"La farfalla, è qualcosa di particolare, non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l’ultima, più elevata, festosa e vitalmente importante essenza di un animale. È la forma festosa, nuziale… di quell’animale che… era giacente crisalide e ancor prima affamato bruco".
La notte prima
"Mario, che fine hai fatto? Mamma si è sentita male. Ha avuto un infarto. Appena leggi questo messaggio vieni in ospedale. Abbiamo bisogno di te. Francesco".
Sono ancora fermo, immobile, al centro del salotto. Abbiamo bisogno di te. E io dov'ero? Hanno avuto bisogno di me e io non c'ero. Lei avrà chiamato il mio nome e io non ero lì. Avevo promesso di prendermi cura di lei e non ho mantenuto la promessa. Sono un traditore.
Ho tradito la promessa. Ho tradito la mia famiglia.
Sono un egoista.
Ho pensato solo a me stesso. Ho pensato a quello che mi fa bene non a quello che conta.Ma allora perché, nonostante questo, non ho pensato di stare sbagliando? Perché mi sembrava tutto tremendamente giusto?
Corro, corro in piena notte per raggiungere l'ospedale. Chiedo di lei. Arrivo e vedo seduti fuori Francesco e Sara, abbracciati l'uno all'altro. Loro c'erano, io no.
Sara mi vede. Si alza e corre da me, stringendomi forte e io faccio lo stesso con lei, accarezzandole la testa e lasciandole baci sui capelli. Piange, tanto. Anche io sono sul punto di farlo, ma devo essere forte per loro. Per lei. Perché l'ho promesso.
Francesco invece mi guarda da lontano con uno sguardo severo. Lo so che in fondo è contento di vedermi lì, ma è arrabbiato perché non sono arrivato prima.
Mi allontano da Sara e mi vado a sedere vicino a lui. Sara mi raggiunge sedendosi vicino. Mi faccio coraggio e chiedo:
- Fra, che è successo? - dico, con molta calma e mettendo una mano sul suo ginocchio.
- Ora te ne ricordi, Mario? Dove cazzo eri eh? Ti abbiamo fatto milioni di chiamate! Ah no, scusa dovevi stare su quella cazzo di corda. Dovevi fare il tuo spettacolino. Perché non ci sei rimasto allora? - dice guardandomi con uno sguardo davvero arrabbiato.
- Fra smettila. Non poteva saperlo. Nessuno poteva prevederlo. Quindi, calmati e basta - dice mia sorella, guardando il mio sguardo basso e colpevole.
Perché si è colpa mia. È colpa del mio non essere stato lì. È colpa della mia voglia di evadere che mi ha intrappolato ancora di più dentro a questo vortice.
- Mario non è colpa tua. Non addossarti colpe come so che stai facendo. Eravamo a cena da Francesco. Nonostante la pioggia, è voluta uscire sul balcone per guardarla. Lo sai che la pioggia l'ha sempre affascinata. Ricordi? Ha sempre detto che la pioggia è uno stato d'animo. Tante gocce che cadono ma che alla fine liberano dal peso dell'acqua le nuvole, che poi possono tornare bianche e limpide - a questo ricordo non riesco a trattenere una lacrima che scende sul mio viso - e poi è successo. Si è accasciata a terra. Senza dire niente. Né un urlo, né un richiamo. A terra così senza vita - mi dice Sara scoppiando a piangere.
- Siamo corsi qui in ospedale ed è lì dentro da un paio d'ore. Hanno detto che stanno facendo il possibile per far sì che stia meglio. Dobbiamo aspettare, ma la situazione è grave. Possiamo solo aspettare - conclude Sara completamente in lacrime.
Io, che sono rimasta in silenzio per tutto il racconto non posso far altro che mettere le braccia intorno ai loro colli e avvicinarli a me. Li stringo forte al petto. Francesco, anche se prima è molto rigido alla fine si scioglie e mi abbraccia piangendo anche lui al mio petto. Siamo tutti e tre su queste sedie scomodissime a piangere. Piangiamo ma ci facciamo forza a vicenda. Perché noi siamo questo. La famiglia fa questo.
STAI LEGGENDO
Come farfalle che sorridono
FanfictionLui, Claudio. Bambino vivace e spensierato, nato in una famiglia di tradizione circense. Quello che sa fare meglio e quello che fa per vivere è ridere e far ridere la gente. Lui è Monkey Clown o meglio MonClown. Ma la sera, la maschera cade e l'uomo...