seventeen chapter

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Non è piacevole sapere di essere impotente a tutto questo.
Di vedere le stagioni cambiare e di avere la consapevolezza di restare inerme e fermo a non poter cambiare.
A non poter cambiare la realtà che ci separa, o meglio, quello che separa me da te.
Vorrei poter guardare un giorno le persone senza la perenne angoscia e pensare: "sembra interessante, ma non è quello giusto, non è lui" ,
vorrei saper guardare oltre te e non odiare il tempo.

Per qualche strano motivo quella notte Benjamin e Federico si erano ritrovati, si erano mancati e se lo erano detti a modo loro.
Federico al suo risveglio trovò il moro dormire a pancia in giù con la bocca spalancata e i capelli arruffati, non potè far a meno di guardarlo e sorridere, quella situazione mesi prima era stata la sua quotidianità, era stata parte della sua vita.
Ma le cose non sarebbero mai tornate come prima, non poteva intraprendere di nuovo quel circolo vizioso con Benjamin, lo doveva a se stesso.
A lui ci teneva ancora, forse anche troppo ma la ferita era ancora troppo fresca e profonda per scriverci altro sopra.

"Sono andato a fare due passi fuori, non muoverti da casa, ti ho lasciato la colazione in cucina.
Buongiorno Benjamin."

Federico si era vestito, aveva fatto colazione ed era uscito per schiarirsi le idee lasciando un bigliettino per il moro, in modo tale che non lo avrebbe cercato.
Due ore dopo gli occhi di Benjamin si aprirono e le sue mani cercarono immediatamente dall'altra parte del letto il corpo di Federico, si aspettava di trovarlo a fianco a sè ma non fu così e subito fu invaso da un senso di vuoto, Federico gli faceva sempre lo stesso effetto.
Notò solo dopo che sul comodino accanto c'era un bigliettino, si mise a sedere al centro del letto e lo afferrò per leggerne il contenuto.
Sorrise, un sorriso sincero, Federico lo aveva pensato.
Il moro fece colazione con dei cereali al cioccolato e del latte che il più piccolo aveva lasciato sul davanzale della cucina, erano le solite cose con cui faceva sempre colazione e Federico se lo ricordava, Federico forse era ancora suo.
Si preparò tranquillamente e visto che non si era portato con sè nessuna valigia frugò nell'armadio del più piccolo e indossò una felpa nera dell'adidas, una felpa a lui familiare, una felpa che profumava di lui ma la stessa felpa che aveva quando aveva lasciato Federico, se lo ricordava bene, ricordava perfettamente come le lacrime del biondo bagnarono quel tessuto frettolosamente.
Svariate ore dopo mentre il moro canticchiava la canzone Sorry di Justin Bieber che passava alla radio la sua attenzione fu catturata dal suono del campanello, Federico era già di ritorno pensò.

Buona serata💗

love is love, fenji Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora