Farfalla 4.4

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"Vorrei quasi che fossimo farfalle e vivessimo appena tre giorni d'estate, tre giorni così con te li colmerei di tali delizie che cinquant'anni comuni non potrebbero mai contenere".
(John Keats)

Le giornate passano velocemente. Il tempo corre troppo. E vorrei fermarlo. Ma non ho la forza sufficiente per farlo. Domani è domenica. Quella domenica. Probabilmente l'ultima domenica in famiglia.

Non ho ancora deciso cosa fare della mia vita. Sto vivendo ogni giornata così come viene. Però il pensiero va lì, a domani.

Ho fatto una promessa tre anni fa.
Ho promesso di prendermi cura della mia famiglia.
Ho promesso di non appendere il mio futuro ad una corda.
Ho promesso di essere l'uomo meraviglioso che lui ha sempre voluto.

Eppure da quando ho incontrato lui tutto è cambiato.
Eppure lui mi ha riportato in vita. Mi ha riportato alla mia vita.
Eppure io sono inevitabilmente e irrimediabilmente innamorato di lui.

Questi giorni con lui sono stati la mia salvezza. In questi giorni posso dire di aver vissuto davvero. Questi giorni lui mi ha dato tutto l'amore che ha dentro e ha fatto sì che anche io riscoprissi il mio di amore. Sì, mi ha permesso di riscoprire l'amore che ho dentro per me stesso e quello che è nato per lui.

Sono stati giorni frenetici. Giorni pieni di prove, di cadute, di risate e anche di qualche discussione. Alla fine mi ha convinto, in maniera poco corretta, a farmi indossare quelle robe eccentriche per lo spettacolo di domani. Sì, è stato davvero poco corretto.

L'altra sera, dopo il consueto spettacolo stavamo tornando in camerino per cambiarci. Già dalla mattina, andava avanti la discussione sui miei abiti per lo spettacolo di domani.

- Mario tu domani indosserai quella tuta bellissima a pois rossi. Poi, dal momento che sei Monsieur Papillon, ci piazzeremo sopra un bellissimo fiocco blu ovviamente con pois bianchi. E su questo non si discute - mi disse lui serio e determinato.

- Tu non hai capito niente! Non mi vestirò da pacco regalo solo per compiacerti. Scordatelo! - dissi più serio e determinato di lui.

E fu allora che fece la sua mossa. La più scorretta in assoluto.

- Ok, allora, caro il mio Serpa, non sentirai più le mie mani su di te nemmeno per sbaglio. Né tantomeno le mie labbra. Fino a quando non ti deciderai - disse, mimando il segno del giuramento sul cuore.

- Ah si? Ma se non mi resisti minimamente. Giochi a perdere, caro Sona. Vincerò sicuramente e mi vestirò di nero - dissi, sicuro di me.

Ecco, con Claudio questa sicurezza non la devi avere perché se decide di indossare la maschera dell'indifferenza, non ne esci vivo. Non demorde finché non ottiene ciò che vuole.

Così, tornati in camerino, dopo lo spettacolo e dopo un pomeriggio in cui riuscì a non sfiorarmi nemmeno involontariamente, corsi a cambiarmi solo per poter rimanere poi abbracciato a lui come abbiamo fatto ogni sera. E, una volta uscito dal bagno, quello che vedo mi lascia senza fiato ma con tanto altro. Tanta voglia di prenderlo e sbatterlo da qualche parte perché era troppo illegale. Troppo.

Dopo l'interruzione di Rosita di qualche giorno fa, non siamo riusciti più a concludere il discorso lasciato in sospeso perché o troppo stanchi o perché ci siamo addormentati ancor prima di pensare di fare qualcosa. Quindi, essendo la carne molto debole e la voglia davvero tanta, vederlo lì, di spalle, mentre si spogliava lentamente, mettendo in mostra quelle sue spalle grandi e quel sedere che ha un non so che di perfetto, per poi girarsi ancor più lentamente mostrandomi quel petto così colorato, quegli addominali disegnati su di lui quasi, e quella protuberanza, coperta dagli slip, che avrei preso a morsi e poi a baci, mi lasciò con la bocca aperta e qualcosa lì sotto che tendeva verso l'alto.

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora