4: pensieri ed eventi inaspettati!

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La serata con Jason era passata velocemente, mi ero divertita,avevo bevuto molto ed ero rincasata molto tardi, unico problema era che il giorno dopo si lavorava, così per evitare di addormentarmi e non sentire la sveglia mi misi a guardare una serie TV senza prestarci realmente attenzione ma solo per compagnia,fini comunque per addormentarmi.
Aprì gli occhi guardai la sveglia e mi resi conto che erano le 8, era tardissimo, mi preparai alla velocità della luce, e corsi in strada per chiamare un taxi ma davanti al mio portone c'era una lussuosa macchina nera,con tanto di autista, con niente meno che il mio capo appoggiato a braccia conserte ad aspettarmi, spalancai la bocca e rimasi in quella strana posizione per qualche minuto.
Mentre lo guardavo con la faccia scioccata lui scoppiò in una risata fragorosa,a dirla tutta una risata che ti faceva venire voglia di ridere, così scoppiai a ridere anche io, finimmo di ridere e lui con uno sguardo di intesa mi fece cenno di salire sull'auto e mi aprì la portiera, salì e il mio cervello si riempì di domande, come sapeva dove vivevo? Perché era qui? Perché tutte queste attenzioni? Ero talmente concentrata nel mio turbinio contorto che non mi accorsi che lui mi stava fissando, così per non sembrare una stupida parlai.
"Buongiorno!"
"Buongiorno anche a lei"
"Come sapeva dove abitavo?"
"Be' Lory mi pare ovvio...dal tuo fascicolo, in ogni caso stamattina presto non l'ho vista alla caffetteria e mi sono preoccupato che le fosse successo qualcosa così ho chiamato hawuard e siamo venuti a prenderla".
"Quindi l'altra mattina è stato lei a pagare la mia colazione, grazie infinite, un gesto davvero carino"
"In realtà non volevo essere carino Lory, volevo piacerti, fin dal nostro incontro in ascensore, ma poi ho scoperto che eri la mia nuova assistente e mi sono reso conto che non era professionale corteggiarti"
"No infatti non lo è signor Simons, ma mi sfugge il perché lei quindi sia qui se è una cosa inopportuna"
"Perché io so di essere un bel uomo, so di piacere alle donne, so di poter avere quello che voglio, ma ammetto che mi piacciono molto di più le sfide e lei decisamente e una sfida allettante"
"Capisco, ma se io non volessi essere la sua sfida?"
"Semplice verrà sostituita da un altra assistente!!"
"Quindi mi sta dicendo che se non accetto questa cosa lei mi licenzia?!"
"Esattamente!!"
Lo guardai ancora più scioccata di prima quando lo avevo visto sotto casa mia, era serio, non potevo perdere quel posto di lavoro, ne avevo bisogno, avevo troppe spese e non avrei saputo come pagarle, quindi qualsiasi cosa avesse voluto sarei stata disposta a darglielo.
"Bene e dunque se io accettassi cosa dovrei fare?"
"Per il momento venire a cena con me stasera e darmi modo di conoscerla!"
"Accetto"
Senza neanche accorgermene eravamo di fronte all'imponente edificio di VOGUE, la macchina si fermò e mi fece scendere dicendomi che aveva lasciato per me una lista di cose da fare sulla mia scrivania e che lui sarebbe stato fuori ufficio tutto il giorno ma che sarebbe venuto a casa mia a prendermi quella sera per le otto e mezza.
Annui e mi dileguai velocemente verso l'ufficio, la giornata passò lenta e la mia testa non mi lasciava libera dai pensieri, ad ogni modo non avevo nessuno con cui parlare di questa cosa, perché dopo che mi ero trasferita in città avevo perso tutti i contatti con i vecchi amici, forse perché non ero mai stata legata realmente a qualcuno, così rimasi con i miei pensieri.
Finì il calvario e non mi fermai a salutare nessuno, neanche Jason ero troppo presa dai miei pensieri, presi un taxi per andare verso casa perché anche la voglia di camminare era venuta meno.
