"L'amore è come una farfalla: se la stringi troppo, soffoca. Se invece troppo poco, vola via".
Non voglio più questa vita.
L'ho detto alla fine. Sono riuscito a dirglielo. Si, ma a che prezzo? C'è sempre un prezzo da pagare per la verità e io il mio lo sto pagando caro. Sono due giorni che, da quella sera sulla Senna non ci parliamo più. O meglio, dopo aver aperto le porte alla verità, il silenzio è venuto ad abitare tra di noi.
E credetemi, per uno che il silenzio lo ha come nemico in assoluto, non è davvero una gran cosa.
Vorrei parlargli, spiegargli meglio tutto ma il silenzio come coinquilino ha deciso di prendersi proprio la paura.
Paura di deludere.
Paura di non essere abbastanza.
Paura di perdere. Di perdersi.E oggi, quando stiamo per lasciare questa meravigliosa città che è Parigi, mi ritrovo a pensare che in realtà per la prima volta avrei voluto qualcosa di più. In fondo Parigi è pur sempre la città dell'amore, no?
È pomeriggio. Ho deciso che partiremo domani mattina all'alba. E sono qui, a dare una mano ai ragazzi che stanno smontando il tendone ma il mio pensiero va a lui.
Lui che in questi due giorni ha dormito con Paolo.
Lui che mi regala solo indifferenza.
Lui che ora è con Dafne a sistemare i costumi di tutti nelle valigie.Paolo in questi due giorni non ha chiesto né ha detto qualcosa in merito al fatto che Mario sia andato a dormire da lui. Nonostante io muoia dalla voglia di chiedergli qualcosa, sto zitto. Maledetta paura.
Sarò fermo immobile a guardare un punto fisso come un ebete dal momento che non mi accorgo che proprio Paolo è davanti a me e mi sta sventolando una mano davanti alla faccia.
-Ohi amico, sei qui tra noi? - mi dice con un mezzo sorrisino.
- Eh si, dimmi che vuoi? - dico forse un po' troppo acido.
- Le cose sono tutte sistemate ma penso ci sia qualcosa di rotto o mi sbaglio? - dice, continuando a fissarmi.
E no, non mi va di parlarne o forse si. Non lo so, non so niente. Quindi fingo. È quello che so fare meglio.
- Non so di cosa tu stia parlando - e ritorno a sistemare bastoni di ferro che in realtà sono già sistemati.
- Parlo di un ragazzo, esattamente il tuo, che ha dormito da me questi due giorni e di vuoi due che non vi parlate. Oddio, non che non sia un bel ragazzo e potrei farci pure un pensierino... -
-Paolo!! - urlo, mollandogli un pugno sulla spalla.
-Ahi! Beh allora, ti decidi a parlarmi o devo farmi picchiare da te per farti parlare di lui? Sai potrei continuare a dire che ha dei bei occhi, che è carino quando dorme..
-Ok, ho capito basta. Parlo. Non voglio commettere un omicidio ora, ci sarebbero troppi testimoni. Comunque, non c'è niente da dire. Semplicemente che non ci parliamo da due giorni, da quando gli ho detto che non voglio più questa vita. E che..
- Cosa non vuoi più tu? - mi interrompe Paolo con gli occhi sgranati.
- Si , Paolo, mi voglio fermare. Con lui - dico abbassando la testa.
- E lui?
- Lui sa solo la prima parte della mia idea. Cioè che voglio fermarmi. Ecco, diciamo che potrei non aver detto che voglio farlo con lui - dico, grattandomi la testa.
- No dico, siete idioti o cosa? Cla quell'uomo ti ama davvero o non piangerebbe per due notti di seguito imbrattandomi le mie adorate federe del cuscino rigate che ho dovuto lavare e che rischiano di consumarsi e poi..
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Come farfalle che sorridono
FanfictionLui, Claudio. Bambino vivace e spensierato, nato in una famiglia di tradizione circense. Quello che sa fare meglio e quello che fa per vivere è ridere e far ridere la gente. Lui è Monkey Clown o meglio MonClown. Ma la sera, la maschera cade e l'uomo...