Mariposa 7.1

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"Ho osservato che le farfalle sono in via di estinzione. O forse le vedono soltanto i bambini?"  (Karl Kraus)



Valencia, qualche giorno dopo...

Qui in Spagna è tutto diverso. Qui in Spagna sembra di stare su un altro pianeta. Forse sono su un altro pianeta per altro. 

Altro che per me vuol dire lui.

Lui che mi ha detto una parola, una sola. Ma che vale più di tutte quelle che mi ha detto in questi mesi. Mi ha detto si. 

Ha detto si quando gli ho chiesto di essere la mia farfalla per sempre. Ha detto si quando gli ho chiesto di sposarmi. Ha detto si a noi. 

E come fai a non essere su un altro pianeta con un uomo come lui accanto?

Come adesso che passeggiamo per le vie affollate di Valencia mano nella mano, senza che la gente ci guardi con sospetto, senza qualcuno che ci guardi con gli occhi disgustati o pieni di odio. Siamo solo due ragazzi che si amano a Valencia. 

Passiamo davanti ad un negozio di peluche e io, da bambino quale sono, inizio ad urlare:

-Mario, Mario dai entriamo?

-Ma che sei scemo? No dai, ma che figure facciamo? -dice, tirandomi verso di sé mentre io, con la mano ancora stretta alla sua, tiro dalla parte opposta.

-Daiiii facciamo finta di avere un bambino e che dobbiamo comprare qualcosa per lui se ci dovessero chiedere qualcosa -dico, forse senza pensarci troppo.

E lo vedo che a questa mia frase lui si irrigidisce e mi guarda con una espressione indecifrabile sul volto. Così mi avvicino a lui, gli prendo il viso tra le mani e gli dico:

-Ehi, guardami. Stai tranquillo. Facciamo finta..per ora - e gli faccio un occhiolino - perché sono sicuro che prima o poi verremo a prenderli davvero i peluche per il nostro bambino - concludo lasciandogli un bacio dolce sulle labbra che lo fa rilassare.

Ed è quando credo di averlo tranquillizzato e mi giro per tirarlo finalmente nel negozio che lui mi stupisce fermandomi ancora e dicendomi:

-Ti amo Cla e voglio tanti bambini con te. E voglio comprare tanti di quei peluche da riempire casa. Iniziamo già da oggi.

Ed è lui stavolta a tirarmi dentro ed entriamo in questo negozio che per me può definirsi una delle meraviglie del mondo. Dopo Mario ovviamente. Ci sono peluche ovunque. Vorrei poterli prendere tutti e portarli con me. Mi fermo incantato a guardarli per poi cominciare a correre verso ogni tipo di peluche e lo vedo Mario che si mette una mano sulla fronte come rassegnato ma con quel sorriso che mi fa perdere un battito ogni volta. Perché ogni volta è diverso. Ogni volta è più bello.

Ad un certo punto lo vedo. E' un attimo. E' lui. Sì, quel panda gigante lì sull'ultima mensola dello scaffale in fondo. Appena lo vedo urlo quasi (poco virilmente aggiungerei) e mi precipito davanti a quello scaffale e inizio a chiamarlo, forse a voce troppo alta:

-Mario, Mario!

E lui, che si era fermato in un altro reparto a vedere chissà cosa arriva correndo pensando sia successo qualcosa:

-Ma perché urli? M'hai fatto piglià un colpo!

-Guarda guarda sei tu sei tu! - e sì, mi rendo conto di essere un bambino ma non potrei non esserlo in questo posto con lui.

Lui alza la testa e comincia a ridere come solo lui sa fare. Ride col cuore. E io non posso far altro che seguirlo. Inizio a ridere anche io. E se qualcuno ci guardasse adesso ci paragonerebbe due bambini che ridono e sono felici. Perché noi questo siamo ora. Siamo felici.

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora