Kiss me hard before you go || Oda Sakunosuke x lettrice

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Nessuno mette in guardia le ragazzine
di come i ragazzi con occhi così belli
che odorano di fumo,
che sanno di pioggia,
che parlano come argento,
sono le ragioni dietro i cuscini inzuppati di lacrime,
poesie lasciate a metà,
e tanti sogni tristi.
-Nikita Gill.

"Chiudi gli occhi."

Oda fece come lei gli aveva detto.

"Concentrati suoi suoni che percepisci."

E come chiestogli, si lasciò cullare dal vento che giocherellava con le ciocche rossicce dei suoi capelli e stette in ascolto. Udiva chiaramente il battito del proprio cuore echeggiare nelle orecchie, il respiro cadenzato suo e della sua amante, dagli uccelli che di tanto in tanto cinguettavano, per poi lasciare vuoti riempiti dal fruscio delle fronde scosse dalla brezza autunnale.

Aprì gli occhi trasgredendo alle regole del gioco, le palpebre pesanti di chi stava per cadere vittima del sonno. Si voltò piano verso di lei e, senza dire una parola, si perse a guardarla. I capelli sparsi sull'erba, gli occhi chiusi, le mani giunte sul petto, le labbra piegate all'insù. Sembrava una dea, una fata dell'opera di Shakespeare "Sogno di una notte di mezza estate", pensò. Cercò di imprimere nella sua mente ogni singolo pezzo di lei. Quasi avesse percepito il suo sguardo, la giovane si voltò verso il suo amato facendo combaciare i loro occhi. Sorrise.

"Hai barato."

"Scusa."

Lei rise.

"Non fa niente, avremmo finito per addormentarci."

Oda le prese la mano, lei gliela strinse.

"Vorrei poter rimanere così per sempre."

sussurrò avvicinandosi e appoggiando il capo nell'incavo del collo del compagno.

Oda assentì silenziosamente puntando le gemme azzurre nel cielo cristallino di ottobre.

Quando era con lei riusciva sempre a non pensare, ma quella volta una strana sensazione gli si era aggrappata alle spalle e gli sussurrava all'orecchio insidiose paure. Già, Oda Sakunosuke aveva paura. Paura che ciò che avevano sarebbe stato strappato via inaspettatamente.

E non riusciva ad impedire a quell'emozione primaria di offuscargli la testa. 

A volte era tentato di prendere la penna e scrivere tutto ciò che avrebbe voluto lei sapesse: quanto la amava, quanto era felice con lei, quanto avesse paura di perdere ciò che avevano costruito insieme, quanto desiderasse lasciare la mafia e creare una famiglia con lei.

A quel pensiero, Oda sorrise.

Una famiglia.
Magari con i pestiferi orfanelli. Già, loro sette in una casa che avrebbe affacciato sul mare.

Lui sarebbe diventato un modesto scrittore e anche lei avrebbe seguito il suo sogno. I bambini sarebbero andati a scuola e magari le domeniche avrebbero organizzato picnic al parco, avrebbero avuto una macchina di quelle spaziose, avrebbero fatto tante gite al mare, in montagna, avrebbero cantato quelle canzoncine da viaggio e avrebbero stonato, ma poi ci avrebbero riso su e ricominciato a cantare. E poi, chissà, magari avrebbero ricevuto la visita della cicogna...Tutti quei sogni furono spazzati via dalla suoneria del cellulare di Oda. Aprì gli occhi intontito e vagamente infastidito dall'interruzione. Lei aprì gli occhi a sua volta, assonnata, guardando Oda rispondere al telefono. Dopo un veloce scambio di battute, lui riattaccò. Guardò la ragazza che, senza bisogno di spiegazioni, capì. Si mise a sedere mentre Oda si alzò in piedi riprendendo la giacca color sabbia che aveva abbandonato sul prato. La indossò sotto lo sguardo malinconico di lei e si preparò per un altro incarico.

"Oda."

Oda si voltò verso di lei.

"Torna presto."

Sorrise.

Si sporse verso di lei e la baciò con dolcezza sotto gli occhi della stagione che li aveva uniti la prima volta e visti sbocciare come il più bello dei fiori, trasgredendo a madre natura.

"Te lo prometto."

Lei si sforzò di sorridere.

Oda andò via, voltandosi a guardarla finché non fu troppo lontano per incrociare i suoi occhi. Lei sospirò. Rimase a guardare le nuvole canticchiando una dolce melodia che le teneva compagnia ogni qual volta lui era via. E mentre il sole calava, andò via anche lei, ma non smise di aspettare.

Aspettò, aspettò, aspettò.

Continuò ad attendere il suo ritorno anche quando i fiori appassirono e la natura iniziò ad addormentarsi, senza sapere che lui si era addormentato con lei.

È molto strano che l'autunno sia così bello, eppure tutto stia morendo.





𝐓𝐢𝐧𝐲 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 || 𝐵𝑢𝑛𝑔𝑜𝑢 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑦 𝐷𝑜𝑔𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora