·Capitolo 4·

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Nelle settimane successive Olympia cominciò ad essere molto più vigile e scrupolosa nel osservare ogni mossa dei componenti della sua corte. Da quell'assalto di poco tempo prima non c'erano stati altri episodi simili ma, nonostante ciò, analizzava attentamente ogni cosa: delle domestiche al cibo che le veniva servito; a tavola attendeva sempre che i suoi commensali mangiassero per primi e solo allora consumava il suo pasto. Quando era da sola invece controllava personalmente il servizio in modo da assicurarsi che nessun malintenzionato si avvicinasse ai suoi piatti. Naturalmente non poteva sapere se era qualcuno che preparava il cibo ad essere il traditore, ma non era ancora morta, perciò supponeva che non fosse quello il caso. Stava diventando paranoica, se ne rendeva perfettamente conto, ma voleva scoprire chi era l'infiltrato e liberarsene al più presto possibile. Uno dei sospettati era la sua nuova guardia "preferita", Dorian; anche se si era comportato in modo bizzarro più di una volta, non aveva ancora fatto nulla di grave che potesse confermare il sospetto della ragazza. Ogni mattina lei usciva dalla sua stanza e lui era lì, a lato della porta. Si scambiavano un semplice cenno di saluto e poi ognuno andava per la sua strada: lei a sbrigare le faccende da regina e lui probabilmente a dormire e, nel tempo libero, a gironzolare per il castello in esplorazione. Quella mattina si svegliò con Winter che le leccava un braccio. Da quando Eden aveva cominciato a portarle l'infuso per conciliare il sonno, dormiva come un neonato; nessun incubo si manifestava dietro le sue palpebre chiuse e, come quella mattina, se non fosse stato per il suo lupo o per una domestica che bussava alla porta, avrebbe continuato a dormire di buon grado. Uscì dalla stanza alcuni minuti dopo e, come al solito, Dorian le fece un cenno; lei ricambiò e poi cominciò ad avviarsi verso la sala per la colazione. Svoltò l'angolo e arrivò alla grande scalinata che conduceva la primo piano del palazzo. A metà scalinata c'erano Ser Joyr e Magnus Masteern; stavano parlando in modo concitato, sussurrando. Joyr aveva il braccio fasciato appeso al collo con un pezzo di stoffa legata dietro il collo e sembrava abbastanza adirato, mentre Magnus lo ascoltava con aria annoiata e ogni tanto dava un segno di assenso o disapprovazione. Quando i due interlocutori sentirono il rumore dei passi di Olympia, si fermarono di colpo. La ragazza cominciò a scendere le scale lentamente e i due si girarono a guardarla. Quando arrivò alla loro altezza i due la salutarono con un formale "Altezza" ma non ripresero a parlare come prima; sembravano piuttosto tesi e Masteern, che prima appariva annoiato dalla conversazione, ora era sull'attenti. Olympia fece finta di niente, ma sapeva che non appena fosse arrivata alla fine delle scale e fosse entrata in una delle stanze del pian terreno, loro avrebbero ricominciato a parlare. E infatti accade proprio questo: quando la regina fu fuori portata d'orecchio, i due cominciarono a borbottare. Normalmente Olympia non avrebbe dato molta importanza ad un comportamento simile, ma con la consapevolezza di avere delle spie a palazzo, vedeva tutto ciò con altri occhi; mentalmente la ragazza aggiunse le due guardie alla lista dei sospettati.

Dopo pranzo la ragazza si rintanò nel suo studio. Doveva escogitare qualcosa per svelare l'identità il disertore, e alla svelta. Prese un libro dalla sua biblioteca privata dal titolo "L'arte dell'inganno" e si diresse verso la gigantesca scrivania; sul tavolo c'era il volume che aveva letto ancora aperto dal giorno prima. Lo sollevò e fece per chiuderlo quando un foglietto di carta cadde a terra. Olympia lo prese tra le mani e lo lesse:

Fuoco, fuochino,
al vero sei vicino.
Dai, un altro passetto
ed ecco il tuo verdetto.
Una volta svelato,
non vien dimenticato,
perché io l'avevo detto
che chi ti è più caro, in fondo, non è corretto.

La ragazza non sapeva come interpretare quelle parole; le lesse e rilesse, ma nella sua mente non si accese nulla. Forse qualcuno lo aveva messo dentro il libro anni fa e poi se ne era dimenticato, pensò, ma analizzando attentamente le parole, Olympia constatò che erano troppo nere e vivide per un messaggio scritto tempo addietro. Che qualcuno stesse cercando di dirle qualcosa? Non lo sapeva. Non riconosceva la calligrafia e tanto meno le ricordava una di quelle filastrocche che le raccontavano sua mamma ed Eden da piccola. Dopo aver meditato per alcuni minuti sul da farsi, si decise: mise da parte il biglietto e si concentrò sul tomo che aveva preso; ci avrebbe pensato più tardi.

Iced - La Regina Dei GhiacciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora