Mariposa 7.4

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"Vivere non è abbastanza, disse la farfalla, uno deve avere il sole, la libertà, e un piccolo fiore"
(Hans Christian Andersen)

Lo spettacolo è stato forse anche più bello di tutti quelli che abbiamo fatto fino ad ora. Ci siamo divertiti ed emozionati davvero. Abbiamo riproposto lo spettacolo a due, quello mio e di Claudio. Non lo facevamo da quel giorno. Quello in cui scelsi lui. Il giorno che ho scelto di essere felice.

E ora siamo qui, a fine spettacolo, nella nostra roulotte a cambiarci per poter andare a cena con Carmen. Si, abbiamo deciso di parlare con lei della nostra decisione di adottarlo una volta tornati a Roma ed esserci sposati.

I bambini li lascerà a casa dei suoi parenti. Abbiamo bisogno di parlare da soli.

-Mario, pensi che ce lo daranno mai Carlo? - mi dice Claudio con la paura nella voce e nel cuore.

-Io spero tanto di si. Ma comunque se qualcosa non dovesse andare bene lotteremo, insieme. Ok? - dico, avvicinandomi a lui e accarezzandogli una guancia.

-E se Carlo non ci volesse più? - dice ora con una voce da bambino indifeso.

-Claudio, ci ha fatto capire che vorrebbe che fossimo la sua famiglia. Non credo che possa cambiare idea. E poi, stai tranquillo ok? Andrà tutto bene. Fidati di me, anzi fidati di noi.

E mi bacia. Con amore. E poi con passione. E inizia a scendere con i baci sul collo. Capisco cosa vuole fare così lo blocco subito e gli dico:

-Claudio, c'è Carmen che ci aspetta. Dai, facciamo tardi - gli lascio un altro bacio e faccio per andarmene ma lui mi blocca e mi frega, dicendo:

-Ora lo dico io a te: fidati di me, anzi fidati di noi.. nudi che ci amiamo.

-Lo sai che ti odio quando fai così vero? - dico, ovviamente non seriamente.

-Fammi vedere allora quanto mi odi, Mario Serpa - dice lui con un sorriso furbo.

E non glielo lascio ripetere due volte. Mi fiondo su di lui e inizio a baciarlo ovunque tenendogli i polsi in alto sul muro.

Siamo già mezzi nudi dal momento che ci stavamo vestendo per andare a cena. Così mi allontano un attimo per spogliarmi del tutto e gli dico:

-Prova a toccarti o a spogliarti da solo e non vedrai più questo - e gli indico il mio membro ormai libero dagli slip - per molto tempo.

Mi guarda come scioccato ma non accenna a toccarsi nonostante abbia la sua erezione che sta implodendo nei suoi jeans.

-Mario però muoviti.. O non vedrai più il tuo futuro marito ancora per molto tempo - riesce a dirmi lui, col respiro soffocato.

Ormai sono completamente nudo e mi avvicino lentamente a lui che ha le mani sulla parete e sta soffrendo letteralmente.

-Adoro quando dici marito - gli sussurro all'orecchio lasciandogli poi un leggero morso.

E lui non resiste più e mi avvicina ancora di più a lui facendo strofinare la mia erezione libera alla sua ancora coperta.

-Spogliami - dice, quasi ordinandomelo riprendendo a baciarmi il viso.

E così gli allontano la testa e scendo a baciargli il petto e l'addome che ha nudi e arrivando ai pantaloni glieli sbottono lentamente mentre lui mi tira i capelli quasi volesse strapparmeli.

Riesco a lasciarlo completamente nudo e inizio a baciargli la sua erezione ormai totalmente formata e gonfia. Senza preavviso la inglobo nella mia bocca e inizio a succhiare, poggiando una mano alla parete per reggermi.

Come farfalle che sorridonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora