Fiumi risalgono per la gola stretta, arginati da peli ispidi e graffianti. Vomito a vanvera perché non ho ordine. Gli archivi sono zeppi, gli scatoloni ancora da scartare. Gli elimina coda sdraiati, in disfunzione. Prendo a calci le parole: smettete di pizzicarmi le pareti molli! Lo sfregare mi lacera, abominia la mia lingua e sale su fino alla mente, la estranea dai colori. È nero ciò vedo, la tinta del buio, dell'ombra, del miscuglio, del tutto. Occhi chiusi e ancora nero. Respiro stelle e fremo. E aspetto ancora, aspetto. Il tremore si stende lento sul mio corpo, lo avvinghia e attanaglia, poi lo copre come lana. Punto a maglia stretta, infeltrita, nera. Anch'essa. Allargo lo scollo che punge, la pelle si irrita, piange. Assassina, lo vuoi? Pelle mielosa, pulisciti degli insetti, dei frammenti dei loro corpi. Sciacqua via il dolce e lascia l'amaro e l'amato. Gusto nel disgusto e piango, mentre mani al collo, strozzo un conato.
STAI LEGGENDO
Sbocchi Ematici
PoetryEmorragie di pensieri implosi che a tentoni cercano sbocchi. Non c'è da capire, ma da perdersi, Son sbocchi ematici, non convenzionali versi. *Scusate per l'indecifrabilità dei deliri che scrivo qui. Questo libro è nato proprio per questo. Son cose...