Arrivai a casa feci una doccia e mi diressi verso il mio armadio,decidere cosa mettere non fu difficile, scelsi un abito corto fino alle ginocchia di un rosso acceso e intenso, aderente con una profonda scollatura davanti e con il disegno sulla schiena fatto a x, coprispalle nero e un paio di di decolté nere con il platoe davanti, un filo di trucco leggero, capelli raccolti in uno chignon,cappotto, pochette ed ero pronta.
Aspettai che suonasse il citofono e scesi, con un eleganza che non avevo mai avuto nella mia vita, ma mi sentivo sicura, mi sentivo donna,non so se era quell'uomo a farmi sentire sicura,ma poco mi importava.
Uscì dal portone e lui era lì in tutta la sua bellezza e sfacciataggine,ma era perfetto, e provocava in me pensieri impuri, so che non dovevo, ma non potevo negarlo era bello e sapeva l'effetto che faceva sulle donne.
Venne verso di me con un sorriso beffardo, si avvicinò decisamente troppo al mio viso, che per un momento pensai che volesse baciarmi e invece mi sciolse i capelli che ricaddero scompigliati sul mio cappotto.
"Li preferisco sciolti, ad ogni modo sei stupenda stasera!"
"La ringrazio, anche lei è molto bello!"
"Non mi dare del lei, io sono Matt!"
E mi porse la mano che strinsi con decisione.
"Piacere io sono Lory"
"Bene direi che le presentazioni sono fatte, possiamo andare"
Annui e salimmo in macchina, il tragitto fu lungo e costeggiammo il mare per un bel po' di km, dopo un ora di viaggio, incominciai seriamente a chiedermi dove diavolo mi stesse portando finché non mi resi conto di essere fuori da New York.
Mi girai verso di lui, ed era totalmente concentrato sulla guida, non avevamo proferito parola per tutto il viaggio.
Ero preoccupata e cercavo di non darlo a vedere, ma mi ero irrigidita in una posa statuaria, lui dovette accorgersene perché mi guardò con aria tranquilla e bonaria dicendo:"stai tranquilla, non ti mangio, siamo quasi arrivati"
Ed effettivamente aveva ragione si fermo su una collina dispersa nel nulla o almeno così mi sembrava dato il buio che c'era intorno a noi, scendemmo dalla macchina e proseguimmo a piedi fino ad arrivare ad un imponente villa illuminata a giorno, con una vista mozzafiato sull'oceano.
Rimasi li imbambolata finché due mani non mi strinsero la vita direzionandomi verso l'interno dell'abitazione.
Entrammo e rimasi stupita dalla bellezza dell'arredamento, uno stile moderno, minimale, ma ben curato.
Mi sentivo tranquilla come se nella quiete di quella casa ci fossi sempre stata.
Matt mi tolse il cappotto e lo vidi trattenere il respiro guardandomi fasciata nel mio abito rosso, gli piacevo e si vedeva dal suo sguardo,ma non capivo cosa realmente volesse da me.
Ero stufa di quel silenzio e di quegli sguardi che dicevano tutto ma non dicevano niente così parlai.
"Questa casa è stupenda Matt, ma pensavo andassimo a cena fuori!"
"Ho preferito fare qualcosa di diverso da una banale cenetta in un banale ristorante, così ti ho portata a casa mia, vieni la cena ci aspetta di la!"
Lo seguì, la casa era silenziosa, sembrava deserta,sicuramente viveva da solo, ci ritrovammo su di una terrazza che dava sul mare con un tavolino apparecchiato per due, con un cameriere ad attenderci con la bottiglia di spumante tra le mani, era tutto perfetto.
"Signor simons la cena è pronta, mi permetta però di versarle dello spumante sia a lei che alla signora, poi verrà servita la cena"
"Grazie Thomas, porta pure la cena, allo spumante ci penso io, poi credo che tu possa andare!"
"Certamente signore!"
Il cameriere spari e tornò subito dopo con un carrello riscaldato da una fiammella al di sotto dei vassoi per tenerli caldi e se ne andò.
Matt servi la cena e lo spumante, mangiammo senza troppi convenevoli, finito di mangiare ci accomodammo su dei divanetti esposti in terrazza e cominciammo a parlare,parlammo di tutto, e lui sembrava interessato,qualche ora più tardi però la stanchezza dei miei occhi si fece sentire e mi addormentai sentendolo parlare.
Sprofondai in un sonno profondo.

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