~Dionaea muscipula~

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Attraversami e fingerò di non sentirti perché non devi saperlo. Solo così potrai ispezionare le mie stanze interne, perlustrare il labirinto di questo riccio orlato da aculei velenosi. Hai spostato il pizzo attraverso il quale ho rubato tue immagini, spezzoni di carne e cuore. Lì dietro ho trovato riparo, mi nascondevo per timore, ma non abbastanza, perché hai visto i miei occhi e hai baciato le mie mani. Non volevo ti perdessi nella mia fauce che spalancata, attendeva l'ingresso di un insetto. Ti ho promesso sofferenza e morte. Hai dato la caparra per il lutto: "Ma io ci voglio entrare!" Ed ho alzato barriere di foglie, ti ho iniettato terra nelle vene, aria nelle ossa, lacrime sotto le piante dei piedi. Ed ora che il mio stelo si è arreso, che non mi regge più, ora che questo fiore si è aperto, i ruoli si invertono. Non più preda tu, ma predone, non più assassina lei, ma assalita. Pianta sempre verde? No, verde di rabbia. Dionea arresa che libera l'insetto che vorrebbe liquefare. Venere appassita che non ha più forze. Acchiappamosche che ronza di sofferenza e in lacrime di linfa prorompe. Abbassa il capo, il fiore, non vuole baci dal sole, né complimenti dalle corolle amiche. Serra i denti e ritira gli aculei e si morde il labbro divorando se stessa e il mondo, ed è ancora troppo poco... Attraversami e fingerò di non averti sentito perché non devi saperlo, semplicemente non devi saperlo.

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