Farfalla 8.3

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"Amo le farfalle perché mi fanno ricordare che nella vita, tutto si può sempre trasformare"




- È il nostro futuro, amore mio

Glielo dico così. Di getto. Lo vedo che è sconvolto. Non parla. Ha leggermente la bocca aperta. Ma mi guarda con quegli occhi. Quegli occhi che significano solo una cosa: sono felice.

E infatti appena si riprende mi dice:

-Tu stai scherzando, vero? Questa scuola diventerà nostra?

-Beh, ci vorranno un po' di modifiche perché è rimasta chiusa per troppi anni ma se tu vuoi sì, può diventare nostra..

E non appena finisco di parlare mi si butta addosso baciandomi con una foga, una potenza che da un po' di tempo non vedevo più. Mi bacia sicuro, mi ci perdo in quel bacio e se non fossimo in pieno centro a Roma, non so quanto resisterei.

Dopo minuti, che a me sembrano ore, mi stacco controvoglia e riaprendo gli occhi gli dico:

-Wow Sona, se per dire sì fai tutto questo, vorrà dire che al matrimonio ci denunceranno per atti osceni in luogo pubblico - dico, non lasciandogli la presa sui fianchi.

- Ah Serpa, Serpa.. Allora penso proprio che al nostro matrimonio finiremo dritti in galera perché non immagini nemmeno cosa ti combineró - mi dice lui con quel sorrisino malizioso che adoro.

-Mmm, potrei voler correre il rischio.. Ora però torniamo a casa e fammi vedere come si dice davvero sì.

-Sì, marito mio - mi dice prendendomi per mano.

E lo sa l'effetto che mi fa quando mi dice quelle due parole. Mi smuovono qualcosa dentro peggio del "ti amo".

E così lo faccio. Con la mano intrecciata alla sua, mi guardo intorno. C'è gente che passeggia ma non sembra essere interessata a noi. Così inizio a vedere la porta della scuola e a cercare un modo per aprirla.

-Mario, cosa vuoi fare? - mi dice lui in un misto tra preoccupato ed eccitato.

-Tu non puoi pretendere di chiamarmi "marito mio" e non ricevere poi una risposta da parte mia. Preparati al mio sì, Claudio Sona - dico sorridendo.

E apro la porta ed entriamo. È tutto impolverato ma ricordavo bene che all'ingresso c'era un divano in pelle rossa davvero grande che serviva per tutte le mamme che venivano a prendere i loro figli. Tolgo il cellophane impolverato e vedo che sotto il divano non è così sporco.

Così spingo Claudio su quel divano e, tenendogli le braccia in alto sopra la testa, lo bacio ovunque, tranne che sulle labbra.

-Mario, che intenzioni..hai? - mi dice lui mentre si sta beando dei miei baci.

-Dirti di sì, marito mio - dico, baciandogli l'orecchio.

E lo vedo, anzi lo sento che anche a lui questa frase manda un tilt perché lì sotto, qualcuno si è svegliato del tutto dopo queste mie parole.

Così mi fermo. Intreccio le mie mani alle sue e lo guardo dritto negli occhi dicendogli:

-Ti dico di sì per la prima volta che ti ho visto, qui a Roma.
Ti dico di sì perché mi hai travolto in una favola, la nostra.
Ti dico di sì perché sei diventato la mia famiglia.
Ti dico di sì perché ne voglio crearne una con te e con Carlo.
Ti dico di sì perché questo posto diventerà il nostro posto.
Ti dico di sì perché ti amo, Claudio Sona e non penso, anzi, sono sicuro di non riuscire ad amare nessun altro così come io amo te.

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora