If you met me first || Dazai Osamu x lettrice

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"Io ascoltai quella sinfonia
che non cantasti mai."

Why do you look at me like that?
Your eyes saying things that they can't take back
Feels good, feels right, it don't help

"Maledizione" pensò stringendo i denti. Se avesse continuato a distrarsi buttando continue occhiate fuori dalla finestra non avrebbe mai finito di scrivere quel verbale. Kunikida pareva un mastino pronto a mordere in qualsiasi momento. Se l'avesse sorpresa a fissare il vuoto non avrebbe tardato a far udire le proprie urla perfino all'Uzumaki situato al primo piano dell'edificio.
Con un sospiro si accasciò allo schienale della sedia. Cosa avrebbe dato per essere altrove in quel momento. Magari davanti al mare, a spiare l'orizzonte nonostante l'ora tarda. In realtà preferiva di gran lunga gli orari solitari, ma se avesse dovuto essere onesta, piuttosto che guardare il mare da sola avrebbe preferito farlo con chi sapeva comprendere il suo silenzio. Perché sì, Dazai avrebbe potuto farlo. In realtà lo faceva già, meglio di chiunque altro. Gli bastava uno sguardo e lei diventava un libro aperto, si lasciava sfogliare senza remore. Come diavolo ci riusciva? Come potevano due persone scambiarsi così tante parole restando in perfetto silenzio?
<<E' questione di chimica.>> aveva scherzato una volta il giovane detective, mentre entrambi sedevano davanti una tazza di caffè a casa della ragazza, fradici dopo essere stati sorpresi da un acquazzone. Ricordava ancora la sensazione che aveva provato quando Dazai le aveva sfiorato la guancia dolcemente dopo che lei era scoppiata a ridere davanti alla sua considerazione;
<<Incredibile.>>
<<Cosa?>>
<<Sei bellissima anche con il trucco da panda.>>
Lei scosse la testa.
<<Sei un idiota.>>
<<Già, ma tu sei pazza di me nonostante tutto.>>
<<Come fai a dirlo?>> domandò, allora, guardandolo di sottecchi.
Dazai aveva sorriso.

"Questione di chimica... già, come no. Chimica di 'sto cazzo". pensò rabbiosamente alzandosi dalla sedia e prendendo il cappotto.
Kunikida non si disturbò ad alzare lo sguardo dal laptop su cui stava lavorando.
-Dove vai? Non hai finito di stilare il rapporto.
Lei, dal canto suo, non si disturbò a distogliere lo sguardo dalla maniglia della porta.
-Ho bisogno di prendere un po' d'aria.
Senza dargli il tempo di protestare oltrepassò la soglia e si richiuse la porta alle spalle.
"Se fosse davvero una questione di chimica..."
Scese le scale velocemente, il petto pesante dal pianto e dalle parole trattenute.
"Se fosse davvero come dicevi tu Dazai..."
L'aria della sera le accarezzò il viso. Prese un respiro profondo come se un grido stesse per lasciare le sue labbra, ma ne uscì un sospiro strozzato.
"tu saresti qui con me. Non con lei."

Every night when the quiet gets loud
Hate that I know what you're doin' right now
Your arms around someone else

Tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette. Ne accese una e lasciò che il fumo le riempisse i polmoni prima di buttarlo fuori. Le strade brulicavano ancora di persone. La primavera aveva ridestato il desiderio di passeggiare sotto le luci di Yokohama di cittadini e turisti. Questi ultimi non si erano mai davvero arresi al freddo, ma era palese che l'arrivo della bella stagione fosse favorito in tutto e per tutto.
La solitudine non l'aveva mai davvero lasciata, ma in quel momento desiderò ardentemente che Dazai fosse al suo fianco per godere insieme della dolcezza che infondevano le sere primaverili di Yokohama.
"Avrà di meglio da fare."
Subito dopo aver formulato quel pensiero si prese mentalmente a schiaffi. Partorire quelle riflessioni, quelle ambiguità così amare ricoperte di verità non l'avrebbe mai aiutata a dimenticarsi di lui, del male che le aveva fatto "per una giusta causa". Perché era così; non vi era nulla di cui potesse essere incolpato il detective, se non di aver scelto un'altra. Amare, dopotutto, non era una colpa. Avrebbe dovuto valere anche per lei, a quel punto, ma le suonava così sbagliato, le pareva tutto ingiusto, dal pensare a lui ogni secondo, al desiderare di non averlo mai incontrato. Non riusciva a mettersi d'accordo con se stessa, con ciò che provava e che avrebbe, invece, dovuto provare.
In quel momento, ad esempio, avrebbe voluto che lui fosse lì perché solo con lui si sentiva completa. Allo stesso tempo avrebbe voluto che fosse presente così da poter dar voce alle innumerevoli conversazioni a cui dava vita nella propria testa. Gli avrebbe rinfacciato tutto: l'amore che continuava a provare per lui e l'odio nei suoi confronti per essersene andato dopo averla fatta affezionare. Lo odiava, lo odiava a morte. E lo amava, irrimediabilmente, immensamente, dolorosamente, lo amava con tutta se stessa.
"Avresti potuto trovare un modo più carino per dirmi 'hey scusa, mi piaci, ma non sei abbastanza; sì, sono ancora innamorato di lei dopo tutto questo tempo'. Stronzo."
Aspirò dalla sigaretta, gli occhi puntati sull'asfalto.

𝐓𝐢𝐧𝐲 𝐒𝐭𝐨𝐫𝐢𝐞𝐬 || 𝐵𝑢𝑛𝑔𝑜𝑢 𝑆𝑡𝑟𝑎𝑦 𝐷𝑜𝑔𝑠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora