labbra accattivanti che poco dopo lui aveva attirato sulle sue.
Yosano, infatti, senza domande e senza proteste, sorrise. Non proferì altro mentre lo raggiungeva lasciandosi alle spalle quel cielo dipinto dal silenzio.

Non sempre le parole sono necessarie. Tutto ciò che serve, a volte, sono il silenzio e qualcuno con cui condividerlo.



Angolo autrice
Non sono convinta di quello che ho scritto sebbene adori questa coppia (anche se shippo Yosano con me ehehehe) ma, come sempre, lascio a voi i giudizi.

𝐓𝐢𝐧𝐲 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 || 𝐵𝑢𝑛𝑔𝑜𝑢 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑦 𝐷𝑜𝑔𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora