Crisalide 3.3

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"Dopo la schiusa, la farfalla rimane con le ali ripiegate e penzolanti e comincia ad espanderle. È importante che le ali dell'insetto si espandano abbastanza in fretta prima di indurirsi. In caso contrario, rimarrebbero deformate in modo permanente"

Tre giorni. Sono passati tre giorni da quel pomeriggio. Tre giorni in cui non ci siamo né più visti né sentiti. E non perché io non voglia farlo. Anzi. Quell'abbraccio, quegli sguardi, quei centimetri che ci dividevano dall'inevitabile, mi mancano come l'aria. Ma voglio che lui sia libero di venire da me. O meglio, che abbia un buon motivo per farlo.

- Claudio tu sei pazzo!! E se ti dice no, ancora? - mi dice Rosita, con lo sguardo di chi vuole capirne di più.

- Rosi lascia perdere. Purtroppo l'abbiamo perso. Non metto in dubbio che sia un pezzo di man..un bellissimo ragazzo, ma sto qui si è completamente rincitrullito - interviene Paolo, ormai rassegnato.

Siamo qui, noi tre, ad ammirare la struttura che ho fatto realizzare e che sarà quella su cui si esibirà Mario. Sì, in questi tre giorni sono riuscito a realizzare l'impossibile. Utilizzando le basi che usa Rosita nei suoi spettacoli da trapezista, mi sono solo procurato la fune tipica da equilibrista e ho praticamente ricreato il suo mondo. Ok, sarò pazzo. Ma sento che ne varrà la pena.

Abbiamo ancora una settimana di spettacoli qui a Roma e voglio che lui si esibisca con noi. Voglio che anche solo per una settimana si senta parte di questa famiglia.

- Ok si, può essere, e dico può, che la sua bellezza interiore ed esteriore sia stata uno stimolo in più per compiere questa pazzia. Ma ciò non esclude il fatto che il nostro circo abbia bisogno di un equilibrista. Di una figura nuova, di aria fresca. E se poi questo possa coincidere col fatto che sia Mario quella figura, beh.. perché dire no? - dico, facendo il mio occhiolino di circostanza a Rosita.

- Lo sai che se ti dice no dovrai cercare un equilibrista in tutta Roma in un giorno? Lo sai questo, si? - mi dice Rosi in un misto tra preoccupata e sarcastica.

- Lo so, ma non ce ne sarà bisogno perché mi dirà di si. Io lo so. O meglio, lo spero - dico, sicuro nella prima parte e leggermente titubante nella seconda.

Rosita mi guarda rassegnata ormai alle mie pazzie, ma in fondo so che in realtà ha capito quanto ci tenga a questa cosa. Ma soprattutto quanto io possa tenere a lui. Perché si, sono sicuro. Ho bisogno di lui qui nella mia famiglia. Ho bisogno di lui qui nella mia vita.

L'ho capito l'ultima volta che l'ho visto, tre giorni fa. Quando mi ha raccontato in modo dolcissimo ma al tempo stesso pieno di emozione, tutta la sua storia.

E io, un pagliaccio sorridente che concede solo la sua maschera al mondo mi sono sciolto davanti a due occhi pieni d'amore, pieni di vita.

- Va bene, fai come vuoi. Lo sai che io voglio solo che tu sia felice - dice Rosi e mi lascia un tenero bacio sulla guancia. E mi torna in mente mia madre e alla promessa che mi chiese di farle. Di essere felice. E le promesse vanno mantenute.

- Amico, lo sai che non approvo quasi mai le tue pazzie.. Ok, diciamo che non le approvo mai. Ma stavolta non ti farò i miei pipponi mentali sui pro e i contro. Vai, prova e torna vincitore - dice Paolo dandomi una leggera pacca sulla spalla.

E così vado al suo studio. È l'unico posto che posso associare a lui. Nonostante mi abbia lasciato il suo numero che ho praticamente salvato subito, voglio che mi dica si guardandomi negli occhi. Sperando di non morire prima, ovviamente.

Arrivo al suo studio che ormai conosco a memoria. Sempre le solite poltrone nere con pareti bianche. Sempre la solita segretaria che stavolta però mi guarda sorridente. Forse mi ha riconosciuto.

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora