Capitolo 3

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Quando finì il libro fu pervaso da uno strano senso di angoscia: e se un giorno fosse toccato a lui essere la coraggiosa principessa che si salva da sola?

Respira.

Una goccia rossa gli riga una guancia. La sente scendere calda verso il collo ed infrangersi sul colletto una volta bianco della sua maglia preferita.

Alzati.

Si gira più e più volte, cercando di mettere a fuoco le immagini sfocate che gli si presentano. Il vento scompiglia le fronde degli alberi. È l’unica cosa che sente quando si mette a sedere spezzando qualche foglia e rametto secco.

Vieni.

Qualcosa dentro la sua mente lo tiene sveglio, e, con una forza trovata chissà dove, si alza, traballando un po’, ed inizia a muoversi a piccoli passi. Sorpassa una donna con il volto sfigurato, la stessa che gli era seduta davanti e che russava tanto rumorosamente. Una fitta lo scuote quando vede, poco più lontano, una massa di capelli rossi.
Corre, per quanto può, fermandosi a guardare il volto della proprietaria. Gli occhi spalancati dell’amica incontrano i suoi, trasmettendo il terrore che offusca la mente di entrambi. Baekhyun dischiude le labbra non appena l’amica si alza con un’infinita lentezza, ma ciò che ne esce è niente di più che un rauco sibilo.
Fortunatamente Bonnie capisce al volo ciò che vuole dire l’amico: Jackson.
Bonnie zoppica, ma, nota con piacere Baekhyun, non sembra avere gravi ferite.

Sente le narici stuzzicate da un forte odore di mare, ma quando vede una figura familiare camminare verso di lui, smette di farci caso. Finalmente le sue corde vocali si degnano di funzionare.
“Jackson!”
Prende la mano di Bonnie, correndo verso l’amico, che fa lo stesso, tenendosi un braccio e lasciandolo solo per stringere a sé i due.
Bonnie piange silenziosamente, consolandosi nell’abbraccio e staccandosi, notato il braccio ricoperto di sangue dell’amico che la rassicura subito.
“Sono stato fortunato, ho controllato la zona in cui mi sono svegliato per cercarvi. Sono morti tutti.” La sua voce è più profonda del solito.
“Noi non-”
“Anche dov’eravamo noi.” Baekhyun interrompe l’amica, rivelando che sì, sono effettivamente gli unici tre.

Un lungo silenzio regna fino a quando Baekhyun, preso da un improvviso coraggio, si allontana.
“Dobbiamo medicare le ferite, prenderanno infezione altrimenti. Presto arriveranno i rinforzi, verranno a prenderci.”
Il sole tramonta, accompagnato da un instancabile Baekhyun che fruga nei bagagli rinvenuti alla ricerca di acqua, cibo e medicinali. Bonnie ha medicato entrambi per poi accomodarsi sull’erba e guardarsi le mani come se fossero la cosa più interessante del mondo. Jackson, seduto accanto a lei, le accarezza occasionalmente la schiena nel tentativo di rassicurarla, mentre guarda Baekhyun che, apparentemente calmo, sta crollando sotto il peso della speranza che li trovino e li mettano in salvo.

“Non senti quest’odore di miele anche tu?”
“Chiudi il becco e concentrati o tuo fratello ci fa fuori.”
“Davvero non lo senti? È ovunque…”
“Chan, concentrati”

Jackson sospira per l’ennesima volta.
“Vado a prendere della legna secca o saremo congelati per quando ci troveranno.”
Il tono di Baekhyun è stridulo, come se in fondo neanche lui credesse poi tanto a ciò che dice. Vede Jackson annuire con la coda dell’occhio e si incammina, tirando su il cappuccio della felpa presa in prestito da chissà chi e portando alle labbra una sigaretta, per poi accenderla con un accendino di un forte verde fluo.
Non fuma quasi mai, cerca sempre di evitare anche solo di pensarci, ma quando è stressato il suo autocontrollo svanisce e si ritrova ad inspirare in silenzio il tossico calmante.
Le lacrime calde si susseguono sulle sue gote, arrossandole. Seleziona e raccoglie con cura i rametti secchi che, calpestati da passi maldestri, si spezzano con un sonoro “crack”. Neppure si accorge di non essere la causa del rumore.

La risacca ha sempre avuto il potere di rilassarlo. Ciò che gli piace di più è sentire le piante dei piedi stuzzicate dalle gocce d’acqua che schizzano quando le onde si infrangono sulla riva. Quel momento, quel preciso momento ha un profumo meraviglioso, indimenticabile. Passeggia sulla riva assorto nei suoi pensieri, sentendo l’intensificarsi del profumo tanto adorato. Corre verso la sua fonte, la pelle brucia come se stesse attraversando un cerchio di fuoco, chiude gli occhi, pronto ad essere attaccato dalle fiamme mentre un fascio di luce gli si sprigiona dal petto, travolgendo ogni cosa.

La testa sembra scoppiargli, il respiro mancargli.
Cerca di portarsi una mano al volto, non riuscendoci.
“Ma che diamine…”
Strattona le braccia, realizzando solo dopo qualche minuto la situazione. Mentre mette a fuoco il suo sguardo viene nuovamente offuscato dal terrore. Scorge solo una finestra qualche metro alla sua sinistra, per il resto è una camera totalmente vuota. Nessuna traccia di Jackson, Bonnie o qualsiasi altra forma di vita.

“Bene, dopo uno schianto aereo cosa può esserci di meglio che essere rapiti nella foresta da chissà quale tribù cannibale?”
Il suo amaro monologo viene interrotto da un cigolio sinistro e la paura occupa nuovamente ogni cellula che lo compone. Per la mancanza di luce non riesce a capire di chi o cosa si tratti, è chiaro solo quando un tono, sorprendentemente grave ma soffuso, si insinua nelle sue orecchie.

“Cosa sei?”

In un altro momento avrebbe definito la voce addirittura “sexy”.

Le labbra sono serrate. Vorrebbe chiedere dei suoi amici, vorrebbe chiedere dove si trova, vorrebbe chiedere lui chi è, ma per qualche motivo la sua voce si rifiuta di uscire.
Sente la figura avvicinarsi nel buio della camera, insieme ad un odore familiare.
“Ti ho chiesto cosa sei.”
Questa volta è un sibilo a colmare il silenzio.
La figura si avvicina ulteriormente, ma quando gli è di fronte non riesce a guardarla. La pelle brucia ed il profumo di mare gli penetra i polmoni. Cerca di parlare ma la mente ha smesso di funzionare, consumata da un dejavù.
Dischiude le labbra, deciso a sovrastare la confusione, ma sente le palpebre farsi pesanti e cede, tornando al suo intenso sogno.

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