50. Eren

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Solitamente il verde dei suoi occhi sarebbe stato un colore meraviglioso, unico ed insostituibile.
Chiunque si fosse trovato al cospetto di quelle sue iridi color acquamarina, non avrebbe potuto fare a meno di contemplarne la bellezza.

Ma purtroppo ora, sarebbe stato impossibile.

Quell'insieme di colori era stato sostituito da due pallide palpebre, che non avevano intenzione di sollevarsi tanto facilmente.

Non volevano aprirsi.

Dopo aver tentato di abbandonare la propria vita, quale motivo avrebbe potuto trovare per desiderare di continuare a sopravvivere.

Nemmeno il suo corpo si muoveva.

Rimaneva immobile, fatta eccezione per il suo petto, che si alzava e abbasssava lentamente ad ogni suo respiro.

Sembrava quasi una statua, una di quelle di marmo, dalla bellezza invidiabile e dalla pelle candida.
Anche il suo colorito ne ricordava una.

Ma come tutte le statue, neanche Eren era sveglio.


Sarebbe stato meglio dire.... Morto?


Ma lui non era completamente immobile.

Ancora qualcosa si muoveva,  dentro di sé l'organo fondamentale non aveva smesso di battere.

Ma per quanto?

Levi fissava il corpo del ragazzo in silenzio.

Neanche lui sapeva in che modo era riuscito a rintracciarlo, ma dopo tutte le difficoltà e due settimane di ricerca, lo aveva trovato.

Incontrarlo per la prima volta in quelle condizioni era davvero una cosa struggente.
Lui, che sorrideva e scherzava ogni giorno, era ora confinato in un letto d'ospedale, collegato a migliaia di fili, condannato a dormire per sempre?

Sapere che tutto era solo colpa sua.

Sapere di non poter chiedere perdono per ciò che aveva combinato, nonostante tutti i segnali  che gli erano arrivati in una silenziosa richiesta di aiuto.

Sapere che da un momento all'altro, quel ragazzo sarebbe potuto sparire.

Levi allungò la mano tremate al volto del giovane, ora privo di capelli ed incredibilmente magro.
Le sue guancie, ora non più occupate da un sorriso luminoso, erano davvero fredde.
Troppo fredde.

Le dita del corvino iniziarono ad accarezzare dolcemente il corpo di Eren, soffermandosi a massaggiare con delicatezza le sue gote con il pollice.
Passò la mano sulla fronte del ragazzo, e la riportò ancora una volta alla guancia, che sfiorò con il dorso della mano.
La sensazione della sua pelle a contatto con quella di Eren gli provocava brividi lungo la schiena.
Aveva sempre desiderato farlo, ma certamente non in una situazione come quella.

Quelle dolci carezze furono interrotte da un rumore assordante proveniente da uno dei macchinari al quale Eren era collegato.

Il moro si girò di scatto, osservando la linea dritta che attraversava lo schermo producendo un continuo "bip" fastidioso.

Staccò bruscamente le mani dal volto del ragazzo per alzarsi di scatto e andare a chiamare qualcuno, chiunque fosse stato in grado di fare qualcosa.

Non riusciva a riflettere razionalmente, il suono di quell'aggeggio che lo faceva impazzire.

Fece per alzarsi dallo sgabello che affiancava il letto nel quale giaceva il corpo del suo amico, ma qualcosa lo frenò.

Una mano.

"T-ti prego continua ad accarezzarmi"





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Boom!
Sono riuscita ad aggiornare ancora!
Il capitolo non mi fa impazzire, sinceramente credo di essere peggiorata a scrivere, ditemi se qualcosa vi infastidisce e...... Al prossimo capitolo?


P. S. ❤️❤️

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