Mariposa 7.5

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"La farfalla, si dice, non sa cos'è il dolore. Vive un giorno felice e poi per sempre muore".  (Medoro)

Portatemi con voi, papà

Non mi muovo. Forse non respiro nemmeno. Mi ha chiamato papà. Io. Padre. Potrei morire seduta stante. Cerco di pronunciare anche solo una sillaba ma Carmen mi precede e sorpassandomi, dice:

-Carlo che ci fai qui? Come stai? È successo qualcosa?

E io sono sempre lì immobile quando sento due braccia stringermi da dietro e chiudo gli occhi di riflesso come se fossi tornato in vita. E probabilmente lo sono davvero.

Carlo continua a guardare fisso negli occhi prima me e poi Mario, ma non accenna a rispondere a Carmen che continua a fargli domande a raffica per capire se sia successo qualcosa.

Ad un certo punto mi stacco da Mario e mi abbasso alla sua altezza e Carmen si sposta per farmi parlare con lui.

-Ehi piccolino, hai fame?

Lui annuisce solamente e gli prendo la mano e andiamo a sederci di nuovo al tavolo. Carmen è preoccupatissima, Mario guarda me e poi Carlo anche lui preoccupato e io guardo solo Carlo che lentamente mangia la bistecca che non avevo nemmeno toccato.

-Ehi Carlo, ti va di dirci che è successo?

È Mario a parlare. Io sono di nuovo bloccato.

-Volevo vedervi perché mi mancavate - dice Carlo abbassando la testa.

-Ma ci siamo visti poche ore fa - dice Mario, nascondendo benissimo il magone che ha sentito anche lui dopo quelle parole.

-Lo so, ma vorrei passare più tempo con voi. Però ho sentito che non si può.. - e la sua voce diventa quasi lamentosa.

A quel punto sono io a parlare perché non voglio che pianga di nuovo. Ha già sofferto tanto.

-No ascolta. Ti ricordi cosa ci siamo promessi? Che quando torneremo a Roma ci vedremo spesso. Ecco, io la promessa la voglio mantenere. Noi ci vedremo sempre. Io e Mario saremo lì per te.

-Si, ma non potete essere la mia famiglia.

E questa fa male. Va dritta al cuore e lo distrugge in mille pezzi. Non riesco a guardarlo ancora e giro la testa verso Mario che da sotto il tavolo mi prende la mano e me la stringe. Poi parla:

-Queste sono cose che vengono dopo. Io e Claudio però per te, possiamo essere comunque una famiglia, un punto di riferimento se lo vuoi. Va bene?

-Ok.. Ora però potete dire a Carmen di non essere arrabbiata con me? La nonna stava dormendo e Francesca e Daniele anche. Non volevo far spaventare nessuno. Scusate - dice, grattandosi la testa, proprio come faccio io quando sono imbarazzato.

Sorrido e Carmen finalmente non più preoccupata, dice:

-Non sono arrabbiata. Solo preoccupata. Però per favore non lo fare più. Potrebbe essere pericoloso.

-Va bene lo prometto - dice tornando a sorridere e regalandomi finalmente un respiro.

-Ora però torniamo a casa. È tardi e dobbiamo andare a dormire.

Il bambino annuisce e si alza così come Carmen. Io e Mario rimaniamo seduti ed è Carlo a venire tra di noi e a dire:

-Lo so che domani andate via. Però mi aspettate vero?

E il cuore come sempre parla per me:

-Inizieremo a farlo già da quando andrai via ora.

E lui ci abbraccia con le sue esili braccia e ci dà un bacio a testa per salutarci. E poi corre via da Carmen che ci guarda a metà tra la commozione e il dispiacere per la discussione di prima. Poi dice:

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora